Un po’ botta e risposta un po’ passaggio di consegne fra Elsa Fornero, ex ministro del Welfare, e Vincenzo Galasso, consigliere economico di Palazzo Chigi, stamattina nell’auditorium milanese di Gi Group. L’occasione è stata offerta da un seminario organizzato dalla multinazionale dei servizi per il lavoro – guidata da Stefano Colli-Lanzi – e dalla Fondazone Kuliscioff, sotto il titolo: “Pensioni, salvate il (giovane ) soldato Ryan”.
Fornero, tuttora economista all’università di Torino, ha riepilogato la riforma varata a fine 2011 dal governo Monti: un pacchetto che ora l’esecutivo Renzi vorrebbe far evolvere. “In una situazione difficilissima per gli equilibri finanziari del paese – ha ricordato l’ex ministro – siamo riusciti a impostare una riforma pensata come strutturale: realmente finalizzata a spostare la tradionale curva sostenibilità-adeguatezza che caratterizza le manovre di stabilizzazione delle gestioni previdenziali pubbliche”.
Intervenire sulle pensioni di anzianità, ha ricordato, è stato un modo concreto per ridurre una distorsione nel sistema pensionistici italiano: la “tassazione sulla prosecuzione del lavoro”, spesso lavoro in nero. Quattro anni dopo e due governi dopo – ha sottolineato Fornero (qui sotto nella foto)- la riforma è ancora operante: nonostante un esecutivo incarica iperattivo, tuttavia cauto nel modificare l’impianto di un aggiustamento strutturale preparato “in tre settimane d’emergenza”. Ma cosa pensa l’ex ministro delle idee che il governo, dopo lunghi preannunci,il governo in carica si accinge a tradurre in provvedimenti?
“Spero anzitutto non prevalga la concitazione e magari un pizzico di cinismo tipico della politica: non è possibile far pagare ad altri la maggior generosità”. Non deve essere persa di vista la direzione dell’innovazione e del reale ribilanciamento di costi e benefici fra generazioni e fasce sociali. “Sento parlare di agevolazioni all’uscita anzitutto aperte ai laureati: è una scelta che mi pare un po’ comoda – ha detto Fornero – io continuo a pensare che una corsia preferenziale debba essere aperta anzitutto alle categorie deboli come i lavoratori precoci e usuranti”. Il modo migliore per garantire le pensioni di domani ai giovani di oggi è conunque “dare lavoro ai giovani di oggi accelerando la ripresa”.
“Le riforme fatte fino al 1995 hanno chiaramente schermato le categorie già allora priviegiate sui requisiti di pensionabilità”, ha osservato Galasso, bocconiano chiamato a consigliare la presidenza del Consiglio sulle politiche del lavoro. “In quello stesso periodo la Svezia ha sviluppato una manovra previdenziale nettamente orientata al contributivo e con un’apertura decisa alla previdenza complementare e un aggancio fra prestazioni pensionistiche e andamento del Pil. La riforma Fornero è stata promossa da istituzioni internazionali come l’Ocse: il governo come ha confermato il sottosegretario alla Presidenza Nannicini, vuole focalizzare gli aspetti migliorabili dell’impianto.
Palazzo Chigi è certamente orientato a rilanciare la previdenza complementare e congegnare l’Ape: misure di flessibilità in uscita che la stessa Fornero ha ritenuto ammissibili “in una fase di transizione”.Riguardo la praticabilità di percorsi pensionistici in un mondo del lavoro caratterizzato da forte flessibilità, Galasso ha detto che il governo guarda certamente con interesse alla logica della “totalizzazione” più che a quella della “ricongiunzione”: “Non è immaginabile lo shopping della migliore prestazione fra le diverse posizioni previdenziali di cui – oggi molto più che in passato – un lavoratore può ritrovarsi titolare”. E’ invece più corretto individuare meccanismi definito di interfaccia fra diversi investimenti previdenziali effettuati dal lavoratore presto istituti pubblici e presso fondi privati.
Al convegno hanno partecipato anche Giuliano Cazzola, Maria Luisa Gnecchi Commissione Lavoro Camera; Maurizio Petriccioli, Segretario confederale Cisl); Giuseppe Guttadauro, esperto di Previdenza Complementare; Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali; Giorgio Santini, Commissione Bilancio Senato.