L’Italia del lavoro guadagna un nuovo record ma ancora una volta non è così positivo. Secondo i dati diffusi da Eurostat e relativi al precedente anno, infatti, emerge che mentre nel resto d’Europa la media degli anni di carriera che un giovane ha davanti quando si affaccia al mondo del lavoro è di circa 36, in Italia si attesta invece a 32. In molti altri Paesi, tuttavia, la vita lavorativa si prospetta ancora più lunga: in Svezia gli anni in media sono 42 mentre in Olanda e Danimarca rispettivamente 41 e 40. Inoltre dagli stessi dati Eurostat emerge anche come la media europea si sarebbe allungata dal 2000 al 2010 passando da 32,3 a 34 anni. Questo indicatore se apparentemente può avere poca importanza, in realtà basandosi sui dati reali dei vati paesi può evidenziare una previsione, ovvero quanti anni un ragazzo attualmente 15enne potrebbe restare nel mercato del lavoro, ovvero nella condizione di occupato o in cerca di lavoro. Come evidenzia Il Messaggero, chiaramente l’arco temporale dipende da altri fattori tra cui l’inizio dell’attività e quello del probabile pensionamento. In Europa la media per gli uomini è di 38,3 anni mentre per le donne è di 33,4. Un divario del 4,9 che nel tempo si è gradualmente ridotto.
ITALIANI LAVORANO 32 ANNI: LA MEDIA PIÙ BASSA IN EUROPA
Dando uno sguardo ai vari Paesi, dopo Svezia, Olanda e Danimarca ad avere la carriera lavorativa più lunga è la Germania con 39,1 anni, segue poi l’Estonia con 39. In merito all’Italia, oggi ferma a 32 anni, in passato era a 28,5 (nel 2000) e a 29,7 (nel 2010), con un discreto incremento in linea con quanto avvenuto nel resto d’Europa ma comunque a netta distanza dai paesi sopra citati. Quello attuale resta comunque il dato più basso in tutta Europa, seguita solo da Croazia (32,5) Grecia (33,2), Belgio e Polonia (entrambi a 33,6). L’apparente anomalia dell’Italia è strettamente connessa ad una caratteristica sociale del nostro Paese, ovvero l’ampio divario esistente tra uomini e donne in ambito lavorativo. Il dato emerso è infatti la media tra ciò che accade negli uomini, fermi a 36,4 anni di carriera contro i 27,3 delle donne. Divario che poi si è andato a ridurre negli anni passando dai quasi 13 anni del 2000 ai circa 9 dello scorso anno, restando tuttavia ancora il doppio rispetto alla media europea.