Ancora una volta, quando Tito Boeri parla di riforma delle pensioni non fa che attirarsi critiche addosso. Davide Baruffi, per esempio, sulla sua pagina Facebook ha scritto un post contenente queste parole: “Il presidente dell’Inps continua ad occuparsi di tutto fuorché dell’Inps. La presidenza dell’Inps non è un tribuna di visibilità e potere per pontificare sul mondo, ma il ruolo da cui ci si occupa dei tanti problemi dell’ente. Credo sia venuto il momento di metterglieli in fila e dirgli che se non gli interessano ci sono altri (magari giovani, come piacciono a lui) pronti a occuparsene con più profitto”. Parole non certe tenere quelle del deputato Pd che siede nella commissione Lavoro. Maurizio Landini ha dato un suo giudizio sulla riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità 2017. Il Segretario generale della Fiom, intervistato da Il Manifesto, ha detto in particolare che “non si è corretta la riforma Monti/Fornero, ma si è scelto con l’Ape di far finanziare l’uscita anticipata dagli stessi lavoratori, con evidenti vantaggi per banche e assicurazioni”. Per Landini si tratta di “un sistema folle”. Il sindacalista ha anche spiegato che a suo modo di vedere bisognerebbe indire una mobilitazione per chiedere “di cambiare radicalmente la manovra, a cominciare da un fisco che venga incontro a lavoratori e pensionati”.
Il Governo Renzi negli ultimi giorni ha chiuso il confronto con i sindacati nell’ambito della Riforma delle pensioni, anticipando le misure inserite all’interno della Legge di stabilità 2017. Tra di esse c’è anche quella relativa all’equiparazione della No Tax Area. Una questione probabilmente sottovalutata dai media per la sua importanza ma non dalle parti sociali ed in particolare dalla Cisl che ha provveduto a pubblicare una utile infografica per spiegare di cosa si tratta. Nell’infografica si legge: “è il superamento della disparità tra pensionati e lavoratori dipendenti, che verranno equiparati. Completa percorso avviato con la scorsa legge di stabilità. Riguarda tutti i pensionati, con l’aumento delle detrazioni d’imposta, al fine di uniformare la loro No Tax Area al livello di quella dei lavoratori dipendenti (fissata a 8.125 euro). Apporta vantaggi decrescenti al crescere del reddito per i pensionati con redditi bassi e medio bassi”.
La Manovra varata dal Governo soprattutto per quanto concerne l’ambito della riforma delle pensioni, non sembra essere particolarmente piaciuta al presidente dell’Inps Tito Boeri. Infatti, Boeri ha sottolineato come a suo dire siano state dedicate troppe risorse su pensionati e pensionandi senza dare la giusta importanza al lavoro ed alla crescita. Nello specifico, parlando delle 14esime Boeri ha sottolineato: “Bisognerebbe investire di più sul lavoro. Un Paese che non investe sul lavoro e continua a investire da tempo di lavorare è un Paese che non ha futuro. Se c’è la scelta politica di aiutare i bassi redditi e le persone che sono già in pensione, dare la quattordicesima non è lo strumento più adatto, si guarda solo alla pensione individuale e va anche alle persone che appartengono a nuclei familiari con redditi elevati“. Intanto, cresce l’attesa per poter valutare il testo ufficiale della Manovra che nelle prossime ore dovrà essere trasmesso alla Camera.
Il Governo nello scorsa settimana ha presentato la nuova Manovra Finanziaria da ben 27,5 miliardi di euro di cui circa 15 sono stati investiti per il blocco dell’aumento dell’Iva. Novità importanti sono state destinate anche alla riforma delle pensioni soprattutto per quanto concerne il meccanismo dell’ape orientato all’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Valutazioni positive sulla Manovra sono arrivate un po’ da tutte le parti con la sola eccezione del presidente dell’Inps Tito Boeri il quale ha evidenziato come non ci siano investimenti sui giovani per cui sarà impossibile avere crescita: “fa poco per i giovani, il grosso delle risorse lo investe sulle pensioni e sull’età immediatamente precedente.. Un Paese che smette di investire sui giovani è un Paese che non ha grandi prospettive di crescita”. Insomma, affermazioni critiche che hanno avuto una immediata replica da parte del Ministro Poletti che ha smentito tale interpretazione delle misure contenute nella legge di stabilità.
Nella scorsa settimana è stata varata la Legge di Stabilità 2017 all’interno della quale sono stati inseriti diversi provvedimenti relativi alla riforma delle pensioni con particolare riferimento alla questione della pensione anticipata per mezzo dell’Ape. Tuttavia, almeno per il momento non ci sono notizie ufficiali circa provvedimenti di supporto alla vicenda degli esodati. Da più parti in questi giorni si sta richiedendo ad alta voce un’Ottava Salvaguardia che possa mettere la parola fine alla disputa ma non ci sono riscontri in tal senso. Se ne dovrebbe sapere di più entro la giornata di martedì in quanto nelle prossime ore sarà presentato e trasmesso alla Camera il testo ufficiale della manovra. Tuttavia ci sono delle illazioni che parlano di un possibile provvedimento per gli esodati che però non dovrebbe soddisfare l’intera platea composta da 34 mila lavoratori arrivando soltanto a 28 mila. È bene ricordare come si tratti di spifferi non ufficiali che però hanno già fatto nascere le prime reazioni dai vari comitati a supporto degli esodati che rimarcano come si possa creare una grave forma di discriminazione.
Non ci va certo leggero Beppe Grillo nel dare un giudizio sull’Ape, misura al centro della riforma delle pensioni varata dal Governo con la Legge di stabilità 2017. “La pensione anticipata attraverso il prestito implica che il cittadino venga messo nelle condizioni di scommettere sulla propria morte: il derivato più tossico che sia mai stato inventato”, scrive in un post sul suo blog il comico genovese. Che rincara poi la dose: “I pensionati saranno avanti con l’età e con pochi soldi in tasca, ma non sono rincoglioniti: l’Ape è una presa in giro e non risolve il problema di chi vuole riposarsi dopo una vita di lavoro e di contributi pagati”. Grillo rilancia quindi due cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle sulle pensioni: aumento delle minime a 780 euro con il reddito di cittadinanza e abolizione delle pensioni d’oro.
L’Ape, misura chiave della riforma delle pensioni varata dal Governo, potrà essere chiesto anche dai quei lavoratori che non andranno per forza subito in pensione. Lo scrive Il Sole 24 Ore, spiegando che l’Anticipo pensionistico potrà essere richiesto anche da coloro che intendano rimanere al lavoro, trasformando il loro contratto in part-time o in un’altra forma più leggera. Questa possibilità varrà però solo nel caso dell’Ape volontaria e potrebbe quindi consentire sia dei risparmi per l’impresa, sempre che la mansione svolta dal lavoratore sia ritenuta utile, sia dei vantaggi per il pensionando, che potrebbe quindi avere delle entrate utili a “compensare” la penalizzazione sull’assegno che dovrà subire una volta entrato in pensione effettiva.
La Cia-Agricoltori italiani chiede una riforma delle pensioni per alzare le minime, “almeno a livello della media Ue”. Durante il convegno “Pensioni dignitose per gli agricoltori italiani” sono stati infatti presentati alcuni eloquenti dati sulle condizioni degli ex lavoratori agricoli italiani: l’89,4% di loro non arriva ai 600 euro di pensione mensili, con punte minime che arrivano a 276 euro. Dunque la Cia chiede di rafforzare la proposta di legge Gnecchi-Damiano che prevede una pensione base di 448 euro in aggiunta a quella liquidata con il sistema contributivo e di “concedere la rivalutazione del totale dei contributi prevista solo per i co.co.co. anche per gli autonomi”.
Mentre sta per essere approvata una riforma delle pensioni, i dati dell’Osservato Inps sui flussi di pensionamento segnalano che nei primi 9 mesi del 2016 sono state liquidate 311.299 pensioni, il 26,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2015 (quando erano state più di 423.000). A influire è stato probabilmente lo “scatto” di 4 mesi dell’aumento dell’aspettativa di vita che c’è stato dal 1° gennaio, oltre che l’aumento da 63,9 a 65,7 anni del requisito anagrafico richiesto per le donne. C’è da dire che rispetto ai primi sei mesi dell’anno, il calo anno su anno del numero delle pensioni erogate è diminuito, dato che si era attestato al 34%.
Annamaria Furlan torna a parlare della Legge di stabilità 2017 che contiene anche la riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Cisl, in un’intervista a La Stampa, esprime un apprezzamento per l’aumento delle pensioni più basse e ribadisce che nell’intesa tra Governo e sindacati sulla previdenza non ci si è dimenticati dei giovani. “Si stanno dicendo grosse stupidaggini. Perché ad esempio una delle cose più importanti di questa prima parte dell’intesa sulla previdenza prevede il cumulo gratuito tra i vari periodi contributivi e questa è una misura che interessa a tutti, ma al 90% riguarda i giovani. Ed anche aver aperto alla flessibilità in uscita crea nuovi spazi occupazionali per loro. Vedo tanti commenti strumentalmente malevoli: per i giovani si predica tanto, ma poi solo noi sindacati produciamo risultati”, ha detto la Furlan.
Se il Governo nella riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità intende affrontare diverse questione, sembra proprio che non voglia occuparsi dei Quota 96. Il sito pensionioggi.it riporta infatti quanto emerso dalla risposta che Luigi Bobba ha fornito a un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Ciprini del Movimento 5 Stelle. Il sottosegretario al Welfare ha evidenziato che sulla questione il Governo ha già avviato “i dovuti approfondimenti soprattutto in ordine alla reperibilità della necessaria copertura finanziaria”. Tuttavia l’Inps non è in grado di fornire dati sufficientemente attendibili “in ordine al numero e all’effettiva platea dei lavoratori cd. «quota 96» aventi diritto alla pensione”. Ormai per molti lavoratori della scuola conviene attendere di soddisfare i requisiti della Legge Fornero piuttosto che aspettare un intervento del Governo.
Oggi il sindacato di base Usb ha proclamato uno sciopero generale per protestare contro le politiche del Governo Renzi, compresa la riforma delle pensioni. “La lotta alla precarietà e alle privatizzazioni, la difesa dello stato sociale, nuova occupazione per i giovani e per chi il lavoro lo ha perso, pensioni e salari dignitosi, sanità e scuola pubbliche e efficienti, trasporti sicuri e funzionali. Infine anche il No allo stravolgimento della Costituzione”, è quello che si legge tra le motivazioni dello sciopero che, seppur indetto da tempo, arriva proprio dopo l’approvazione da parte dell’esecutivo della Legge di stabilità 2017. Nelle scorse settimane Luigi Romagnoli, membro esecutivo dell’Usb, aveva spiegato la propria contrarierà all’Ape, aggiungendo che in campo previdenziale bisognerebbe intervenire “abrogando la riforma Fornero, cancellando il sistema di calcolo contributivo e ripristinando l’età pensionabile a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini, con la ricongiunzione gratuita dei contributi versati, per evitare che in futuro si vada in pensione oltre i 70 anni di età e con un assegno da fame”.
I lavoratori precoci non intendono certo mollare dopo che la riforma delle pensioni varata con la Legge di stabilità non ha accolto la richiesta di Quota 41 per tutti. E dopo aver ricevuto in piazza Montecitorio la visita di Alessandro Di Battista, durante la loro manifestazione di martedì, il 25 ottobre avranno un incontro con un altro importante esponente del Movimento 5 Stelle: Luigi Di Maio. La delegazione di lavoratori precoci continua quindi il confronto con le forze politiche parlamentare: prima del vicepresidente della Camera, infatti, aveva avuto modo di parlare con Cesare Damiano e Marialuisa Gnecchi, entrambi deputati del Partito democratico.
Cesare Damiano sottolinea alcune correzioni che andrebbero apportate alla riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità. In un’intervista al Quotidiano Nazionale, l’ex ministro del Lavoro spiega in particolare che già portare da 36 a 35 anni il requisito contributivo per accedere all’Ape agevolata “sarebbe un passo in avanti”. Per il Presidente della commissione Lavoro della Camera bisognerebbe poi “precisare meglio alcune platee dei lavoratori impegnati in attività qualificate come gravose: per esempio per gli infermieri. Se no si rischiano esclusioni ingiustificate”. Infine, per Damiano vanno ampliate “le scadenze dell’ottava salvaguardia degli esodati e utilizzati i risparmi dell’Opzione Donna per la sua proroga al 2016”.
Nella riforma delle pensioni varata dal Governo con la Legge di stabilità non c’è alcun riferimento a Opzione donna e nei giorni scorsi si erano diffuse voci sul fatto che non venisse prorogata questa opportunità di pensionamento anticipato per le donne. Oggi arriva qualche assicurazione da Vania Barboni, una delle animatrici del Comitato per la proroga di Opzione donna al 2018. Sulla pagina Facebook del Comitato scrive infatti questo post: “Carissime amiche, la giornata di ieri è stata un po’ convulsa a causa dei timori, dovuti a voci di vario genere che si sono susseguite, anche amplificate dalla stampa. In realtà ancora non ci sono atti ufficiali e/o scritti ….e disquisire su voci di corridoio serve solo a farci stare male, vivendo questo periodo con un eccesso di ansia. Allo scopo di rasserenarci, abbiamo ritenuto opportuno chiedere lumi a fonti governative, le quali hanno prontamente provveduto a rassicurarci. In realtà si sta lavorando sulla valutazione dei risparmi residui. Tutto il resto, ci viene confermato, sarà impiegato per ampliare , fino a che i fondi lo consentono, Opzione Donna. Adesso lasciamo lavorare la Politica ….Vi auguriamo una buona giornata”.
Susanna Camusso ha voluto spiegare perché la Cgil ha firmato il verbale relativo alla riforma delle pensioni che il Governo ha inserito nella Legge di stabilità 2017. “Per la prima volta si dà alle persone dopo aver tanto tolto”, ha detto il Segretario generale della Cgil, che nei giorni scorsi non aveva fatto mancare alcune critiche all’Ape. Critiche ribadite dato che la sindacalista evidenzia che nel verbale ci sono anche misure non condivise. Probabilmente una volta che ci sarà un testo definitivo della manovra dalla Cgil arriverà un giudizio più specifico e puntuale sulle misure previdenziali.
La riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità 2017 porterà soldi in più non solo ai pensionati con gli assegni più bassi, ma anche a quelli che prendono di più. Lo fa notare il Quotidiano Nazionale, ricordando che nella manovra non è prevista la proroga del contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro. Dunque dall’anno prossimo non solo aumenteranno le quattordicesime e il numero dei loro percettori, ma anche coloro che hanno redditi da pensione superiore a 90.000 euro avranno un assegno mensile più alto rispetto a quello di quest’anno.
“Il governo Renzi sta nuovamente prendendo in giro i pensionati”, lo segnala Renato Brunetta, che non cita la riforma delle pensioni, ma evidenzia che “le pensioni di reversibilità degli italiani sono a rischio. Alla fine il taglio ci sarà, per effetto delle nuove regole di calcolo dei redditi dei soggetti beneficiari delle pensioni ai superstiti introdotte dall’Inps con la circolare n. 195 del 2015”. Dunque, segnala il capogruppo di Forza Italia alla Camera, il Governo sta venendo meno alla promessa che aveva fatto, proprio dopo che il ddl anti-povertà aveva fatto temere il peggio sulle pensioni di reversibilità.
Per Tito Boeri, la riforma delle pensioni che il Governo ha inserito nella Legge di stabilità 2017 avrà un effetto sul debito pensionistico intorno ai 20 miliardi di euro, pari a circa l’1,1% del Pil. Il Presidente dell’Inps lo ha detto durante il suo intervento a un convengo tenutosi presso l’Università Bocconi. Boeri ha anche spiegato che la flessibilità delle pensioni dovrebbe essere un qualcosa che non grava sul debito. Più nello specifico, rispetto all’Ape introdotta dal Governo ha evidenziato che si tratta di una flessibilità che non va nella direzione di agevolare il turnover, aggiungendo anche che “la flessibilità è stata concessa, un po’ meno rispetto a quella che chiedevamo”.
Parlando più in generale del sistema pensionistico italiano, nel suo intervento il Presidente dell’Inps ha ribadito che è sostenibile, anche se non ha mancato di evidenziare due fattori di criticità: il basso tasso di fertilità e il rischio politico. Riguardo quest’ultimo punto, per Boeri occorre non fermare, ma anzi accelerare, la transizione verso il sistema contributivo.