Il nuovo fenomeno che il mondo dell’economia sta registrando è quello della inflazione occulta, tecnicamente conosciuta come shrinkflation (la cui radice rivela proprio ciò di cui si tratta, ovvero un “rimpicciolimento”), sui prodotti in vendita, soprattutto nei supermercati. Essa fa sì che questi ultimi vengano venduti al medesimo prezzo, ma ad una quantità sensibilmente ridotta rispetto a prima. In molti non se ne accorgono, ma gli oggetti su cui questa pratica viene portata avanti nel recente periodo sono tantissimi: dal sacchetto di patatine più vuoto del previsto al rotolo di carta igienica con una trentina di strappi in meno.
A denunciare quanto sta accadendo, come riportato in Italia da Il Fatto Quotidiano, è stato per primo il Financial Times. Il fenomeno, in tal senso, non è altro che una risposta a quanto sta accadendo nel mondo. In particolare la guerra tra Russia e Ucraina, che rende maggiormente difficile il reperimento delle materie prime. A pagarne le spese, però, evidentemente sono sempre i consumatori, i quali sono all’oscuro di tutto. Questo modo di agire delle aziende, infatti, non viene praticamente mai comunicato correttamente ai diretti interessati che si ritrovano i prodotti sugli scaffali dei supermercati.
Inflazione occulta sui prodotti, cos’è: il fenomeno dell’illusione ottica
L’inflazione occulta sui prodotti sfrutta in sostanza una illusione ottica: vedo quello che sono abituato a vedere, senza accorgermi che le dimensioni sono invece ridotte rispetto al consueto. A rendersene conto, come riportato da Il Fatto Quotidiano, molto spesso sono i più piccoli, particolarmente attenti a questi dettagli. “Papà, ci hanno fregato: qua mancano un po’ di patatine…”, vi dirà ad un certo punto vostro figlio dopo avere completato l’acquisto.
Il perché il fenomeno danneggia i consumatori, comunque, è facilmente comprensibile attraverso diversi esempi pratici. “Ipotizziamo che un anno fa il costo di una confezione di spaghetti fosse di 2,15 euro (pari a 215 centesimi) per 500 grammi di prodotto. Di conseguenza il prezzo al grammo, ottenuto dividendo il prezzo della confezione per il peso del prodotto venduto (215 ÷ 500), era di 0,43 centesimi al grammo. Oggi il prezzo è rimasto invariato, quindi sempre 2,15 euro (215 centesimi), ma la confezione non contiene più 500 grammi di spaghetti, bensì 478. Il prezzo al grammo quindi ora è di circa 0,45 centesimi, il 4% in più rispetto a un anno fa”, spiega un esperto.