Come noto, giugno è il mese in cui Tito Boeri ha promesso che presenterà le proposte dell’Inps per una riforma delle pensioni. Il momento della verità potrebbe essere il 10 giugno, mercoledì prossimo, quando verrà ascoltato in commissione Lavoro alla Camera. Il condizionale è d’obbligo, perché il Presidente dell’Inps potrebbe (e forse dovrebbe) presentare le proposte al Governo. Tuttavia in ogni caso di fronte ai parlamentari dovrebbe fornire qualche utile indicazione. Vedremo poi se ci sarà una “resa dei conti” con Cesare Damiano, che si è sempre detto contrario a un ricalcolo delle pensioni retributive con il sistema contributivo, che sembra invece essere gradito a Boeri, anche come fonte per reperire risorse necessarie all’introduzione della flessibilità nel sistema previdenziale.
Ha preso il via in commissione Lavoro alla Camera l’esame del decreto legge per lo sblocco delle pensioni dopo la sentenza della Consulta. A partire da lunedì prossimo sono in programma diverse audizioni con le organizzazioni coinvolte, sindacati e Confindustria. Secondo la relatrice del provvedimento, Anna Giacobbe (Pd), “sarebbe apprezzabile riconoscere carattere di stabilità alla maggiore quota possibile dell’indicizzazione riconosciuta negli anni 2012 e 2013”, come anche “sarebbe opportuno proporsi di verificare nel complesso i caratteri e l’efficacia dello strumento di adeguamento delle pensioni in essere”.
Quanto sono avvertite in Italia le “rilevanti implicazioni” del passaggio dal retributivo al contributivo? Secondo la Consob non abbastanza, tanto che vi è una “scarsa consapevolezza dell’importanza della pensione complementare”. Lo ha detto il commissario dell’autorità di vigilanza della Borsa, Anna Genovese, citando dati Ocse durante una audizione alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. La Consob rileva quindi “il ritardo che caratterizza il nostro Paese in questo campo. Tale ritardo, che si riscontra su diversi fronti, è difficilmente controvertibile e dipende da molteplici fattori”, a cominciare dalle riforme in ambito pensionistico che “cominceranno a dispiegare i propri effetti solo nel lungo periodo. Sembra esservi quindi ancora scarsa consapevolezza della portata di tali riforme”.
Mentre si discute di una riforma delle pensioni che introduca un sistema di flessibilità, il Governo starebbe pensando di far slittare il pensionamento dei magistrati di uno o due anni, in modo da non far trovare gli uffici giudiziari con troppo poco personale a seguito della circolare Madia sul pensionamento obbligatorio nella Pubblica amministrazione. La norma potrebbe essere già discussa domani in Consiglio dei ministri. Nel caso vedremo anche come sarà accolta dagli stessi magistrati.
La flessibilità sembra una riforma delle pensioni condivisa da tutti. Tuttavia i dettagli sono sempre importanti e si sa che l’idea sarebbe quella di consentire l’accesso alla pensione a 62 anni con un taglio sull’assegno. Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, avverte il governo: un conto è la penalizzazione massima dell’8%, un altro è calcolare interamente la pensione con il sistema contributivo. Su questo secondo caso l’ex ministro ha espresso tutta la propria contrarietà, ricordando che comporterebbe un taglio della pensione capace di arrivare fino al 30%. Dunque il Governo dovrà valutare bene le mosse da fare, anche perché a sorvegliarlo ci sarà anche una parte della sua stessa maggioranza.
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dopo aver presenziato ad un convegno organizzato dalla Uil, in cui ha confermato interventi in Legge di Stabilità per diminuire la rigidità della riforma Fornero, ha preso parte anche ad un’audizione della Commissione Lavoro alla Camera. Poletti ha invitato a “non creare allarmi né aspettative esagerate”, sul tema della riforma delle pensioni, tema che tocca da vicino un gran numero di persone (potrebbe trattarsi di un riferimento indiretto al presidente dell’Inps Tito Boeri, che negli ultimi mesi ha messo in evidenza “l’ignavia di stato” e lanciato l’allarme sulle future pensione dei giovani e al tempo stesso un invito alla cautela rivolto a chi sta lanciando proposte che potrebbero rivelarsi non sostenibili per le finanze pubbliche). Poletti ha ribadito l’eccessiva rigidità della riforma Fornero che “non permette di costruire percorsi alternativi”.
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, a margine di un convegno organizzato dalla Uil, è tornato ad occuparsi di riforma delle pensioni, confermando la volontà del governo di introdurre meccanismi in grado di aumentare la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. “La flessibilità in uscita dal mondo del lavoro è necessaria e sarebbe stata bene introdurla nella riforma Fornero”, ha dichiarato Poletti, confermando indirettamente che il governo nella prossima Legge di Stabilità è intenzionato a correggere alcuni aspetti critici della riforma ideata dall’ex ministro del Lavoro del governo Monti ma non a stravolgerne l’idea di fondo. Il governo, ha confermato Poletti, “sta cercando un punto di equilibrio tra i vincoli di finanza pubblica e l’equità, per favorire la staffetta generazionale”, confermando che il problema della disoccupazione giovanile, causato dalla difficile situazione dell’economia, è stato fortemente acuito negli ultimi anni dalle norme introdotte in tema di età pensionabile. Parole che lasciano aperte le ipotesi di introdurre la pensione anticipata con decurtazione dell’assegno, proposta dai parlamentari Damiano, Baretta e Sacconi, e non escludono possibili interventi specifici anche nei confronti degli over 55 usciti involontariamente dal mercato del lavoro, come auspicato dal presidente dell’Inps Tito Boeri.