Anche l’Ordine dei giornalisti italiano è alla finestra per scoprire i cambiamenti e le novità dell’imminente riforma delle pensioni. Per questo si svolgerà a Roma un incontro dal titolo Dove va l’Inpgi, dedicato alla probabile riforma dell’istituto di previdenza sociale per i giornalisti iscritti all’ordine nazionale. Il meeting avverrà il prossimo 22 luglio nella sede romana dell’ordine e vi prenderanno parte il presidente dell’associazione Enzo Iacopino, l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano e l’avvocato del lavoro Carlo Guglielmi per discutere della riforma delle pensioni 2015 e di come influenzerà la categoria di pubblicisti e professionisti del settore.
La Fipac, la Federazione italiana pensionati del commercio, che aderisce a Confesercenti, lancia l’allarme: in Italia ci sono 7 milioni di pensionati che ricevono un assegno mensile sotto i 707 euro lordi. Per questo occorre intervenire con “un adeguamento delle pensioni sotto i mille euro e un intervento straordinario per quelle più povere”. Del resto, spiega la Fipac, i dati dimostrano che non esistono ricchi anziani pensionati che vivono alle spalle del Paese e dei giovani.
Maurizio Sacconi torna a ribadire il suo favore per una riforma delle pensioni che introduca la flessibilità con la prossima Legge di stabilità, insieme a incentivi per i versamenti volontari di lavoratori e datori di lavoro per periodi di studio o inattività. L’ex ministro ritiene in ogni caso inaccettabile qualsiasi ipotesi di ricalcolo delle prestazioni dei pensionati e dei pensionandi. Il Presidente della commissione Lavoro del Senato chiede anche che in Europa sia arrivi a una “unione previdenziale”, ovvero la convergenza tra i sistemi pensionistici dei diversi paesi membri.
Cesare Damiano non chiede solo una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. Dopo la diffusione sui dati relativi alla povertà assoluta in Italia, il Presidente della commissione Lavoro della Camera propone una quattordicesima di almeno 700 euro per quei pensionati che arrivano a 600 euro al mese, così da dare loro un sostegno, seppur minimo, di fronte alle difficoltà.
La Rete dei Comitati degli esodati ha organizzato per il 21 luglio un doppio presidio davanti al ministero del Lavoro e a Montecitorio per chiedere che sia sbloccato il provvedimento per la settima salvaguardia a favore di quelle persone rimaste senza lavoro, ma lontane dalla pensione, dopo la legge Fornero. La Rete ricorda che verrebbero usate risorse già stanziate per i precedenti interventi ma non utilizzate, dunque non ci sarebbe un aggravio per il bilancio pubblico. Questa settima salvaguardia, spiegano i Comitati, dovrebbe aiutare gli esodati ancora non salvaguardati, che sono almeno 49.500. La Rete chiede quindi che il provvedimento sia approvato entro l’estate.
Un ordine del giorno approvato dal Senato, insieme al decreto pensioni, chiede al Governo di poter estendere l’Opzione donna ai lavoratori invalidi. Con il testo di Nicoletta Favero e Gianluca Susta, entrambi appartenenti al Partito Democratico, si vuol dare la possibilità a chi ha un’invalidità tra il 46% e il 76% di andare in pensione a 57 anni (con almeno 35 anni di contributi) e il ricalcolo contributivo dell’assegno spettante. Vedremo che seguito avrà questa richiesta, tenendo conto che alla Camera, come già detto, i membri della commissione Lavoro continueranno a chiedere al Governo di intervenire per “sbloccare” l’Opzione donna in quanto tale.
La proposta presentata dal presidente dell’Inps Tito Boeri, che ha enunciato i principi cardine su cui dovrebbe fondarsi la riforma delle pensioni, è stata criticata aspramente dal segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, che l’ha definita “profondamente sbagliata e iniqua”. Proietti, pur ribadendo l’esigenza di introdurre maggiore flessibilità nell’età pensionabile, superando la rigidità della riforma Fornero, ha criticato, in particolare, l’applicazione del sistema contributivo che potrebbe provocare scostamenti molto più elevati rispetto a quelli prospettati da Boeri, che ha stimato differenze comprese tra il 7 e il 10% rispetto al calcolo con la normativa vigente. Secondo Proietti la Legge Fornero “ha provocato una rigidità eccessiva che va rimossa, sia per rispondere alle attese dei lavoratori sia per favorire un efficace turnover nel mercato del lavoro”.
L’approvazione del dl pensioni da parte del Senato ha scatenato le polemiche dei sindacati, che negli ultimi mesi hanno invitato il Governo a mettere in atto una riforma delle pensioni e ad applicare la sentenza della Consulta, che ha bocciato il blocco delle indicizzazioni degli assegni più elevati, introdotto dal Governo Monti nel 2011. Al fianco dei sindacati si sono schierate le opposizioni e alcune associazioni dei consumatori, che hanno invitato i pensionati penalizzati dalla decisione del Governo, che ha sancito un rimborso parziale una tantum ad agosto, a presentare ricorso. Le associazioni di Rete Consumatori Italia hanno criticato il dl pensioni, sottolineando come si tratti, in realtà, di una beffa per i pensionati, già penalizzati dal taglio introdotto dal Decreto Salva Italia, in particolare nei confronti di chi non percepirà alcun rimborso, poichè si trova al di sopra della soglia tutelata dall’esecutivo. Dello stesso avviso l’avvocato Patrizia Polliotto, Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha invitato i pensionati “a mobilitarsi al fine di far valere i propri diritti”, ricordando il ricorso accolto dal Tribunale di Napoli, che potrebbe costituire un precedente su cui partire per la presentazione dei ricorsi.