Le pensioni d’oro non vanno toccate. Nonostante il ministro del lavoro Giovannini abbia detto pochi giorni fa che su questo tema “è intenzione del Governo verificare in che termini i principi di solidarietà e equità possano coniugarsi con il vigente quadro costituzionale e le posizioni soggettive”, lo stop arriva dalla Consulta che ha giudicato incostituzionale un comma del decreto legge 98 del 2011, quello che stabiliva un contributo perequativo per le pensioni oltre 90 mila euro lordi. Proprio questa norma, secondo la Corte Costituzionale, sarebbe in contrasto con gli articoli 3 e 53 della Carta, rispettivamente sul principio di uguaglianza e sul sistema tributario, e viene dunque rilevato “un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini”, quelli più ricchi. Nella sentenza della Corte depositata oggi si legge infatti che “al fine di reperire risorse per la stabilizzazione finanziaria, il legislatore ha imposto ai soli titolari di trattamenti pensionistici, per la medesima finalità, l’ulteriore speciale prelievo tributario oggetto di censura, attraverso una ingiustificata limitazione della platea dei soggetti passivi”. La norma, quindi, riguarda i soli pensionati, “senza garantire il rispetto dei principi fondamentali di uguaglianza a parità di reddito, attraverso una irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi”. Venendo a mancare la “universalità dell’imposizione”, di conseguenza si genera, secondo la Consulta, una evidente “disparità di trattamento” tra i cittadini e non solo tra “dipendenti o fra dipendenti e pensionati o fra pensionati e lavoratori autonomi o imprenditori”.