Il cambio generazionale sta mettendo a dura prova un comparto importante per la popolazione che nel frattempo sta subendo una profonda trasformazione.
Viviamo in un’epoca di drastici cambiamenti, in cui la tecnologia impera ovunque con una crescente richiesta di esperti in questo settore.
L’intelligenza artificiale ha catalizzato l’attenzione generale. Tra curiosità e paura è stata introdotta in molti settori lavorativi, generando la preoccupazione che chi non si adatta possa restare indietro. L’attenzione particolare riguarda anche i posti di lavoro a rischio del presente, con un punto interrogativo su quelli del futuro.
Ebbene, sembra un paradosso, ma mentre ci distraiamo su ciò che possa succedere oggi, spaventandoci di essere rimpiazzati da un algoritmo, in Italia continua a mancare la presenza di medici e infermieri. Nonostante ci siano circa 1,67 milioni di persone che lavorano nella sanità, mancano comunque molte figure professionali. Questo accade perché molti lavoratori sono ormai vicini alla pensione, ci sono pochi giovani che scelgono questa carriera e il ricambio generazionale è troppo lento.
A lanciare l’allarme — e contemporaneamente indicare la strada — è Randstad Research, che nella sua recente ricerca Il futuro delle professioni mediche e infermieristiche in Italia ha scattato una fotografia impietosa del presente e una previsione visionaria sul domani del lavoro in ambito sanitario.
I lavori del futuro ben retribuiti
Secondo Randstad Research sono ben 47 i nuovi ruoli sanitari già individuati, destinati a dominare il mercato del lavoro nei prossimi anni. E, in molti casi, parliamo di figure altamente specializzate, difficili da reperire e con stipendi da capogiro. È in questa trasformazione, tra medicina digitale, intelligenza artificiale e nuove urgenze demografiche, che nascono le professioni del futuro.
In cima alla classifica ci sono le professioni sanitarie e infermieristiche avanzate. Si tratta di ruoli che valorizzano l’infermiere come figura strategica e altamente specializzata: dall’infermiere di famiglia e di comunità allo specialista nella gestione del dolore, passando per esperti di rischio infettivo e specialisti in etica clinica. Accanto a loro, nuove figure mediche come il chirurgo da remoto, il medico della telemedicina e il medical advisor in intelligenza artificiale.
Il secondo blocco riguarda le professioni tecnologiche applicate alla sanità, dove spiccano ruoli fino a poco tempo fa impensabili: dal programmatore di IA per diagnosi oncologiche al robotic surgery engineer, passando per sviluppatori di app per disabilità o tecnici per immagini radiologiche in 3D. L’intersezione tra medicina e tecnologia diventa così il terreno più fertile per l’innovazione e anche il più remunerativo.
Segue il settore dell’economia e gestione della sanità, in cui emergono figure manageriali come il clinical project manager, lo specialista in health economics o il patient journey manager, fondamentali per ottimizzare costi, risorse e qualità del servizio. Anche in questo caso, le competenze richieste si avvicinano a quelle dei settori più evoluti dell’economia, con stipendi competitivi.
Non mancano poi ruoli legati alla ricerca scientifica, tra cui spiccano il biologo sintetico, l’esperto di reti neurali per la diagnostica e il responsabile R\&S per nanotecnologie, tutti ambiti in forte espansione e con margini retributivi elevati.
Infine, esiste un altro gruppo occupato dalle professioni ibride e creative: dal displaced persons re-integrator, incaricato del reinserimento socio-sanitario dei rifugiati, al designer di kit di pronto soccorso ecosostenibili, fino ai produttori di plastiche bio per dispositivi medici.
In un’Italia dove il 66,8% degli occupati in sanità è donna e i giovani sotto i 25 anni sono appena il 2,5%, puntare su formazione, tecnologia e nuove competenze non è solo una necessità, ma l’unico futuro possibile. Per chi saprà coglierne le opportunità, però, le porte del mercato si aprono verso carriere ad alta specializzazione, alta richiesta e alta retribuzione.