I lavoratori precoci hanno incontrato Cesare Damiano. Lo riferisce Roberto Occhiodoro, animatore del gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” in un post. L’ex ministro del Lavoro ha confermato che al momento il Governo non ha comunicato quante risorse stanziare per la riforma delle pensioni. E ha anche dovuto prendere atto che c’è una certa “stanchezza” da parte dei precoci sul fatto che ancora non si è capito se le loro richieste verranno accolte. Damiano ha comunque voluto rassicurare i lavoratori precoci sul fatto che “ogni giorno ricorda a Renzi quanto questa partita sia importante per il Governo”. “In conclusione quello che è stato chiaro e che è venuto prepotentemente a galla è che ormai il nostro interlocutore è e sarà solamente il Governo (visto anche che saremo convocati a fine mese)”, conclude Occhiodoro.
In attesa di capire cosa accadrà in tema di riforma delle pensioni, crescono le speranze di vedere prorogata Opzione donna, a partire dalle nate nell’ultimo trimestre del 1957 e del 1958 che sono rimaste escluse dalla possibilità di utilizzare l’accesso al pensionamento anticipato già quest’anno. Vania Barboni, che fa parte del Comitato Opzione donna proroga al 2018, ha incontrato in settimana Cesare Damiano. I due si sono dati appuntamento al momento in cui ci sarà la verifica del “contatore”, ovvero il dato sulle risorse utilizzate rispetto a quelle stanziate, in modo da poter verificare a quanto ammontano i risparmi che, secondo quanto ha ribadito recentemente il ministro Poletti, dovranno essere prioritariamente destinati a consentire ad altre italiane di accedere all’istituto sperimentale di Opzione donna o a interventi analoghi.
Pier Angelo Albini non propone chissà quale riforma delle pensioni, ma fa notare che con delle semplificazioni burocratiche diversi italiani potrebbero accedere alla pensione anticipata consentita per i lavori usuranti. Il Direttore Lavoro e Welfare di Confindustria, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista LavoroWelfare, fa notare che si potrebbe rendere possibile l’autocertificazione da parte dell’azienda, in modo da sostituire la documentazione richiesta dalla legge al lavoratore. Ovviamente mediante un’opportuna validazione di un ente pubblico. In buona sostanza si avrebbe “un’assunzione di responsabilità dell’azienda in ordine al pregresso svolgimento di attività che legittimavano il riconoscimento del beneficio” riservato agli addetti ai lavori usuranti. Un’idea che varrebbe la pena prendere in considerazione.
Su Il Manifesto di oggi è stato pubblicato un articolo di Cesare Damiano, in cui si evidenziano “le urgenze della questione sociale”, tra cui la riforma delle pensioni. L’ex ministro del Lavoro ritiene che l’Ape debba prevedere un anticipo di 4 anni sull’età pensionabile e un “costo zero” per i disoccupati di lungo periodo, i lavoratori usurati, quelli precoci e gli invalidi. Poi bisognerà intervenire su esodati, ricongiunzioni onerose e quattordicesime. In tutto Damiano ritiene che serviranno 2 miliardi di euro per gli interventi. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera torna poi a evidenziare quanto sia necessario che un’intesa venga raggiunta entro la metà di settembre.
I deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Lavoro hanno incontrato Tommaso Nannicini per parlare della riforma delle pensioni allo studio del Governo. Lo ha dichiarato Tiziana Ciprini ai microfoni di Radio Radicale. La pentastellata ha dichiarato che l’Ape ha delle grosse falle, poiché si “consegna” a banche e assicurazioni la previdenza. Per questa il Movimento ha rilanciato le proprie proposte, soprattutto per i lavori usuranti, in modo che ci sia un’età differenziata di accesso alla pensione a seconda della professione svolta. Un altro tema caro a M5S è quello dei lavoratori precoci, risolvibile anche cominciando a eliminare il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita. Ciprini ha infine ricordato che la commissione Lavoro della Camera sta lavorando per l’ottava salvaguardia degli esodati.
Tito Boeri non propone soltanto la riforma delle pensioni, ma anche un riassetto dell’Inps. Come riporta Il Secolo XIX, ha infatti sottoscritto tre documenti che da settembre daranno il via al riassetto dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. Ci saranno meno posizioni dirigenziali (36 rispetto alle attuali 48) e inoltre un bando punta all’assunzione di oltre 500 nuovi funzionari. Vedremo se questa riorganizzazione si “incrocerà” con il dibattito più caldo dei cambiamenti da apportare al sistema previdenziale. Potrebbe nascerne un autunno piuttosto caldo per la previdenza italiana. Il Consiglio di giurisdizione della Camera dei deputati ha deciso di respingere in tema pensioni la richiesta presentata da Michele Vietti ed Enrico La Loggia che aveva chiesto di poter ricevere i vitalizi che erano stato interrotti dopo la loro nomina a Vicepresidente del Csm e nel Consiglio di presidenza della Corte dei conti, rispettivamente. La notizia viene riportata da Repubblica, che segnala che La Loggia chiedeva 13 mesi di arretrati, pari a circa 65.000 euro. Vietti avrebbe voluto invece la restituzione del vitalizio per tutto il tempo in cui è stato membro del Consiglio superiore della Magistratura. I due hanno perso in primo grado e potranno quindi presentare ricorso.
Come ricorda il sito pensionioggi.it, l’Inps dal 5 settembre comincerà a recuperare “le quote anticipate e non ancora richieste riferite ai benefici calcolati sulle pensioni per gli ex combattenti dipendenti dello Stato e degli altri enti pubblici”. Sono coinvolte nel procedimento di restituzione le quote di pensione liquidate o riliquidate a partire dal 1° gennaio 2009. L’Inps richiederà il pagamento in un’unica soluzione, ma si potrà chiedere la rateizzazione entro 90 giorni dalla ricezione della comunicazione, tranne che in caso di cifre inferiori ai 250 euro, per le quali è previsto solo il pagamento in un’unica soluzione.
L’Ufficio parlamentare di bilancio ha analizzato le varie ipotesi di riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. Ed è interessante notare alcuni dati riportati da Il Sole 24 Ore. Ad esempio, nel caso venisse approvato il ddl Damiano, nel 2017 ci sarebbero circa 400.000 pensioni aggiuntive, che arriverebbero a 860.000 nel 2024. Se invece si scegliesse la proposta di Tito Boeri, sarebbe 58.000 le pensioni in più per l’anno prossimo, che arriverebbero a 215.000 nel 2024. L’Upb fa poi notare che attraverso l’Ape ci sarebbero “abbattimenti significativamente superiori rispetto a quelli delle proposte Damiano (al massimo 2% per anni di anticipo) e Boeri (3% all’anno)” sugli assegni che i pensionati incasserebbero. Abbattimenti che dovrebbero poi essere rimodulati con delle detrazioni fiscali.
Tito Boeri non propone soltanto la riforma delle pensioni, ma anche un riassetto dell’Inps. Come riporta Il Secolo XIX, ha infatti sottoscritto tre documenti che da settembre daranno il via al riassetto dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. Ci saranno meno posizioni dirigenziali (36 rispetto alle attuali 48) e inoltre un bando punta all’assunzione di oltre 500 nuovi funzionari. Vedremo se questa riorganizzazione si “incrocerà” con il dibattito più caldo dei cambiamenti da apportare al sistema previdenziale. Potrebbe nascerne un autunno piuttosto caldo per la previdenza italiana.
L’Ufficio parlamentare per il bilancio (Upb) ha dedicato un focus al “dibattito sulla flessibilità pensionistica”. Il Sole 24 Ore riporta le conclusioni di questo studio, in cui si evidenzia che l’Ape è meno conveniente per i lavoratori, ma “comporta un minore coinvolgimento dei conti pubblici”. L’Upb ha anche stimato i costi della proposta di legge Damiano sulla flessibilità in oltre 3 miliardi di euro iniziali (8 nel 2024), mentre la pensione anticipata ipotizzata da Boeri costerebbe 650 milioni di euro nel 2017 e 2,8 miliardi nel 2024. Tornando all’Ape, l’Upb ritiene che l’utilizzo della pensione integrativa mediante la Rita difficilmente potrà essere “subito risolutiva”.
Ugo Intini ha recentemente pubblicato un nuovo libro “Lotta di classe tra giovani e vecchi?”, in cui, inevitabilmente si tratta anche il tema delle pensioni. L’ex parlamentare segnala in particolare che tra il 1990 e il 2014 i lavoratori più giovani hanno visto diminuire il loro reddito reale, mentre quello degli over 55 è aumentato. “Vent’anni fa le famiglie con capofamiglia under 34 e over 65 avevano una ricchezza sostanzialmente uguale. Adesso le famiglie degli anziani hanno una ricchezza tre volte più alta di quella dei giovani”, segnala Intini. Giorgio Benvenuto, Presidente della Fondazione Nenni che ha partecipato a una recente presentazione del libro di Intini, ha evidenziato l’importanza di alcuni dati contenuti nel testo e ha dichiarato che “pensare a un sistema delle pensioni che si regga solo sui contributi dei datori di lavoro e dei lavoratori non è realistico. È un sistema che non regge perché non tiene conto delle variabili demografiche ed economiche. Con l’economia ormai ferma da anni gli equilibri saltano”.