Nessuna inversione di rotta da Palazzo Chigi e dal Nazareno sulle riforme, come quella delle pensioni: Matteo Renzi non intende concedere nulla alla minoranza del Partito Democratico. Le uniche modifiche che il governo potrebbe discutere sono quelle all’Italicum, ma in Parlamento e solo se ci sarà una maggioranza netta. Il governo sta lavorando ad un anticipo della pensione per garantire più flessibilità al sistema previdenziale. Si era ipotizzato un tetto di tre anni per lo sconto massimo sull’età, ma potrebbe salire a 3 anni e 7 mesi. L’Ape rappresenta l’intervento più complesso del pacchetto previdenza a cui sta lavorando il governo: si ipotizzano interventi a favore dei lavoratori impegnati in attività faticose e per chi ha cominciato a lavorare da minorenne. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, sono previste nuove regole per sommare i contributi versati in gestioni differenti per raggiungere i requisiti minimi per andare in pensione senza oneri.
La riforma delle pensioni prevede una revisione più strutturale del sistema contributivo: lo ha annunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, il quale ha poi assicurato che non verrà messo in pericolo l’equilibrio dei conti assicurato dalla Fornero. Bisognerà, però, affrontare il delicato tema della flessibilità per chi sta nel contributivo puro, cioè per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995, visto che la riforma Fornero assicura solo a chi matura una pensione di circa 1.500 euro al mese. Si tratta di una facilitazione paradossalmente riservata ai ceti medio-alti. Inoltre, Nannicini ha spiegato nell’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore che bisogna discutere delle misure di solidarietà del sistema previdenziale affinché aiutino le carriere discontinue a colmare alcuni vuoti contributivi. Questo è un problema di molti giovani precarsi che rischiano di non maturare mai un minimo di pensione. Inoltre, bisognerà riflettere anche sulla possibilità di non aumentare l’età per la pensione per chi svolge lavori pesanti o fare in modo che avvenga più lentamente rispetto agli altri.
La Riforma Pensioni 2016 è ormai abbastanza chiara tra le file del Governo, in attesa della discussione degli ultimi dettagli. Con ogni probabilità, come scrive oggi Affariitaliani.it, Poletti e Nannicini dopo l’ampio lavoro eseguito potrebbero apportare delle modifiche su alcuni punti della riforma, senza tuttavia stravolgere l’intero progetto. In una intervista a Il Sole 24 ore, lo stesso Nannicini ha confermato che nella prossima Legge di Stabilità verranno inserite ulteriori misure previdenziali. La base di partenza è quella secondo la quale “non tutti i lavoratori e i lavori sono uguali”. Nei progetti di Nannicini, oltre all’Ape, ovvero all’anticipo di pensione che permetterà di lasciare il lavoro a 63 anni, la riforma pensioni 2016 prevedrà anche la modifica del meccanismo di adeguamento automatico della soglia di età per l’accesso alla pensione alla speranza di vita. Ed ancora, flessibilità anche per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995 e non ha redditi e “misure di solidarietà interne al sistema previdenziale che aiutino le carriere discontinue a colmare alcuni vuoti contributivi”. Quest’ultimo punto, va a riguardare nello specifico molti giovani precari che rischiano di non riuscire mai a maturare un minimo di pensione.
Cesare Damiano ha deciso di commentare i dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), che ha fatto una valutazione della sua proposta di riforma delle pensioni, che costerebbe 3 miliardi l’anno prossimo, per poi arrivare a 8 miliardi nel 2024. “Le simulazioni dell’Upb – ha detto Damiano – che escludono dal calcolo i dipendenti pubblici, si basano sull’ipotesi che tutti gli aventi diritto sfruttino l’opportunità di anticipare l’uscita dal lavoro. Questo aspetto va tenuto in grande considerazione: se la platea dei potenziali fruitori di una nuova normativa sulla flessibilità è calcolata al 100%, il costo è ovviamente molto più elevato. L’Upb, non disponendo di dati disaggregati, può fare solo questo tipo di calcolo per dare una indicazione dell’ordine di grandezza dei costi”.
Per l’ex ministro del Lavoro, quando lo stesso calcolo viene fatto dall’Inps o dalla Ragioneria Generale dello Stato, “che dispongono dei dati, è evidente che abbiamo delle sopravvalutazioni di costo che impediscono, nei fatti, di fare le leggi”. “Le platee calcolate al 100% non distinguono tra lavoro e lavoro: è come dire che hanno la stessa propensione ad andare in pensione anticipata gli addetti ai forni della siderurgia e i docenti universitari e che, soprattutto, hanno la stessa aspettativa di vita”, ha aggiunto Damiano.