Putin a New Delhi ha parlato di armi e petrolio. Ma il viaggio gli serve per ribadire che non è isolato e che i suoi alleati non si piegano agli USA

A Putin serve che l’India compri il suo petrolio, sostenendo la sua economia e indirettamente anche lo sforzo bellico. E vuole continuare a vendere a Modi i suoi armamenti, come fa ormai da tempo. Ma il vero messaggio che arriva dalla visita del capo del Cremlino a Nuova Delhi è un altro. Alla Russia, infatti, spiega Rony Hamaui, docente di scienze bancarie all’Università Cattolica di Milano ed esperto di economia e finanza islamica, serve far vedere al mondo ancora una volta che non è affatto isolata, che ha una serie di interlocutori con i quali intrattiene rapporti solidi.



L’India è uno di questi. New Delhi infatti si avvale di impianti nucleari la maggior parte dei quali sono stati realizzati dai russi. Il legame storico e commerciale con il Cremlino, ma anche l’autonomia garantita all’India dall’avere un’economia basata soprattutto sui consumi interni, permettono così a Modi di non farsi condizionare neanche da Trump. Gli USA hanno chiesto di ridurre le importazioni di petrolio, ma questo invito, complessivamente, non è stato accolto.



La guerra imperversa, le trattative per una eventuale pace sono serrate. E in un momento cruciale come questo Putin rende visita a Modi. Qual è l’importanza di questo viaggio?

La Russia è un alleato storico dell’India. Ricordiamoci che cosa è successo in Bangladesh nel 1971, durante la guerra di liberazione, quando l’URSS si schierò con l’India: da allora è nata una relazione di lunghissimo periodo, con incontri una volta l’anno fra i capi di Stato. I legami tra i due Paesi riguardano diversi aspetti, dalla geopolitica agli armamenti: i russi per molti anni sono stati i principali fornitori dell’India di armi di tutti i tipi, e solo recentemente gli Stati Uniti, Israele e la Francia hanno cominciato a venderle a Nuova Delhi. Mosca, però ha gioca un ruolo di assoluto riguardo in questo campo.



Dal punto di vista economico che legami ci sono con Mosca?

Ci sono legami molto forti. Dopo le sanzioni contro la Russia a causa della guerra in Ucraina l’India è stata uno dei principali acquirenti del petrolio russo, che le costa poco, perché viene venduto a prezzo scontato, e rappresenta un terzo delle forniture. Su questo si inseriscono poi, ovviamente, i rapporti con l’Occidente.

E le relazioni con l’Occidente sono altrettanto solide?

I rapporti economici dell’India con l’Occidente e con gli Stati Uniti sono molto forti. Recentemente ci sono stati problemi con Trump, che ha imposto dazi prima al 25% e poi al 50% accusando gli indiani di acquistare il petrolio dalla Russia. Una guerra commerciale che ha ulteriormente avvicinato l’India al Cremlino. I rapporti storici con Mosca e i recenti problemi con gli Stati Uniti spiegano la calorosa accoglienza riservata a Putin.

Qual è attualmente la situazione dell’economia indiana?

da sin.: Narendra Modi, Vladimir Putin e Xi Jinping al summit SCO di Tianjin (Ansa)

È in fortissima crescita, il Pil quest’anno crescerà del 7,5%, ma le ultime stime parlano dell’8%. Il Paese aveva anche un problema di inflazione che però è stata azzerata: la banca centrale ha appena abbassato i tassi di interesse. L’India si sente forte e questo le permette di affrontare con maggiore serenità i dazi americani e la guerra commerciale che gli Stati Uniti stanno portando avanti, oltre che di collocarsi da un punto di vista economico e strategico in una situazione di indipendenza e certamente di non subalternità all’Occidente.

Trump ha fatto pressioni affinché l’India non compri più petrolio russo. Hanno avuto qualche esito?

Sì e no. Alcune raffinerie hanno ridotto gli acquisti russi, ma ce ne sono tante altre che invece hanno proseguito tranquillamente. Non dimentichiamoci, poi, che il petrolio è solo un aspetto: l’India produce energia nucleare (detiene anche la bomba atomica) e in questo settore dipende da Mosca, perché molte delle centrali nucleari sono state costruite dalla Russia e dipendono dall’uranio arricchito russo. Va tenuto presente che la Russia ha costruito centrali nucleari ovunque, creando una dipendenza di lungo periodo con diversi Paesi: è una strategia non solo economica, ma anche geopolitica.

Cosa chiederà Putin a Modi? Tra i due è lui che ha più bisogno dell’altro?

Sì. Però Modi vuole avere i sistemi di difesa S-400 e degli aerei russi, perché la situazione con il Pakistan rimane sempre tesa. Insomma, hanno bisogno l’uno dell’altro, si possono aiutare a vicenda. Putin, naturalmente, vuole che l’India continui ad acquistare il suo petrolio e le altre materie prime, per dimostrare al mondo che la Russia non è isolata. Questo è l’aspetto più rilevante: grazie ai rapporti con India, Cina, Turchia e Nord Corea i russi possono dire di non essere soli.

Come riesce l’India a mantenere le relazioni sia con i Paesi BRICS di cui fa parte che con l’Occidente?

È sempre stato un Paese per certi versi non allineato, che si è posto al di sopra delle divisioni. Vuole fare affari con tutti e non è disposta a sacrificare nulla perché glielo dice Trump o qualcun altro. Ha una sua storia. Tra l’altro proprio Putin, che non si è mai fatto problemi a usare la forza, ha visitato il mausoleo di Gandhi: un dettaglio che dimostra quanta ipocrisia ci sia in questo momento nel mondo. Lo sviluppo economico dell’India, comunque, a differenza della Cina, dipende moltissimo dalla domanda interna, più che dall’export. E questo è un punto di forza che le permette di affrontare con maggiore serenità le crisi geopolitiche in corso.

Il legame tra Russia e India può servire a quest’ultima anche per riavvicinarsi alla Cina, con la quale ha da sempre rapporti abbastanza conflittuali?

Il blocco dei BRICS, di cui questi Paesi fanno parte, rimane comunque, anche se non è e non diventerà mai un’entità politica, un punto di riferimento e il Sud-est asiatico ha un approccio molto pragmatico alle questioni aperte. E poi la Cina è un nemico marginale dell’India, la vera contrapposizione è sempre stata con il Pakistan. Infine Nuova Delhi è molto vicina anche ad Israele, in virtù anche della sua forte connotazione anti-islamica.

(Paolo Rossetti)

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