Kenya: proteste nel primo anniversario delle vittime 2024, 12 morti e oltre 400 feriti, scontri e gas lacrimogeni a Nairobi
In Kenya, il primo anniversario delle proteste contro le tasse si è trasformato in una nuova giornata di scontri, con dodici morti confermati e oltre quattrocento feriti; migliaia di manifestanti si sono riversati per le strade di Nairobi, in particolare nei pressi del Parlamento e del palazzo presidenziale, intonando cori contro il governo di William Ruto e chiedendo giustizia per le vittime dell’anno scorso – oltre sessanta secondo le organizzazioni per i diritti umani – quando le proteste sfociarono nel sangue e nell’intervento dell’esercito. Anche oggi la situazione è rapidamente degenerata: la polizia ha risposto con cariche e gas lacrimogeni mentre scuole, uffici e attività commerciali sono rimasti chiusi per timore dei disordini e delle violenze.
Il centro della capitale è stato completamente blindato, con posti di blocco e controlli in tutta l’area degli affari, mentre l’intelligence nazionale aveva già dato l’allarme per possibili infiltrazioni violente o atti terroristici; a Ol Kalou, nella contea di Nyandarua, è stato portato un cadavere davanti alla stazione di polizia – poi data alle fiamme – e un manifestante è stato ucciso da colpi di arma da fuoco secondo quanto riportato dal Daily Nation.
Altri morti si registrano anche a Karatine e Matuu, mentre i feriti, molti dei quali colpiti da gas, manganelli o nella calca, sono stati distribuiti tra diversi ospedali della capitale, dove tutto il personale sanitario ha lavorato senza sosta nonostante le strutture fossero già in difficoltà e in affanno per carenza di mezzi.
Intanto diverse ambasciate straniere, dagli Stati Uniti al Regno Unito, hanno chiesto ai propri cittadini di evitare le aree coinvolte, esprimendo la loro preoccupazione per l’escalation delle violenze; al momento, il governo non ha ancora rilasciato un bilancio ufficiale di morti e feriti, ma la percezione è che la tensione nel Paese sia destinata a restare alta anche nei prossimi giorni.
Kenya, gruppi armati in strada a Nairobi: giovani con bastoni contro i manifestanti, tensione sempre più alta
Le ultime informazioni che arrivano dal Kenya, e in particolare da Nairobi, parlano anche della presenza ormai radicata di gruppi di giovani armati di bastoni, fruste e mazze che dichiarano di voler “proteggere la città” dai manifestanti, accusati di vandalismo e saccheggi: provengono da quartieri poveri come Korogocho e si muovono soprattutto attorno alla zona commerciale, dove molti negozianti temono danni e chiusure.
In alcuni casi, questi gruppi sono stati visti marciare insieme agli agenti di polizia, colpendo i manifestanti anche in assenza di provocazioni: un comportamento che apre alle ipotesi su un possibile coordinamento non dichiarato tra forze dell’ordine e questi “patrioti” autoproclamati.
Il portavoce della polizia, Muchiri Nyaga, ha però smentito qualsiasi legame con soggetti violenti, spiegando che il corpo nazionale non collabora con “teppisti” e che i video delle aggressioni sono ora al vaglio degli inquirenti, ma in strada la sensazione è diversa: la linea tra manifestanti, forze dell’ordine e contro-manifestanti armati appare sempre più sfumata e difficile da tracciare. Swaleh Aroko, uno di questi giovani che dicono di difendere le imprese keniote, ha raccontato di essere un ex criminale e di voler oggi impedire che la città venga distrutta – ha parlato di “ordine da mantenere” – anche se ha riconosciuto che la situazione è ormai diventata caotica e fuori controllo.
Reuters riferisce che, nelle settimane precedenti, non sono mancati episodi di violenza da ambo le parti, con auto distrutte, feriti tra i manifestanti e anche contro-manifestanti picchiati dalla folla; l’aria che si respira è di grande instabilità, e con le prossime giornate annunciate come delicatissime, in quanto cresce il timore che altri cortei possano finire fuori controllo. A Nairobi, come nel resto del Kenya, si guarda ora con apprensione al bilancio finale delle proteste e ai possibili sviluppi politici di una rabbia che, a distanza di un anno, non sembra affatto sopita.