Duro commento del presidente della Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati Francesco Boccia (Partito Democratico) sulla vicenda della bocciatura da parte della Corte Costituzionale del blocco delle indicizzazioni, stabilito dalla Legge Fornero del 2011 per le pensioni più elevate. Secondo Boccia “si paga con 4 anni di ritardo l’arroganza del governo Monti che nel 2011 non ascoltò i richiami del Parlamento su esodati e blocco dell’indicizzazione delle pensioni”. L’economista sottolinea la necessità di riclassificare il deficit di bilancio degli anni scorsi e come ciò possa influire sul rapporto Deficit/Pil dell’Italia, che potrebbe balzare al di sopra della soglia del 3%, con possibile apertura di procedure di infrazione per debito eccessivo.
La sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il blocco delle rivalutazione delle pensioni voluto dal governo Monti sta creando non pochi problemi a Renzi. Secondo quanto scrive Repubblica, negli ambienti vicini a palazzo Chigi si starebbe persino ventilando l’opportunità di ricorrere al Corte di giustizia europea per chiarire se la sentenza della Consulta sia coerente con gli impegni di bilancio firmati a Bruxelles. Infatti non è ancora chiaro quale sarà l’esatto importo degli importi da restituire ai pensionati, ma di certo ci sarà un impatto sui conti pubblici, su cui pesano i vincoli di Bruxelles. In ogni caso lo stesso quotidiano romano sembra escludere che la strada del ricorso venga percorsa, perché per l’esecutivo significherebbe schierarsi contro la Corte Costituzionale del proprio Paese.
I fondi pensione hanno reso, nel corso degli anni, molto più del Tfr. CorrierEconomia, l’inserto settimanale de Il Corriere della Sera, riporta molti indici di performance per dimostrarlo. Nonostante ciò, come scrive l’ex sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla, sulle stesse colonne, meno del 27% dei lavoratori italiani ha deciso di aderire ai fondi, nonostante siano attivi da oltre 20 anni. Secondo Brambilla, la causa principale di ciò è la scarsa informazione che lo Stato fornisce ai cittadini. Vedremo se con la “busta arancione” dell’Inps le cose cambieranno.
La sentenza della Corte Costituzionale contraria al blocco della rivalutazione delle pensioni voluto dal Governo Monti ha già messo al lavoro i tecnici di palazzo Chigi. Secondo quanto scrive Il Corriere dell Sera, una delle ipotesi sarebbe quella di cominciare a rimborsare i pensionati con gli assegni più bassi, provvedendo più avanti per gli altri. Una sorta di rimborso a rate. Il quotidiano di via Solferino parla anche di un piano del governo contro la povertà, una sorta di reddito di cittadinanza per chi è sotto la soglia degli 8.000 euro annui. Tuttavia, proprio la sentenza della Consulta, con le sue conseguenze economiche, rischia di far tramontare il piano prima ancora della sua nascita.
Non sarà semplice per il Governo trovare i fondi necessari per attuare la riforma delle pensioni, a causa della sentenza numero 70 della Corte Costituzionale, che ha bocciato la norma della Legge Fornero che prevedeva il blocco delle indicizzazioni per le pensioni superiori a 2,8 volte l’assegno sociale (1.500 euro circa). La decisione della Consulta potrebbe avere effetti disastrosi sulle casse pubbliche: il ministro dell’Economia Padoan non ha smentito ne confermato le voci circolate in questi giorni, che parlavano di un rimborso dovuto compreso, complessivamente, tra i 5 e i 10 miliardi di euro, spiegando di voler prima studiare dettagliatamente la situazione. Il blocco delle indicizzazioni è stato introdotto nel 2011 dal Governo Monti e la decisione della Consulta, quindi, potrebbe incidere pesantemente sui conti pubblici degli anni precedenti, con possibili ripercussioni, in termini di procedure di infrazione per superamento del rapporto Deficit/PIL, anche a livello europeo. La CGIL ha stimato, in via preliminare, l’importo da rimborsare in 9,7 miliardi di euro e un rimborso medio, per i quasi 5,5 milioni di pensionati, pari a 1.779 euro.