La sentenza della Consulta ha riaperto con grande urgenza la necessità di una parziale riforma delle pensioni nel 2015. Il timore di un buco nei conti spaventa il governo e anche – o forse più – la Commissione Europea, che si è subito attivata cercando d’urgenza gli incontri con la squadra di Renzi. «Ho avuto un incontro bilaterale con Padoan – ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici – ho la sensazione che le autorità italiane siano pienamente coscienti del problema e vogliano affrontarlo, e affrontarlo in fretta. E la Commissione lo auspica». Il commissario Ue agli Affari economici ha infatti spiegato di aver affrontato il tema dell’impatto della sentenza della Corte costituzionale sul blocco dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita nell’ambito dell’esame dei conti pubblici dei Paesi.
La sentenza della Corte Costituzionale può essere un momento per operare una riforma delle pensioni. Lo scrive Alberto Brambilla, ex Sottosegretario al Welfare, su CorrierEconomia di oggi, spiegando che si potrebbe pensare di portare l’indicizzazione delle pensioni in essere al 90% e introdurre un contributo di solidarietà, progressivo rispetto all’importo delle pensioni, il cui introito dovrebbe essere destinato a finanziare la decontribuzione dei nuovi contratti, così da stimolare l’occupazione giovanile. In questo modo, spiega Brambilla, non solo risolveremmo un grosso problema per i giovani, ma si renderebbe più sostenibile il sistema pensionistico, che si regge appunto sui contributi che vengono versati dai giovani.
Il Governo Renzi sembra intenzionato a fornire in tempi brevi risposte sulla questione rimborsi ai pensionati dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco delle indicizzazioni. Secondo quanto scrive Il Messaggero, venerdì verrà esaminato in Consiglio dei ministri un decreto legge all’uopo e i primi rimborsi potrebbero arrivare già a giugno o luglio.
Il governo sta elaborando un decreto che permetta, al tempo stesso, di rispettare la sentenza della Consulta e di minimizzare le uscite per le casse pubbliche, come annunciato nei giorni scorsi dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan. Il decreto, almeno potenzialmente, potrebbe permettere di mantenere le risorse necessarie per la riforma delle pensioni, che sta animando il dibattito politico. La Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma del decreto Salva Italia, varata dal governo tecnico nel 2011, che aveva bloccato l’indicizzazione delle pensioni superiori ai 1.500 euro, con un possibile rimborso per le casse dello Stato ipotizzato, secondo alcune analisti, in 19 miliardi di euro. Nei giorni scorsi, altri esponenti del Governo, tra cui il Sottosegretario Zanetti (Scelta Civica), avevano escluso, implicitamente, l’ipotesi di rimborso totale e la conferma viene data, direttamente da Padoan, che intervistato da “Il Messaggero”, ha annunciato il varo di un decreto con cui il Governo provvederà al rimborso parziale, con criteri ispirati alla progressività, come suggerito dalla stessa Corte Costituzionale. Probabile il rimborso totale per i pensionati con assegno di 1.500 euro, ampi tagli per le pensioni più elevate ma il ministro non ha anticipato, nei dettagli, i contenuti del decreto. Restano i dubbi sulle modalità e le tempistiche con cui verranno erogati i rimborsi, anche nei confronti di chi percepirà il rimborso totale.