L'incidente a Milano che ha coinvolto 4 ragazzini riaccende il dibattito sulla criminalità minorile, ma gli esperti concordano sull'inutilità del carcere
Dopo l’incidente avvenuto a Milano, nel quale ha perso la vita una donna investita da quattro minorenni rom che avevano rubato un’auto, si è riacceso il dibattito sull’emergenza adolescenti e criminalità, e sull’aumento dei reati compiuti da ragazzini in modi sempre più violenti. Diversi esperti di giustizia si sono espressi in merito, seppur con posizioni differenti ma concordando sul fatto che introdurre provvedimenti punitivi come il carcere anche per chi non ha ancora compiuto 14 anni non sarebbe la soluzione.
Parlando di prevenzione del fenomeno, Maria Carla Gatto, magistrato in pensione ed ex presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, intervistata dal Corriere della Sera, sostiene che la migliore risposta al problema è la scuola, perchè può educare al rispetto e soprattutto intercettare eventuali comportamenti e stati di disagio prima che sfocino in atti criminali. Della stessa idea dell’utilità del progetto educativo, alternativo a misure restrittive, è la Procuratrice di Torino Emma Avezzù, che ha commentato in un intervento pubblicato da La Stampa: “I servizi sociali dovrebbero proporre attività di sport e socializzazione per i figli di famiglie problematiche“.

Allarme criminalità tra minori, il magistrato Luca Villa: “I genitori sono responsabili dei difetti educativi e dei danni dei figlii”
Minori e criminalità, un fenomeno sempre più esteso che coinvolge adolescenti problematici e di conseguenza anche i genitori, responsabili della mancata educazione e dell’esclusione sociale che spesso spinge i ragazzini a compiere reati come furti e rapine. Dal punto di vista giudiziario ci sarebbe la possibilità, introdotta con il decreto Caivano, di applicare misure di sicurezza anche per chi ha meno di 14 anni, ma gli esperti sul tema sembrano essere più favorevoli alla formazione scolastica. Il magistrato del Tribunale per i minorenni di Milano Luca Villa, si è unito ai commenti degli altri legali, che hanno confermato l’inutilità del carcere, anche se fosse possibile, perchè i preadolescenti non sono ancora abbastanza maturi.
In un’intervista a Repubblica ha quindi sottolineato l’importanza di responsabilizzare le famiglie, e chiedersi quali alternative abbiano realmente offerto ai figli per prevenire questi comportamenti. Puntando sull’appello ad una maggiore attenzione da parte di tutti, Villa ha infine evidenziato il problema dell’isolamento sociale, che la maggior parte delle volte, anche nei nuclei non problematici, è provocato dal comportamento dei genitori, troppo assenti e abituati ad abbandonare i ragazzi davanti allo smartphone già a 10 anni.
