Da Israele arrivano le minacce al Libano e il rischio di una escalation è sempre più concreto. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha affermato ai microfoni del Wall Street Journal che se non sarà raggiunto un accordo che consenta agli abitanti della Alta Galilea di tornare alle proprie abitazioni, che vengono da mesi bombardate dagli Hezbollah, il Governo di Benjamin Netanyahu non esiterà a fare ricorso alla forza.
“Siamo pronti a fare sacrifici, loro vedono cosa succede a Gaza e sanno che abbiamo la capacità di fare un copia-incolla con Beirut”, ha affermato il ministro. Dalle sue parole, ma anche dalle recenti mosse, si intuisce come il conflitto nella Striscia di Gaza si stia ampliando. Gallant ha affermato anche che le forze israeliane si stanno spostando da quella che ha definito “l’intensa fase di manovra della guerra” verso “diversi tipi di operazioni speciali”. La terza fase del conflitto “durerà più a lungo”, ha avvertito.
Israele minaccia Libano: il rischio escalation e la strategia di Tel Aviv
Il primo obiettivo di Israele resta dunque la distruzione di Hamas, ma la presenza di Hezbollah rappresenta un’ombra preoccupante per Benjamin Netanyahu. È per questo motivo che il Libano è un osservato speciale. È da capire come ciò si intreccerà al futuro della Striscia di Gaza, al momento ridotta in macerie dai bombardamenti.
“Le operazioni a Khan Yunis, nel sud di Gaza, si intensificheranno e continueranno fino a quando i capi di Hamas saranno raggiunti e gli ostaggi recuperati. I cambiamenti nelle tattiche di combattimento nella zona nord della Striscia permetteranno a Israele di raggiungere i suoi obiettivi nella guerra”, ha affermato ancora Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano.