Nel tavolo Governo-sindacati sulla riforma delle pensioni, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, non si è parlato solo di Ape. L’esecutivo, infatti, starebbe vagliando la possibilità di ampliare la no tax area per i pensionati, come già fatto l’anno scorso. Inoltre, potrebbe essere rivisto il sistema di rivalutazione delle pensioni messo a punto dal Governo Letta, che dovrebbe restare in vigore fino alla fine del 2017. Non si sarebbe però parlato dell’estensione degli 80 euro anche ai pensionati, nemmeno di quella con la pensione minima. Eppure nelle scorse settimane erano stati diverse dichiarazioni governative a far pensare che il “bonus” potesse finire sul tavolo del confronto.
A seguito dell’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, Cesare Damiano torna a chiedere che si raggiunga un accordo tra le parti prima che si tenga il referendum costituzionale. Come noto, infatti, l’ex ministro ritiene che la campagna referendaria possa nuocere al dialogo all’individuazione di una soluzione condivisa. Quanto al merito del dibattito sulla flessibilità, il Presidente della commissione Lavoro della Camera ritiene “che si debba prevedere un’uscita anticipata fino a un massimo di 4 anni e che non si debbano applicare penalizzazioni a categorie particolarmente deboli: disoccupati, precoci, addetti a lavori usuranti e invalidi”.
Il nuovo round dell’incontro con il Governo sulla riforma delle pensioni non sembra aver convinto del tutto i sindacati. Maurizio Petriccioli, per esempio, ha ricordato che oltre alla flessibilità c’è un problema in Italia che riguarda la pressione fiscale sulle pensioni. “Questa come altre questioni va affrontata”, ha detto il Segretario confederale della Cisl. Il suo collega Gigi Bonfanti ha invece dichiarato che è ancora presto per dare giudizi sulle proposte del Governo, “perché ancora non siamo entrati nel merito”. Di fatto, ha spiegato il numero uno della Fnp-Cisl, nell’incontro di ieri è stato condiviso un elenco di materie da trattare nei prossimi appuntamenti. Tuttavia il sindacalista ha avvertito: “Se non ci daranno risposte vorrà dire che prenoteremo il Circo Massimo”.
La Cgil non ha usato finora toni molto “accomodanti” con il Governo sul tema della riforma delle pensioni. E dopo l’incontro di ieri Ivan Pedretti ha spiegato di ritenere positivo che il confronto tra esecutivo e sindacati sia stato aperto, ma che finora non si è entrati nel merito delle questioni. “Vediamo se dalla disponibilità al confronto si arriverà a fattori concreti”, ha detto il numero uno dello Spi-Cgil, che ha fatto capire che ci dovrà essere anche un intervento per il trattamento fiscale delle pensioni in essere, oltre che sull’anticipo pensionistico. Per Pedretti ora è importante che “i tempi si abbrevino”.
Finora sembrava che l’obiettivo di Governo e sindacati fosse quello di arrivare a una riforma delle pensioni entro la Legge di stabilità. Tuttavia Carmelo Barbagallo chiede di poter andare oltre. Dopo l’incontro con l’esecutivo di ieri, infatti, il Segretario generale della Uil ha detto che “necessitiamo che il Governo ci dia il tempo. Ciò vuol dire anche oltre la Legge di stabilità”. Con tutta probabilità il sindacalista intende comunque portare in porto la flessibilità pensionistica entro l’autunno. La sua richiesta probabilmente riguarda altri temi previdenziali che ritiene importanti. In questo senso ha infatti spiegato che vuol affrontare con il Governo la separazione tra assistenza e previdenza.
Nella giornata di ieri è andato di scena presso la sede romana del Ministero del Lavoro, un importante incontro sulla riforma pensioni che ha visto il Ministro Giuliano Poletti ed il sottosegretario Tommaso Nannicini a colloquio con i rappresentanti della CGIL, UIL e CISL per parlare di riforme delle pensioni. Al termine dell’incontro lo stesso Poletti ha fatto diramare una nota dalla quale si apprende: “Oggi abbiamo affrontato alcune problematiche che riguardano chi è già in pensione, come la modalità di rivalutazione degli assegni, l’estensione della no tax aerea e la separazione tra previdenza ed assistenza”. Per quanto concerne la no tax aerea c’è la richiesta da parte delle parti sociali di estenderla oltre gli attuali 8 mila euro lordi annui con la UIL che peraltro ha fatto presente come in Europa la tassazione media sulla pensioni sia del 12,66% contro il 21% presente in Italia al quale inoltre ancora aggiungere le cosiddette addizionali locali e regionali. Infine, Poletti ha ribadito che per interventi più onerosi come l’Ape, il discorso viene rinviato al periodo autunnale con la Finanziaria in quanto occorre: “verificarne la compatibilità con l’equilibrio complessivo della finanza pubblica”. Susanna Camusso continua a non essere tenera con il Governo sul tema della riforma delle pensioni. In una video-intervista all’Huffington Post, il Segretario generale della Cgil ha infatti spiegato che l’esecutivo nei suoi primi due anni di attività ha mostrato scarso rispetto per le parti sociali e poca attenzione per le pensioni. Ora ha invece cambiato opinione dato che “non gode di tutti questi consensi”, ha spiegato la sindacalista. La quale ha ribadito la sua contrarietà all’Ape, definendola “un mutuo sulla pensione”. La proposta del Governo non va nella direzione di una modifica della legge Fornero, come chiediamo”, ha aggiunto.
Giornata molto importante quella odierna con i rappresentanti delle principali sigle sindacali che stanno incontrando il Governo per delineare una soluzione comune in fatto di flessibilità. Infatti,il Governo ha confermato le proprie intenzioni di introdurre a partire dal prossimo mese di gennaio la flessibilità in uscita per una durata complessiva di due anni. Una sperimentazione che dovrebbe essere basata sul meccanismo del prestito pensionistico da spalmare su un piano di ammortamento ventennale. Proprio questo sembra essere uno dei punti delicati del confronto con i sindacati e la stessa minoranza interna del Pd, che stanno pressando per ottenere una soluzione che non sia penalizzante per i lavoratori. Vedremo nelle prossime ore se l’incontro sia stato o meno risolutivo sotto questo punto di vista.
Uno dei lavoratori precoci ha deciso di scrivere a Tommaso Nannicini, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che segue da vicino il dossier sulla riforma delle pensioni in discussione con i sindacati. Il motivo della missiva era evidenziare la disattenzione per chi ha iniziato a lavorare ancora minorenne. Nannicini ha risposto, dando un’informazione molto utile. Ecco il passaggio nella risposta pubblicata dallo stesso lavoratore precoce sul gruppo Facebook “Lavoratori preoci uniti a tutela dei propri diritti”: “Stiamo lavorando proprio per rendere più agevole l’uscita ai lavoratori precoci senza penalità. Per gli altri ci sarà da accettare una riduzione temporanea dell’assegno se si vuole andare prima dei requisiti”.
Il progetto di riforma delle pensioni del Governo non piace agli insegnati dell’Anief-Cisal, che ricorda come l’Ape chieda agli italiani di vedersi tagliato l’assegno pensionistico per vent’anni in cambio di un anticipo sulla data di uscita dal mondo del lavoro di tre anni. Marcello Pacifico, Presidente dell’Anief, ha in particolare sottolineato come l’ipotesi del Governo rappresenti l”’ennesimo bluff alle spalle di chi ha lavorato una vita e merita di andare in pensione in tempi decenti e con degli assegni dignitosi”. Pacifico ricorda anche che mentre il Governo studia l’Ape, nel 2018 la pensione di vecchiaia si potrà raggiungere a quasi 68 anni.
Cesare Damiano insiste ancora nel chiedere al Governo Renzi di mostrarsi sempre più sensibile alle richieste delle fasce più deboli della società, anche in tema di riforma delle pensioni. L’ex ministro ha infatti detto di aver apprezzato le parole che il Premier ha pronunciato alla Camera prima di partire alla volta del Consiglio europeo, sopratutto quando ha detto che intende chiedere all’Europa più crescita e meno austerità. Tuttavia, il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha anche ammonito Renzi: “Predicare bene in Europa non vuol dire razzolare male in Italia: il Governo dimostri di voler ascoltare la voce dei più deboli risolvendo nell’immediato i problemi del lavoro, delle pensioni e della povertà e valorizzando il ruolo delle parti sociali per una loro soluzione”.
In attesa di novità sulla riforma delle pensioni, tra qualche giorno diversi pensionati riceveranno la cosiddetta quattordicesima. Con il messaggio 2831 diffuso ieri, l’Inps ha infatti ricordato che a luglio ci sarà “la corresponsione di una somma aggiuntiva, collegata a determinate condizioni reddituali personali, a favore dei pensionati ultrasessantaquattrenni”. In particolare la quattordicesima andrà a chi ha una pensione fino a 1,5 volte la minima, pari quindi a 9.786,86 euro annuali, mentre sarà parziale per chi arriva sino a 10.290,86 euro. Il “bonus” dipenderà dall’anzianità contributiva e potrà arrivare fino a 504 euro, pari quindi quasi a una mensilità per le pensioni più basse. L’Inps ha anche ricordato che la quattordicesima non spetta ad alcune categorie: 044 (INVCIV), 077, (PS), 078 (AS), 030 (VOBIS), 031 (IOBIS), 035 (VMP), 036 (IMP), 027 (VOCRED), 028 (VOCOOP), 029 (VOESA), 010 (VOSPED), 011 (IOSPED), 012 (SOSPED), 043 (INDCOM), 032 (VOBANC), 033 (IOBANC), 034 (SOBANC), 198 (VESO33), 199 (VESO92).
Questi sono giorni estremamente importanti per decidere le eventuali soluzioni da prendere in considerare per la riforma pensioni ed in particolar modo per quanto concerne la flessibilità in uscita magari sgravando i contribuenti dalle cosiddette penalizzazioni. Infatti, in queste ore andrà in scena il quarto incontro tra il Governo ed i sindacati per cercare di trovare un’intesa. A tal proposito Susanna Camusso, segretario della CGIL, ha sottolineato nella serata di ieri: “siamo ancora all’esame dei vari temi che abbiamo proposto con la nostra piattaforma sulle pensioni. Mi auguro di entrare rapidamente nel vivo delle questioni e che ci sia la disponibilità effettiva di risorse che permettano di cancellare le tante ingiustizie che la Legge Monti – Fornero ha introdotto”. L’incontro insomma, è piuttosto importante e stando alle ultime notizie dovrebbe tenersi presso la sede del Ministero del Lavoro anche se le parti sono sostanzialmente distanti con il Governo che ha avanzato la cosiddetta Ape con penalizzazioni da ammortizzare con un prestito bancario di durata ventennale mentre i sindacati non vorrebbero ulteriori carichi per i contribuenti.