Dal Fondo monetario internazionale sono arrivate raccomandazioni all'Italia anche per quel che riguarda il mercato del lavoro
Ogni anno il Fondo monetario internazionale (Fmi) incontra i Paesi membri (sono in tutto 189) per discutere le loro prospettive economiche. Il Fondo, per chi non lo sapesse, si occupa di concedere prestiti agli Stati membri in caso di squilibrio della bilancia dei pagamenti e della ristrutturazione del debito estero.
I report degli incontri annuali sono l’occasione per rivedere i principali progressi economici per formulare una previsione e delle raccomandazioni su quali politiche adottare. I report dell’ultimo incontro con il Governo italiano sono stati pubblicati a fine luglio e vale la pena riguardarli per capire quali sono le principali indicazioni che riguardano il mercato del lavoro.
Il debito pubblico è sotto controllo, ma si raccomanda di non mollare la presa: fare pagare le tasse a tutti e “semplificare” ovvero non allargare la spesa pensionistica. La crescita della produttività è debole, si continua a lottare contro la scarsità delle competenze, la bassa partecipazione delle donne al mercato e l’invecchiamento della popolazione. Insomma: le preoccupazioni di ieri sono le urgenze di oggi.
Le passate riforme del mercato del lavoro tengono su l’occupazione, soprattutto fra gli over 50, la crescita dei salari e il calo dell’inflazione hanno fatto segnare un recupero parziale del potere d’acquisto.
Le raccomandazioni per il mercato del lavoro insistono: se aumenta la produttività è più facile ridurre il debito. Visto che il debito è alto, qualsiasi spesa maggiore richiede tagli da un’altra parte.
Per fare aumentare la produttività la ricetta è investire sull’innovazione; l’Italia, ad esempio, resta indietro nell’adozione dell’Intelligenza artificiale. Quindi, c’è bisogno anche di investimenti immateriali, come quelli in ricerca e sviluppo e di salari maggiori per i laureati: se non c’è un premio per l’alta educazione si incentiva la migrazione delle alte qualifiche.
Il Fondo sottolinea anche che il Pnrr è stato speso bene e con un impatto positivo sulla crescita. Quindi si raccomanda, visto che sta per finire, di rafforzare le riforme a partire proprio della produttività. L’insistenza è ancora sulla crescita del capitale umano, sull’ampliamento dell’offerta (più persone disponibili a lavorare) e delle competenze.
Il Fondo arriva anche a dire che bisogna togliere gli incentivi al non lavoro per le donne, come gli sgravi fiscali per le mogli a carico e che bisogna offrire maggiori servizi per la cura dei bambini. Si tratta di misure che supportano sia la crescita che la sostenibilità del sistema pensionistico.
Per ravvivare gli investimenti in innovazione, il Fmi suggerisce di puntare sulla crescita dimensionale delle imprese, anche qui rimuovendo gli incentivi fiscali legati alle dimensioni e attuando la regolazione dell’insolvenza. Allargare l’accesso al capitale di rischio e rendere stabile la regolazione renderebbe più facile investire in nuove tecnologie.
Insomma, il mix di raccomandazioni che riguardano spesa pubblica, innovazione e lavoro sono tutt’altro che banali e vanno oltre il ricettario solito del dibattito politico italiano. Le osservazioni delle autorità italiane sono anch’esse presentate nel report e si appuntano su una difesa dei risultati raggiunti finora e una critica sugli scenari. Forse sarebbe il caso di allargare il dibattito, invece di provare a chiuderlo, ne trarrebbe beneficio tutta la politica nazionale.
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