Gli esodati cui il governo ha deciso di concedere di andare in pensione con le regole precedenti alla riforma della disciplina pensionistica inizieranno ad essere avvisati dalla prossima settima. L’Inps invierà una lettera ai primi 65mila cosiddetti salvaguardati con la quale sarà chiesto loro di prendere visione del proprio estratto conto previdenziale e di prenotare un appuntamento presso uno degli uffici territoriali dell’Inps laddove rilevino errori o inesattezze. Contestualmente, gli interessati saranno avvisati tramite contact center del fatto che sarà inviata loro la missiva. Attraverso la circolare 12196, inoltre, l’Istituto di previdenza sociale italiano ha chiesto a tutte le sedi periferiche di attivarsi affinché le operazioni procedano nel più breve tempo possibile e, in ogni caso, non si protraggano entro il 30 settembre prossimo. In tal senso, dovrà essere messo i campo un sistema di verifica dei lavoratori coinvolti attraverso l’esame della loro situazione previdenziale in modo tale che si certifichi il fatto che possano beneficiare delle deroghe previste dal governo. Eventualmente, laddove vi fossero persone che, potenzialmente, potrebbero usufruire di tali deroghe ma non sono state inserite nelle liste apposite, potranno prendere contatto con le sedi locali dell’Inps per accertare se non dispongano effettivamente dei requisiti per essere compresi tra i salvaguardati. L’ufficio competente segnalerà la richiesta nell’applicativo “Monitoraggio 65mila” che, attualmente, è ancora in fase di allestimento. Presso ciascuna sede sarà, inoltre predisposto, in via sperimentale, uno “Sportello amico” dedicato esclusivamente alla questione. Secondo quanto dispone la circolare 66/2012, ciascuno sportello non potrà erogare un’assistenza inferiore alle 28 ore settimanali, per quanto riguarda le Agenzie interne e complesse, alle 20, per quanto riguarda quelle territoriali. Una volta che le operazioni di verifica saranno esaurite e giunte a completamento su tutto il territorio nazionale, gli esiti di ciascuno saranno inviati alla sede centrale. Si avvia conclusione, quindi, la prima fase di una travagliata vicenda che aveva visto migliaia di lavoratori immessi da un giorno all’altro in un quadro di assoluta incertezza riguardo al proprio futuro. La riforma delle pensioni, inasprendo i requisiti minimi per poter accedere al regime previdenziale, non aveva tenuto conto del fatto che si sarebbe determinata una platea di persone che, per anni, sarebbero state prive di reddito da pensione e da salari. Tutti coloro, cioè, che avevano siglato un patto con la propria azienda per uscire anticipatamente dal rapporto di lavoro in cambio di un indennizzo che avrebbe consentito loro di mantenersi fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
Innalzando l’età, costoro si sarebbero, quindi, trovati – una volta esaurito l’indennizzo – senza alcunché di che vivere. A questi 65mila se ne affiancheranno, nei prossimi mesi, altri 55mila. Resta da capire quanti sono effettivamente – e cosa ne sarà di loro – tutti gli altri. Secondo i conti dell’Inps, infatti, ricadano nella categoria, almeno 390.200 persone. Cifra, finora, strenuamente contestata dal ministro del Lavoro.