Parliamo di Serie A: in un weekend nevoso di fine inverno, così come si mostrano inefficaci i proverbi-candelora dall’inverno semo fora (col cavolo), tale è apparsa la Gobba contro il Parma. Meglio! Ha lasciato un po’ di interesse ad uno spento campionato e di speranza ad un pimpante Napoli che, in mezz’ora, ha domato ogni speranza dei sampdoriani e del mitico Quagliarella. Lascia i campani Hamsik che partirà per la Cina a curarsi gli acciacchi della vecchiaia calcistica incassando tonnellate di Yuan; si spegne il sorriso degli juventini che cominciano a capire che senza gli antichi BBC non hanno difesa e che Perin e Cancelo sono due ottime riserve. Fortissimo il Parma in Bastoni e Gervinho, con l’allenatore che ha saputo creare una splendida organizzazione di gioco mista ad una esaltante preparazione atletica. Con l’Atalanta, i ducali sono la squadra che esprime il gioco più rapido. Nel frattempo, di passaggio, segnaliamo ai casciavit che Higuain ha piazzato due pere in Inghilterra: non era finito, non gli donava la maglia a righe verticali rossonere. Ma torniamo alla Serie A.
A San Siro, quando a un quarto d’ora dal termine Spalletti ha giocato la carta della disperazione buttando in campo – al centro dell’attacco – Ranocchia, tutti hanno compreso che il rapporto fra l’allenatore toscano e i bauscia è arrivato ai titoli di coda. Cambiasso sta intensificando la preparazione; i giocatori in campo giocavano ad minchiam: confusione, passaggi da pochi metri sbagliati, reti mancate da Icardi, Lautaro e Vecino, che si spera abbiano svirgolato proditoriamente perché, in altro modo, o si sono imbrocchiti o sono sfigati. Questo sarebbe il peggio, lo diceva anche Napoleone: generale sfortunato non ha giustificazioni, fuori dalle scatole. I nerazzurri oramai giocano con una fifa maledetta, mancano di grinta ,nessuno dei centrocampisti sa lanciare gli attaccanti in orizzontale. Questi, a loro volta, non sono capaci di saltare l’avversario. In tale modo l’Inter potrà raggiungere la Champions solo per dabbenaggine avversaria, come lo scorso anno. Il Bologna di Sinisa non ha fatto nulla di particolare: difesa decisa e palla in avanti a Palacio e Santander. Rete casuale su calcio d’angolo e poi le è bastato confidare nell’incapacità dei milanesi di andare a rete. Pensare che i felsinei, una settimana fa, avevano preso quattro pappine dal Frosinone. La società nerazzurra pare il PD: Spalletti fa manifesti che tutti i giocatori dicono di seguire, ma a loro volta paiono divisi in gruppi, uno argentino/sudamericano, l’altro croato, e dei proclami dell’allenatore se ne fanno un baffo. Ognuno gioca per sè. Risultato: crisi piena mentre le altre squadre si avvicinano e, fra poco, sorpasseranno. L’inter ha 40 punti e anche Renzi aveva il 40% quando la crisi è partita. Più somiglianti di così è impossibile.
L’altra squadra di Serie A che per metà partita è parsa in crisi completa è la Maggica. Contro il Milan è andata subito sotto con una rete a metà fra la velocità di Piatek e l’incapacità difensiva di Fazio. Poi non ha avuto grande fortuna: Donnarumma ha dovuto fare grandi parate ma, per la Roma, non era serata. Tutto ciò nella prima parte della gara. Poi, al rientro per la ripresa, è parsa trasformata: trascinata da Zaniolo, lo scarto interista, ha subito raggiunto il Diavolo. De Rossi, che fino a quel momento pareva veramente l’allenatore in campo tanto era fermo, ha ripreso a giochicchiare; ciò e’stato sufficiente per mettere in difficoltà il centrocampo dei casciavit. Poi tutti a fingere di voler vincere ma il pareggio era “appetitoso” per entrambe; bene, in tal guisa (finale aulico), l’Inter si tiene a distanza di piccola sicurezza dalle due che le contendono un posto buono per la Champions. Sarà una lotta fino all’ultimo con le due milanesi favorite: i nerazzurri per i punti di vantaggio, i rossoneri per la grinta.