La sentenza della Corte Costituzionale sul blocco stipendi dei lavoratori pubblici “conferma che ormai l’Italia è una Repubblica fondata sul pareggio di bilancio ed i diritti dei lavoratori possono tranquillamente essere sacrificati”. E’ questo il duro commento di Cristiano Fiorentini, dell’Esecutivo Nazionale USB Pubblico Impiego. La Consulta ha infatti dichiarato illegittimo il blocco dei contratti, ma senza considerarlo retroattivo: questo “conferma che siamo di fronte ad una sentenza fortemente condizionata dalle pressioni del Governo tese ad evitare l’onere di miliardi di arretrati”, aggiunge Fiorentini, secondo cui la buona notizia “è che adesso il Governo sarà costretto a riaprire i contratti, ma sia chiaro che dovrà stanziare le risorse utili a recuperare la perdita del potere di acquisto dal 2009, data dell’ultimo aumento, fino ad oggi. Rimane in ogni caso il fatto che i dipendenti pubblici sono stati danneggiati illegittimamente per 6 anni consecutivi e non saranno risarciti del danno subìto che, tra salario e contributi, si aggira sui 7mila euro pro capite”.
La sentenza ufficiale non è ancora arrivata, ma iniziano a trapelare le prime indiscrezioni. La Corte Costituzionale avrebbe definito illegittimo il mancato rinnovo del contratto del pubblico impiego negli ultimi sei anni, ma la sentenza non sarebbe valida per il passato. Lo riporta il Corriere della Sera, sottolineando che a breve dovrebbe arrivare la nota ufficiale della Consulta. Il ricorso contro il blocco dei contratti è stato presentato dal sindacato Confsal-Unsa che nella giornata di ieri ha organizzato un flash mob proprio sotto la sede della Corte Costituzionale. Da oltre cinque anni, infatti, i dipendenti statali si ritrovano con il salario congelato, senza possibiltà di aumenti né di scatti di anzianità. “Attraverso il ricorso – ha detto Massimo Battaglia, segretario generale Confsal-Unsa – 3,2 milioni di lavoratori pubblici hanno sfidato i Governi che per anni hanno umiliato e sbeffeggiato il lavoro pubblico e i suoi dipendenti”. Prima di queste indiscrezioni sulla decisione della Consulta, Battaglia aveva detto di aspettarsi “una sentenza storica che riconosca la dignità di un’intera categoria che fa funzionare lo Stato con immensa fatica e dedizione visti i mezzi a disposizione”. Il Corriere della Sera spiega anche che, se accolto anche per il passato, questo ricorso avrebbe comportato un esborso di almeno 35 miliardi di euro per le casse dello Stato.