L’AFV Acciaierie Beltrame, storico gruppo siderurgico vicentino che dagli anni Ottanta controlla la Sidermarghera, ha recentemente comunicato di voler attivare una “procedura di riduzione di personale”. E’ il 2 agosto e, “ai sensi e per gli effetti del combinato disposto degli artt. 4 e 24 della Legge 223/1991”, l’azienda annuncia l’intenzione di voler “procedere al licenziamento per riduzione di personale di n. 119 lavoratori su un totale di n. 119 lavoratori dell’unità di Marghera (VE)”. Insomma, tutti a casa senza troppi saluti. Anzi, “con i migliori saluti”, come conclude la raccomandata. Operai e sindacalisti di Fiom, Fim e Rsu si trovano in queste ore davanti ai cancelli della fabbrica per protestare ed esprimere la propria indignazione. “È una questione di sopravvivenza, noi non cediamo. Il periodo non ci aiuta, ma se la proprietà pensa che qui andiamo tutti in ferie, allora si sbaglia di grosso”, ha detto Luca Trevisan, segretario generale della Fiom di Venezia, che ha preso la parola durante l’agitazione. Ilsussidiario.net ha chiesto un commento a Stefano Boschini, segretario generale della Fim-Cisl di Venezia che sta seguendo la vicenda: «L’azienda era in crisi e, circa un anno fa, ha chiesto due anni di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, con l’impegno di investire dieci milioni di euro per rendere più efficiente la fabbrica. A distanza di poco più di un anno, però, dopo aver realizzato solo una piccola parte degli investimenti promessi, il gruppo ha fatto sapere che non avrebbe portato a termine quanto stabilito, individuando come unica soluzione quella di chiudere lo stabilimento di Marghera». Il giorno stesso, quindi il 2 agosto scorso, l’azienda ha aperto la procedura di mobilità per tutti i 119 dipendenti: «Attualmente la fabbrica è ferma per ferie – spiega Boschini – ma sostanzialmente l’intenzione è quella di non riprendere il lavoro». La cosa più grave, continua il segretario generale Fim Cisl di Venezia, «è che l’azienda ha sottoscritto con noi un accordo, vale a dire quello della cassa integrazione di due anni, che però ha deciso di non mantenere. Riteniamo molto grave che il gruppo non tenga fede all’impegno, decidendo dopo appena un anno di chiudere la fabbrica e di licenziare tutti i lavoratori».
Sono in molti però a credere che dietro la chiusura della Sidermarghera vi siano altre ragioni, legate in particolare alla vasta area su cui sorge la fabbrica che potrebbe avere un valore molto elevato a livello immobiliare. «Questo è un dato oggettivo e una certezza – spiega ancora Boschini – ed è ormai noto che la zona di Porto Marghera, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, è obiettivo di numerose speculazioni. Non dimentichiamo infatti che si sta pensando di costruire in un’area vicina il grattacielo di Pierre Cardin». Boschini si riferisce all’avveniristica torre di 250 metri di altezza, progettata dallo stilista e imprenditore Pierre Cardin, che recentemente ha ottenuto il via libera per sorgere su un’area limitrofa. «Non ci sono ancora certezze su questo progetto ma, tenuto conto della mole, senza dubbio coprirà un’area molto vasta. Senza togliere i benefici che un progetto del genere può portare, dai posti di lavoro a eventuali futuri investimenti, mi chiedo però come possa coesistere con delle fabbriche antiche come quelle di Marghera».
(Claudio Perlini)