IL CASO/ Mariotti (Ucimu): “Da Renzi un 140% di stimoli in più al rinnovamento dell’Italia”

- int. Alfredo Mariotti

Il Governo inserisce nel progetto di legge di stabilità la proposta di super-ammortamento lanciata dall'Ucimu all'inaugurazione di Emo Milano 2015. ALFREDO MARIOTTI

Mariotti_AlfredoR439 Alfredo Mariotti, direttore Ucimu-Sistemi per produrre

Centroquaranta-per-cento: da sabato la politica industriale del governo Renzi è stata riformulata in questa cifra, che nei prossimi giorni sarà messa nero sui bianco nel progetto di Legge di stabilità. La cifra era sconosciuta alle cronache fino a lunedì scorso: quando il presidente di Ucimu-Sistemi per produrre, Luigi Galdabini, ha avanzato una proposta precisa: portare al 140% l’ammortabilità dei nuovi macchinari industriali, per accelerare il processo di reinvestimento da parte dell’Azienda-Italia. Galdabini ha parlato alla cerimonia inaugurale di Emo Milano 2015, la fiera globale delle macchine utensili che ha fatto la sua tappa biennale sulla piattaforma di Rho, a fianco dell’Expo. «Un successo superiore alle attese», conferma a IlSussidiario.net Alfredo Mariotti, direttore generale di Ucimu-Sistemi per produrre.

I visitatori di Emo 2015 si sono mescolati per sei giorni a quelli che hanno affollato l’Expo…

L’afflusso a Emo è stato da record: 155.362 ingressi registrati, per più di metà provenienti dall’estero. Milano è rimasta la sola a condividere con Hannover l’ospitalità di qualcosa che è più di una fiera B2B: è un vero e proprio consulto globale sull’evoluzione tecnologica e sulle prospettive di mercato dei sistemi per produrre. Sono state 1.600 i gruppi di 42 paesi che hanno deciso di puntare Emo Milano, che ha dimostrato di meritare l’assegnazione per le edizione 2021 e 2027.

È stato il presidente dell’Ucimu, Galdabini, ad alzare la palla al premier Renzi su una misura che si annuncia come portante della Legge di stabilità: com’è nata l’ipotesi?

Il “super-ammortamento” al 140% è stato pensato in Francia, un sistema-Paese vicino al nostro nell’Unione europea. Ci è parsa subito una linea di politica industriale ragionevole e l’abbiamo segnalata a Palazzo Chigi, attraverso il consigliere economico Marco Fortis, e al ministero per lo Sviluppo economico. Ci ha fatto ovviamente piacere sentire direttamente dalla voce del premier che la segnalazione è stata presa in considerazione in modo puntuale: come un suggerimento per la ripresa in Italia.

Sarà anzitutto stimolata la domanda presso i produttori di beni strumentali.

Certamente. La possibilità di aumentare le deduzioni fiscali – sugli acquisti e sul leasing – rappresenta un incentivo effettivo. Le nostre sono prime stime parlano di un potenziale di crescita del mercato superiore al 14%. E rappresenterebbe un boost” ulteriore e importante per il nostro settore, che già dovrebbe chiudere il 2015 con un miglioramento del giro d’affari leggermente superiore al +5% previsto. Ma lo stimolo deciso dal governo presenta un aspetto di portata più generale.

Quale?

Il rinnovamento del parco-macchine dell’industria italiana. Complice anche la crisi finanziaria e la recessione, negli ultimi dieci anni l’anzianità media del parco è aumentata da 10 a 13 anni circa. Un’Azienda-Paese industriale come l’Italia non può permettersi di rallentare sul pattern dell’innovazione tecnologica. Rischiamo di vedere tendenzialmente eroso o dilapidato un patrimonio di conoscenze tecnologiche e imprenditoriali che colloca ancora il Sistema-Italia su posizioni d’eccellenza.

Ucimu festeggerà in novembre i suoi 70 anni. I prossimi saranno quelli dell’“Industria 4.0”?

Imprese che producono tecnologia per produrre non possono non affrontare l’agenda “Industria 4.0”, assieme alla loro associazione. La digitalizzazione avanzata della produzione pone sfide complesse: dentro e fuori le imprese. La ricerca dell’efficienza attraverso un uso più spinto di tecnologie “4.0” è un imperativo strategico, ma dev’essere attentamente calato nella realtà dimensionale e organizzativa della singola azienda. E un sistema imprenditoriale come noi ci siamo sempre sforzati di essere al massimo, non può non sentire la responsabilità di avvertire tutti gli “stakeholder”, a cominciare dalle istituzioni di governo: la “digitalizzazione integrale” impone a una democrazia economica di ripensare le logiche economiche e sociali dell’occupabilità.







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