Tra pochi giorni sarà passato un mese esatto dall’incidente di Brandizzo che è costato la vita ai 5 operai che, di notte, stavano svolgendo una manutenzione sui binari quando furono tragicamente investiti da un treno a 160 km/h. Da domani fino a sabato si terranno, consecutivamente, i funerali di tutti e 5 gli operai, disposti dall’Autorità giudiziaria che ha concluso gli accertamenti del caso, restituendo figurativamente le salme ai familiari.
Figurativamente, perché dei 5 operai dopo l’incidente di Brandizzo non è rimasto quasi nulla di integro, al punto che è stata disposta la chiusura delle bare prima del trasporto a carico della polizia scientifica. Nessuno, insomma, potrà vedere i corpi, o quello che ne resta, tenendosi per il resto della vita il dubbio su come fossero ridotti i figli. Circostanza con la quale il padre di Kevin, uno degli operai, non riesce a scendere a patti, come racconta al Corriere della Sera. Dopo l’incidente di Brandizzo, racconta, “avevo chiesto di farmelo vedere, almeno il viso” nella speranza di potergli dare “un solo bacio, una carezza. Abbiamo aspettato un mese”, racconta, “contavo di riportarlo a casa, stare un po’ con lui almeno un giorno. Parlargli. E invece rimarrà lì dov’è e io potrò stare davanti alla sua bara soltanto il giorno del funerale”.
Il padre di Kevin: “Dall’incidente di Brandizzo vivo in sospeso”
“Finora”, racconta ancora il padre dell’operaio morto nell’incidente di Brandizzo, “ho fatto fatica a immaginarlo morto ma dalla parola ‘funerale’ non si torna indietro. Sto per seppellirlo. Mi sembra incredibile”. Un lungo e complicato mese, che l’ha portato, pochi giorni fa, ad affiggere il manifesto funerario nel duomo di Vercelli, “la cosa più difficile che ho affrontato da quanto lui non c’è più. Mi tremavano le mani, mi tremava il cuore”.
Ora, ad un mese di distanza dall’incidente di Brandizzo, racconta di aver vissuto “ogni giorno come in sospeso. Il mio orologio non è andato avanti, sono fermo al 30 agosto”, ancora in attesa di Kevin “davanti alla porta di quella notte”. Un mese passato come se fosse stato “un funerale continuo”, con l’unica differenza che adesso “c’è anche la bara”. Per il funerale, racconta di aver inviato all’onoranza funebre “la collana d’oro con il ritratto di mia madre” che apparteneva all’altro figlio, Antonino, oltre che “i vestiti che gli piacevano tanto e il suo profumo. Mi hanno detto che hanno appoggiato tutto dentro”, perché dopo l’incidente di Brandizzo “non c’era un corpo da vestire e profumare“.