Il 14 giugno, mentre i sindacati incontreranno il Governo sul tema della riforma delle pensioni, i lavoratori precoci faranno sentire la loro voce fuori dal ministero del Lavoro. A comunicarlo un post sulla pagina Facebook del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, in cui si sottolinea che il Comitato di Roma e Lazio sarà mobiitato “per far capire ai soggetti impegnati nella discussione che noi continuiamo a vigilare e far capire che non pensassero minimamente ad eludere il problema precoci”. Nel post si invitano gli altri comitati a una mobilitazione per lo stesso giorno e la stessa ora (l’incontro Governo-sindacati è stato convocato alle 14.30) sotto le sedi regionali della Rai.
Non solo l’Italia, anche l’Europa si prepara a una riforma delle pensioni. L’Ue sembra infatti pronta a creare un sistema di tracciabilità pensionistica a livello comunitario, di modo che i cittadini che hanno lavorato in diversi paesi dell’Unione possano avere un quadro complessivo dei contributi versati da far valere poi per l’ottenimento della pensione. Il sistema, chiamato European pensions tracking service, è studiato sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi e la commissaria all’Occupazione, Marianne Thyssen, ha dichiarato che i fondi per il suo lancio sono già stati stanziati, anche se occorreranno impegno e risorse anche dei privati per la sua sostenibilità nel tempo.
Al Festival dell’Economia di Trento, dopo l’intervento di Tito Boeri sulla riforma delle pensioni all’insegna di un cambiamento della normativa sulle ricongiunzioni onerose, arrivano altre parole riguardo il sistema previdenziale e la sua sostenibilità. Avvenire riporta infatti le parole di Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, secondo cui i migranti “garantiscono 7 miliardi di euro al sistema pensionistico italiano”. Somme che ovviamente sono più che mai necessarie viste le ristrettezze di bilancio. Dunque i migranti più che un problema possono essere una “opportunità” per i paesi europei, demograficamente vecchi. L’importante è “inserire gli immigrati in percorsi di inserimento per dotarli delle competenze richieste dal tessuto produttivo, per venire incontro alle esigenze del mercato del lavoro”.
Dopo le parole pronunciate da Tito Boeri riguardo la necessità di rivedere, all’interno di una riforma delle pensioni, anche la legge sulle ricongiunzioni onerose, il Comitato Opzione donna ha utilizzato le parole del Presidente dell’Inps per dare nuovo impulso alla campagna di sensibilizzazione sulla necessità di consentire la somma dei contributi versati in casse diverse durante la propria vita lavorativa, oggi impossibile in alcuni casi, così da permettere di poter conteggiare l’effettiva anzianità contributiva a chi desidera andare in pensione, anche in base agli attuali requisiti, senza quindi un anticipo. Per il Comitato Opzione donna resta comunque importante riuscire a varare la flessibilità che il Governo da tempo promette.
In settimana Susanna Camusso e Annamaria Furlan avevano fatto dichiarazioni in cui segnalavano l’assenza di segnali da parte del Governo sul tema delle riforma delle pensioni dopo l’incontro avuto il 24 maggio. E pronta è arrivata la “replica” del ministero del Lavoro, con la convocazione di due riunioni di approfondimento sulle pensioni a cui sono stati invitati i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Sul tavolo ci saranno sia i temi riguardanti la tanto annunciata riforma delle pensioni che quelli delle politiche per il lavoro. L’incontro si terrà martedì 14 giugno alle 14:30 presso la sede del ministero. Vi prenderà parte anche Tommaso Nannicini. Certamente la presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri è importante, dato che il Professore bocconiano a seguire da vicino il dossier relativo alla riforma pensioni. Dunque i sindacati potrebbero conoscere dettagli in più sull’Ape, che nelle scorse settimane hanno in parte criticato. Camusso, Furlan e Barbagallo potranno quindi esporre le loro perplessità in modo che la soluzione messa a punto dal Governo sia il più possibile condivisa con le Parti sociali.
In apertura del Festival dell’Economia di Trento, Tito Boeri evidenzia un aspetto da prendere in considerazione nella riforma delle pensioni. Il Presidente dell’Inps ha infatti evidenziato come in Italia ci siano delle leggi che riducono la mobilità sul lavoro, rendendo costoso cambiare occupazione. Tra di esse anche quella sulla ricongiunzione onerosa. Per questo Boeri auspica che ci sia una riforma in merito. Vedremo se questo “suggerimento” del Presidente dell’Inps verrà accolto dal Governo. Con un post sulla sua pagina Facebook, Luigi Di Maio attacca le politiche del Governo, anche per quel che riguarda la riforma delle pensioni. Il vicepresidente della Camera ricorda anzitutto come tanti italiani si ritrovino a dover restituire gli 80 euro in più ricevuti in busta paga: in alcuni casi perché hanno guadagnato meno di 8.000 euro. “Provano in tutti i modi a sedurvi, promettendo la qualunque. Sono fregature a scopo elettorale. Dicono ma poi non fanno. Come per gli 80 euro, così per il Daspo ai politici, per la riforma delle pensioni, per i risparmiatori di Bancaetruria e delle popolari, per la riforma della prescrizione, per il taglio delle tasse, per il lavoro, per l’abolizione di Equitalia”, scrive Di Maio. Che poi aggiunge: “Non hanno fatto nulla, hanno solo abusato della credulità popolare per racimolare voti”. In attesa di novità sulla riforma delle pensioni, Moreno Barbuti, uno degli animatori del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, ha incontrato insieme a Roberto Provetti l’Onorevole Giovanni Paglia, Capogruppo di Sel in commissione Finanza. Paglia ha dato il suo sostegno alle richieste dei lavoratori precoci, condivise anche dal suo partito. Barbuti e Provetti hanno ricordato al deputato che i lavoratori precoci sono contrari al prestito pensionistico o ad altri tipi di compromessi rispetto alla chiara richiesta di poter accedere alla pensione dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni. In una settimana in cui sono continuate a circolare le ipotesi di riforma delle pensioni allo studi odel Governo, la Rete dei comitati degli esodati ha fornito un nuovo aggiornamento sull’avanzamento delle istanze presentate in relazione alla settima salvaguardia. La Direzione generale dell’Inps ha fatto sapere che per quel che riguarda i lavoratori cessati, sono state inviate tutte le certificazioni delle istanze lavorate, ma può darsi che altre siano in lavorazione presso le sedi territoriali dell’Inps. Ci sono invece dei ritardi per le istanze dei mobilitati, ma entro metà giugno dovrebbe iniziare l’invio delle lettere di certificazione. Da oggi sarà possibile utilizzare uno dei tasselli della riforma delle pensioni inserita nel Governo con la Legge di stabilità 2016. Infatti, i lavoratori che hanno almeno 20 anni di contributi e che maturano il requisito anagrafico per la pensione entro il 31 dicembre 2018 potranno, previo accordo con l’azienda, accedere al part-time agevolato, con un orario tra il 40% e il 60% di quello pieno e uno stipendio lievemente ridotto. Una volta maturati i requisiti potrà quindi accedere alla pensione con un assegno privo di decurtazioni. I fondi messi a disposizione dal Governo per questa misura sono limitati e dunque non tutti i richiedenti potrebbero avervi accesso. Vedremo quindi nei prossimi mesi quanto questo strumento, in verità piuttosto criticato, verrà utilizzato.
Negli ultimi mesi, anche per sollecitare una riforma delle pensioni, si è spesso detto che gli assegni mensili dell’Inps stanno diventando sempre più “magri”. Eppure da un dossier sulle pensioni presentato dalla Corte dei Conti in occasione di un’audizione al Senato emerge che chi è andato in pensione l’anno scorso è riuscito a spuntare un assegno più alto rispetto a chi si è ritirato dal lavoro 5 anni fa. I dati elaborati da Adnkronos segnalano in particolare che dai 1.192 euro del 2010 si è passati ai 1.554 euro del 2015, con un amento quindi di 362 euro: un aumento di non poco conto.
Dai dati emerge un aumento cospicuo specie per le donne, che hanno avuto incremento del 58,9%, mentre per gli uomini è stato del 13,4%. Resta tuttavia una forte differenza tra i generi a vantaggio degli uomini, pari al 29,5% (1.691 euro contro 1.306). Da segnalare in ogni caso che c’è stata una riduzione del numero di liquidazioni, ovvia conseguenza dell’innalzamento dell’età pensionabile.