«Dopo le ottime notizie della nuova Sabatini e il bonus macchinari, che andrebbe ancora prorogato, chiediamo al presidente Squinzi di fare pressioni sulle istituzioni per ottenere finalmente gli incentivi per la sostituzione dei macchinari obsoleti; un piccolo passo che può migliorare davvero il nostro settore». Ad affermarlo è il presidente di Ucimu – Sistemi per Produrre Luigi Galdabini, patron di casa e relatore all’Assemblea Annuale dell’Unione Costruttori Italiani Macchine Utensili tenutasi stamani in Fiera Milano. L’assemblea che ha visto coinvolto l’intervento del grande ospite d’onore e presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, si è tenuta nella sede prestigiosa di Expo proprio per manifestare la grande vittoria e l’ottimo periodo di crescita dell’intera industria italiana, in particolare quella della macchia utensile dopo anni di crisi. Ripartono gli investimenti italiani in sistemi di produzione e sale la crescita anche per l’intero 2015, queste le prime buone notizie portate dall’assemblea nazionale di Ucimu ai propri soci: secondo Galdabini, che ha introdotto i lavori, il presente e soprattutto il futuro sono rosei, a fronte di un recente passato complicato dalla crisi, ma che ha di fatto temprato la capacità di fare impresa e ha stimolato la crescita. È il mercato interno che ha fornito il maggior incremento nel 2014, con le esportazioni invece calate ma che già in questo primo semestre 2015 sono tornate a splendere – sul podio dei paesi in cui esporta Ucimu ci sono Cina, Germania e Stati Uniti – dopo anni bui con un +7,7%, come recitano i dati del Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu presentati nel video di apertura. In generale la produzione in questo anno crescerà del 5,2% e anche il consumo sale (+5,7% rispetto all’anno scorso). Ma questa ripartenza, sottolinea ancora il presidente di Ucimu, «dimostra che abbiamo ingranato una marcia superiore, ma siamo ancora in “seconda” e dobbiamo viaggiare più velocemente: il consumo infatti seppur in crescita è lontano del 40% rispetto agli anni pre-crisi». Le due direttrici che Galdabini ha esposto alla platea, rivolgendole anche a Squinzi come domande dirette, riguardano le attive decisioni da prendere nell’immediato futuro: cosa possono fare gli imprenditori? Dove invece può invece intervenire la politica?
«Noi come impresa dobbiamo continuare in crescita e in sviluppo, migliorando il nostro saper fare organizzando bene gli obiettivi previsti e prefissati; osservando la realtà che abbiamo intorno vediamo come molte aziende produttrici di macchine sono cresciute nel settore medio-piccolo e questo è un’ottima cosa, non per forza dobbiamo aspettarci i grandi gruppi per competere. Diciamo che ci vogliono tutti e due i settori per fare una buona azione imprenditoriale a livello nazionale», commenta Galdabini. Gli fa eco il leader degli industriali italiani quando afferma che «ci vuole un forte senso di responsabilità, dalla crisi infatti si esce solo grazie a noi e alle nostre imprese e non per miracolosi interventi pubblici, anche perchè molto difficili. Solo se le imprese recuperano competitività possono rimanere e rilanciarsi». Per fare questo, uno dei cavalli di battaglia di Ucimu è paradossalmente quello che l’opinione pubblica giudica arretrato e fuori mercato, ovvero la gestione famigliare delle imprese: spesso le aziende affiliate ad Ucimu, ma più in generale le PMI italiane, sono alla terza e quarta generazione di proprietà e questo è ancora il futuro del settore manifatturiero italiano, sostiene Galdabini. Tale assunto vale perché i giovani con la loro innovazione e tecnologia (da tener presente tutta l’esperienza dell’ITS di meccatronica, progetto di scambio studio/lavoro che sta avendo un particolare successo in ambito Ucimu) assieme alla continuità di tradizione presente in azienda, possono essere il vero serbatoio di idee per far crescere in maniera virtuosa la propria impresa, come del resto riconosce in maniera molto positiva anche Squinzi. «Voi siete i campioni italiani in questo, rappresentate un’eccellenza che dovrebbe essere lì da esempio per gli altri settori: da qui si può ripartire».
Passando alla seconda e più spinosa, come sempre, questione ovvero le ipotetiche ed eventuali azioni della politica a sostegno dell’industria e impresa italiana, il giudizio e le richieste di Ucimu sono semplici e molto chiare: «Noi possiamo dire che siamo stati sull’orlo del baratro più di quanto molti se ne siano accorti, ma la politica nell’ultimo periodo dobbiamo ammettere che ha avuto una bella sterzata, guardando con rinnovata e intelligente attenzione all’industria. Anche se in maniera piuttosto scomposta e caotica, come ormai ci contraddistingue da sempre, i provvedimenti del governo Renzi hanno dimostrato di volere e saper dare una scossa». A queste parole di Galdabini seguono quelle nella sostanza simili di Squinzi, anche se con una punta in più di criticità nel momento in cui afferma: «a volte mi sembra che il governo voglia sbarazzarsi di corpi intermedi scomodi come noi industriali e questo non può avvenire, dobbiamo lavorare insieme e non farci la guerra».
Spezza però anche un buonissima lancia a favore del governo della Leopolda, «Renzi mi sembra disponibile al dialogo e alla collaborazione con noi industriali e per questo sono fiducioso; basti guardare ad esempio ai taboo storici nel mercato del lavoro finalmente scacciati via dal Jobs Act». Riduzione dell’Irap, Jobs Act stesso, credito di imposta per la ricerca sono tutti buoni provvedimenti nella direzione della crescita; Galdabini poi sottolinea come ottimi anche il rifinanziamento per tutto il 2015 della Nuova Sabatini che ha permesso di attivare finanziamenti per circa 2 miliardi di euro tra marzo 2014 e maggio 2015, oltre al bonus macchinari anche se purtroppo non è ancora stato prorogato. «Questi provvedimenti hanno di certo concorso in modo determinante alla ripresa del consumo italiano ma soprattutto hanno avuto il merito di aver contribuito al mantenimento della competitività della manifattura italiana, stimolando anche i nuovi mezzi di produzione che possano finalmente farci competere ai nuovi standard europei e internazionali», sottolinea ancora il presidente dei sistemisti di produzione, punto di eccellenza italiano. Ucimu inoltre da questa assemblea chiede anche uno sforzo in più all’Europa per dei maggiori provvedimenti a sostegno del manifatturiero; ad esempio, Galdabini valuta «assurdo il reiterato embargo commerciale alla Russia, siamo il loro secondo partner commerciale e con questo blocco ci stiamo perdendo tutti, noi forse qualcosa di più degli altri Paesi dell’Eurozona».
Ma la richiesta e il punto più importante, come i migliori film, arrivano con sorpresa alla fine, quando Galdabini si riferisce direttamente a Squinzi per un possibile aiuto su un punto da sempre caro ad Ucimu e a tutto il settore manifatturiero-macchine italiano: «oltre a chiedere al governo di prorogare il bonus macchinari, chiediamo al presidente Squinzi che Confindustria faccia sua la nostra proposta di prevedere un sistema di incentivi alla sostituzione dei macchinari obsoleti installati in Italia, in modo che i sistemi di produzione possano sempre più rispondere alle esigenze del mercato globale». Nel 2005 Ucimu organizzò uno studio di settore chiamato “parco macchine” con il quale verificò che la media di età dei macchinari era sui 20 anni: dopo la crisi degli ultimi anni, a fronte del nuovo studio che Ucimu ha indetto per il 2015, i risultati che si prospettano sembrano essere ben peggiori e per questo motivo Galdabini e l’intera platea di soci identifica in questa tematica un’urgenza specifica più che su altri campi.
La chiusura dei lavori è dedicata a Squinzi che percorre un’interessante panoramica tra l’economia e la politica di impresa in Italia, arrivando a dire che la crisi seppur terribile è stata a posteriori un pungolo per testare e rinnovare le imprese, con quelle virtuose che non solo sono sopravvissute ma che addirittura hanno innalzato il fatturato e portato innovazione al settore. «Ci vuole però una decisa riduzione del carico fiscale, l’Irap da sola non basta, è insufficiente per sbloccare il “progetto paese”: per il futuro immediato di crescita l’abbassamento delle tasse è un fattore inevitabile che va effettuato al più presto», afferma in maniera netta il leader degli industriali italiani. Ogni ostacolo frapposto alle imprese secondo Squinzi è un ostacolo per il futuro di tutti, e il governo Renzi seppur con molti errori sembra che se ne stia accorgendo: più o meno questo il pensiero del patron di Mapei sul finire dell’assemblea. Ma è concludendo che Squinzi fa forse i complimenti più apprezzati dalla platea di Ucimu, ovvero quelli che risaltano dei successi concreti imprenditoriali e non delle mere parole di circostanza: «voi siete dei campioni, un’eccellenza tutta italiana che ha saputo ripartire dalla crisi. Voi siete i migliori testimoni della realtà del paese: fare, etica, pazienza e passione per il lavoro, se vince la vostra cultura di impresa allora vincerà l’Italia tutta», chiosa al termine Giorgio Squinzi, che ha tenuto indicare che il valore da cui ripartire non è primariamente quello finanziario, bensì è l’ambito della morale da cui politica e impresa devono sapere ripartire. «Non bastano leggi e riforme contro il degrado morale di corruzione e malaffare, ci vuole un balzo culturale da parte di tutti, noi come impresa per primi». Il paese non si fa sulla politica ma sull’impresa, o meglio, sulla conoscenza culturale del lavoro e del capitale umano che lo sostiene. L’esempio in questo di Ucimu è realmente un valido contributo all’intera comunità.