“Più lavoro per i giovani” è uno dei quattro temi che il Governo Letta intende inserire nella road map per i primi 100 giorni di attività. Lo ha spiegato il Premier stesso nella conferenza stampa che ha chiuso il “ritiro” a Spineto. Secondo le indiscrezioni, l’esecutivo starebbe guardando Oltralpe per modificare la disciplina che regola i rapporti di lavoro. La disoccupazione è alta, specialmente quella giovanile, e le risorse sono poche. Una parziale soluzione potrebbe consistere nella staffetta generazionale. In Francia, dove è applicata da diversi anni, i lavoratori anziani cedono metà del proprio lavoro ai giovani. Le aziende, in cambio di un congruo bonus da parte dello Stato, si impegnano a stabilizzare il giovane e a tenere il posto del senior fino alla pensione. Altra ipotesi è l’introduzione di uno sgravio fiscale che funzioni come leva per aumentare il potere d’acquisto dei salari minimi. Tutto ciò costa e il governo spera di negoziare questi interventi nell’ambito della golden rule, in modo da sottrarre tali voci di spesa dal computo del rapporto deficit/ pil. Maurizio Del Conte, docente di Diritto Del Lavoro presso la Bocconi di Milano ci spiega perché, su queste misure, è piuttosto scettico.
Come giudica le opzioni allo studio del governo?
Siamo, evidentemente, di fronte a un enorme problema di ordine finanziario. La staffetta generazionale è realizzabile esclusivamente se si trovano le risorse per continuare a pagare i contributi figurativi al lavoratore anziano. Il che è estremamente oneroso, come lo è il credito d’imposta per aumentare i salari minimi. Allo stato attuale non mi pare che ci siano le condizioni per reperire i soldi in grado di finanziare su larga scala misure di di questo tipo.
Il governo intende contrattare con l’Europa la possibilità di con calcolare queste misure nel computo del deficit.
Sarebbe auspicabile stabilire una scala di priorità rispetto agli interventi che vanno eseguiti. Questo governo dovrebbe stilare una lista stabilendo con esattezza e una volta per tutte quali sono le prime e indifferibili voci di spesa da dedicare al lavoro. La scaletta generazionale, per quanto importante, non è prioritaria, e opererebbe ai margini del fenomeno della disoccupazione.
Qual è la priorità?
Anzitutto, ci sono gli ammortizzatori sociali da rifinanziare nel breve periodo e, in particolare, le cassa integrazione in deroga. Fatto questo, dobbiamo considerare che le risorse attualmente a disposizione saranno decisamente poche. Certo, a quel punto, si invocherà la golden rule. Essa, tuttavia, ci permetterà di non sforare rispetto ai parametri di Maastricht, ma non di impedire l’aumento del debito. E il nuovo debito, prima o poi, andrà ripagato.
E l’unica maniera è che ci sia la ripresa e il Pil riparta. In tal senso, quali sono le misure più opportune da far rientrare nella golden rule?
E’ necessario tagliare il cuneo fiscale per consentire l’assunzione di giovani. La nostra quota di disoccupazione giovanile sfiora il 40%. Significa che non è più sostenibile. Una percentuale del genere, infatti, pregiudica non solo il presente, ma anche il futuro perché preclude l’aggancio all’eventuale ripresa. E’ necessario un incentivo universale, che riguardi tutte le imprese, a tutti i livelli. Gli sforzi finanziari devono essere focalizzati in questa direzione.
La disoccupazione giovanile è un’emergenza ormai in tuta Europa. Non crede che sarebbe opportuno individuare strategie a livello comunitario?
Certo. Del resto, credo che in Europa questa consapevolezza si sia radicata ovunque, senza eccezioni. Rispetto alla necessità di fronteggiare la disoccupazione e, in particolare, quella giovanile, il coro, da parte delle istituzioni politiche e finanziarie, è unanime. L’eccesso di rigore in materia di parametri sta cedendo il passo alle voci che puntano sullo sviluppo. E’ un momento favorevole per raggiungere un accordo.
(Paolo Nessi)