Donne trans: la Corte Suprema deciderà se includere le transgender nell’Equality Act. E' scontro tra identità di genere e tutele basate sul sesso biologico
La Corte Suprema scozzese a breve emetterà una sentenza che, indubbiamente, farà discutere e sarà destinata a fare scuola in tutta Europa: definire se le donne trans – con certificato di riconoscimento di genere (GRC) – debbano essere ritenute legalmente “donne” ai fini delle tutele previste dall’Equality Act.
Il caso, sollevato dal gruppo femminista For Women Scotland (FWS), contesta aspramente la linea guida del governo SNP, che include le persone transgender nelle politiche per la parità di genere con – al centro del dibattito – un paradosso giuridico: un uomo transgender (nato biologicamente femmina), in gravidanza, ha rivendicato le tutele riservate alle donne incinte, pur identificandosi come uomo.
Il governo sostiene che sia il genere autodichiarato a contare, mentre FWS invoca il sesso biologico come unico parametro di riferimento: “Se un uomo trans ottiene tutele da ‘donna’, svuota il senso stesso delle leggi per la parità”, è l’argomentazione cardine dell’avvocato del FWS. La decisione sulle donne trans – che giungerà la prossima settimana – influenzerà drasticamente l’accesso a spazi single-sex, come rifugi antiviolenza e carceri, ridisegnando, di conseguenza, confini legali in tutto il Regno Unito.
Donne trans e il dilemma dell’identità: perché la biologia non può essere ignorata
Nel momento in cui i giudici, guidati da Lord Reed, valutano se il termine “donna” nell’Equality Act possa includere le donne trans, emerge prepotentemente un nodo filosofico, ancor prima che legale: fino a che punto la legge può trascendere la realtà biologica? Prendiamo il caso dell’uomo trans incinto: biologicamente femmina, gode di protezioni per la gravidanza, ma, identificandosi come uomo, chiede di non essere “retrocesso” a uno status che rifiuta.
È qui che il parere personale risulta determinante: riconoscere l’identità di genere è un progresso civile, ma negare il sesso biologico rischia di scardinare irreversibilmente le tutele specifiche, come – ad esempio – i rifugi per donne vittime di violenza, dove la presenza di persone nate maschi potrebbe riattivare traumi.
La Scozia, pioniera nei diritti LGBTQ+, rischia di creare un precedente pericoloso: “Leggi inclusive non possono calpestare bisogni fondati sulla biologia”, è il commento di una sociologa ed ex sostenitrice del GRC. La sentenza non sarà solo un verdetto sulle donne trans, ma un test sulla capacità di bilanciare diritti confliggenti e pretese contrapposte in società sempre più complesse.