Il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta ha commentato le voci su un possibile utilizzo del metodo contributivo nel calcolo delle pensioni, schierandosi sulla stessa linea dei ministri Padoan e Poletti, che avevano smentito categoricamente tale eventualità. “Il passaggio al solo metodo contributivo per il pagamento delle pensioni, anche di quelle in essere, non potrà garantire da solo quella flessibilità che il Governo intende concedere a partire dal prossimo anno” ha detto il sottosegretario, rilanciando la proposta presentata assieme al presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano che permetterebbe l’uscita dal mondo del lavoro a partire dai 62 anni, con una riduzione variabile dell’assegno (in ogni caso non superiore all’8%).
Maurizio Landini usa parole dure contro la legge Fornero. Ospite di Coffee Break su La7, ha infatti detto che quella riforma è servita soltanto per reperire risorse, causando una danno per i giovani: alzare l’età pensionabile e aver creato un sistema contributivo puro significa infatti portare danni alle nuove generazioni. Per questo, il leader della Fiom ritiene giunto il momento di una riforma delle pensioni che quanto meno abbassi l’età pensionabile.
Il cosiddetto bonus Poletti spetta, in misura variabile, ai pensionati colpiti dal blocco delle indicizzazioni del governo Monti, bocciato da una recente sentenza della Consulta, che lo ha dichiarato incostituzionale. Ad oggi non è ancora stato quantificato con certezza l’importo che il governo dovrebbe restituire applicando alla lettera la sentenza (si parla di importi addirittura vicini ai 20 miliardi di euro, un esborso che oltre ad incidere notevolmente sulle casse pubbliche sottrarrebbe risorse per la riforma delle pensioni) e il governo Renzi ha deciso di restituire 2 milardi di euro ai pensionati, nel mese di agosto, con il cosiddetto bonus Poletti (non è chiaro se si tratti di un anticipo o di un rimborso a titolo definitivo). Il rimborso spetta automaticamente ai pensionati, che non devono quindi presentare alcuna richiesta di rimborso, in misura variabile, a seconda dell’assegno percepito. Chi percepiva un assegno di poco superiore alla fascia esclusa dal blocco delle indicizzazioni percepirà un rimborso di 635 euro, importo che sale fino a 700 euro per chi percepiva un assegno di 1.600 euro circa e decresce fino ai 300 euro circa di chi percepiva un assegno di 2.800 euro. Il rimborso non verrà tassato con l’aliquota ordinaria Irpef ma sarà soggetto a tassazione sostitutiva.