I NUMERI/ Un nuovo “stop” per il Pil dell’Italia

- int. Francesco Daveri

Per FRANCESCO DAVERI, nel primo trimestre 2016 la produzione ha registrato dati positivi, mentre fatturato e ordinativi sono stati negativi in quanto c’è stato un incremento delle scorte

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«Nel primo trimestre 2016 la produzione industriale ha registrato dati positivi, mentre fatturato e ordinativi sono stati negativi. Significa che c’è stato un incremento delle scorte, ma che la domanda di consumi e investimenti è ancora debole». È la spiegazione di Francesco Daveri, professore di Scenari economici all’Università Cattolica di Piacenza. Secondo i dati Istat diffusi mercoledì, tra febbraio e marzo il fatturato dell’industria ha registrato una flessione dell’1,6%, causata da un -2,6% sul mercato interno e da un +0,1% su quello estero. Gli ordinativi registrano invece un -3,3%, conseguenza di un -1,5% interno e di un -5,8% estero.

Perché fatturato e ordinativi dell’industria registrano questa contrazione?

I dati sulle vendite al dettaglio negli ultimi quattro trimestri sono stati negativi, soprattutto per quanto riguarda la grande distribuzione. Ciò è in controtendenza rispetto ad alcuni degli elementi emersi dalla stima preliminare del Pil che invece è positiva per il primo trimestre.

Alla luce di questi dati, che cosa sta succedendo all’industria italiana?

I dati su fatturato e ordinativi sono compatibili con una domanda interna ed estera che è ancora debole per consumi e investimenti. Tanto è vero che i numeri non sono stati così positivi come si pensava. Il Pil positivo nel primo trimestre 2016 e l’andamento deludente di vendite al dettaglio nella grande distribuzione, fatturato e ordinativi dell’industria si spiega con un aumento delle scorte. Gli ordinativi d’altra parte ci parlano del futuro, e questo mette qualche punto di domanda su quello che potrà avvenire nei prossimi mesi.

Se i dati sono questi, quale può essere l’impatto sui conti pubblici?

Dal punto di vista dei conti pubblici l’industria è molto importante, ma poi quello che conta è il Pil nel suo complesso. Se nei prossimi trimestri la domanda riprenderà vigore, ci si può aspettare una ripresa vicina all’1% come ha indicato il governo nei suoi documenti ufficiali, e come prevedono in modo concorde le organizzazioni internazionali.

Di che cosa c’è bisogno per chiudere l’anno con il +1%?

Per ottenere questo 1% su base annua, servirebbe un’accelerazione consistente della crescita nel secondo semestre 2016. Nel caso poi nel primo semestre i numeri fossero effettivamente così negativi come sembrano dirci i dati su fatturato e ordinativi, a quel punto l’accelerazione nel secondo semestre dovrebbe essere ancora più rapida.

Quali conseguenze può avere per l’occupazione il fatto che l’industria non tira?

Un conto è il fatturato e un altro è la produzione industriale. Dal punto di vista dell’occupazione quello che conta è la produzione, che nel primo trimestre 2016 è andata abbastanza bene. Quest’ultimo dato è associato al buon andamento del Pil che abbiamo visto. Il fatto che il fatturato sia andato meno bene potrebbe denotare il fatto che a fronte di questa produzione industriale ci sono state meno vendite, e quindi si è registrato un accumulo di scorte. Questa però è una congettura, in quanto noi non conosciamo ancora i dati disaggregati sulla crescita del Pil. Li conosceremo soltanto la settimana prossima.

 

Quindi lei che cosa si aspetta per quanto riguarda il mercato del lavoro?

Il fatto che la produzione industriale sia andata abbastanza bene è una buona notizia per l’occupazione. Non sarei quindi pessimista sul fatto che l’occupazione possa tenere o continuare a crescere moderatamente. Alcuni dei fattori che stanno deprimendo l’andamento dell’occupazione in questo momento sono di tipo congiunturale. A fine dicembre c’è stato il boom delle assunzioni, che approfittavano ancora della decontribuzione al 100%. Questo aspetto piano piano sarà riassorbito, e a quel punto vedremo che cosa accadrà.

 

(Pietro Vernizzi)





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