Governo e sindacati hanno trovato un accordo sull’uscita anticipata dal mondo del lavoro ed in particolare dando la possibilità a 63 anni di uscire con un massimo di 3 anni e 7 mesi in anticipo rispetto al vincolo previsto dalla legge Fornero. Tuttavia ci sono ancora importanti nodi da sciogliere per arrivare al traguardo finale. In particolare la questione più delicata continua ad essere quella della restituzione del prestito necessario per accedere prima al sistema previdenziale. Si parla di una triplice tipologia di Ape.
La prima è quella sociale ed ossia diretta a lavoratori che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali oppure invalidi e via dicendo. In questo caso per effetto di un meccanismo di detrazioni fiscali, la restituzione dovrebbe essere di bassa entità. La seconda è l’Ape volontaria che prevederà una rata di restituzione molto pesante intorno al 7% e quindi l’Ape per le ristrutturazioni aziendali dove la maggior parte degli oneri finirà per essere saldatà dalle stesse aziende.
Elsa Fornero è intervenuta oggi ad Agorà, la trasmissione di Rai 3, commentando l’Ape che è al centro del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. L’ex ministro del Lavoro ha ricordato che la sua riforma pensionistica resta in vigore che quindi “passa il principio che bisogna pagare la pensione con i propri contributi”. Nessuna controriforma, in buona sostanza. In passato la Fornero aveva evidenziato la necessità di intervenire in favore dei lavoratori precoci, un tema su cui la Cgil ha evidenziato la mancanza di ipotesi di intervento da parte del Governo.
Per Cesare Damiano, il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni ha fatto segnare dei passi in avanti. “Sembrano ormai consolidati alcuni punti importanti: la quattordicesima per i pensionati ricalcherà il modello del 2007 e ne godranno coloro che percepiscono fino a 1.000 euro di pensione al mese (il tetto attuale è di circa 700 euro). L’erogazione sarà differenziata in base ai contributi versati e non sarà, quindi, assistenziale ma previdenziale. Un buon risultato per le pensioni più basse”, ha detto l’ex ministro, ricordando poi le caratteristiche peculiari dell’Ape. Damiano ha aggiunto che in ogni caso “saranno decisive le soluzioni che verranno adottate per i precoci e per gli esodati dell’ottava e ultima salvaguardia per dare una valutazione complessivamente positiva a queste importanti correzioni all’attuale sistema pensionistico”.
Susanna Camusso frena gli “entusiasmi” dopo il confronto tra Governo e sindacati dopo il confronto di ieri. “Tutti danno per scontato l’intesa ma nessuno è in grado di dire l’entità delle cifre sul tavolo. C’è troppo entusiasmo, è una partita delicata che ha bisogno di discussione”, ha detto il Segretario Generale della Cgil parlando a Radio anch’io.
La sindacalista ha anche aggiunto che le cifre di cui ha sentito finora parlare da parte del Governo risultano insufficienti per gli interventi di cui ci sarebbe bisogno in materia previdenziale. In questo senso la Cgil, in una nota diffusa ieri, aveva espresso preoccupazione “per lo svuotamento di un intervento sul tema del lavoro precoce, anche smentendo diverse ipotesi che erano state prospettate nel corso degli incontri che si sono tenuti nelle settimane precedenti”.
Dopo l’incontro con il Governo sulla riforma delle pensioni, la Cisl guarda già al 21 settembre, quando ci sarà un confronto “definitivo” sugli interventi previdenziali che l’esecutivo si impegnerà a realizzare. Maurizio Petriccioli, Segretario confederale della Cisl, ha ricordato che l’anticipo dell’età pensionabile previsto dall’Ape, 3 anni e 7 mesi, si avvicina alla richiesta di 4 anni fatta dalle organizzazioni sindacali. In generale, quindi, c’è una certa soddisfazione per il confronto avuto, anche se si attende di avere il quadro definitivo degli interventi in occasione appunto dell’incontro del 21 settembre, al quale parteciperanno i Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
Nella giornata di ieri si è consumato presso il Ministero del Lavoro a Roma, un importante incontro sulla riforma delle pensioni (e sull’Ape) tra i rappresentati del Governo ed in particolare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, e le parti sociali. Un incontro sulle pensioni dal quale è stata trovata una importante intesa sull’uscita anticipata dal mondo del lavoro per mezzo dell’Ape, permettendo a partire dai 63 anni di età di andare in pensione a fronte di penalizzazioni direttamente proporzionali al reddito. Una misura sulle pensioni che verrà messa a disposizione dei cittadini in fase sperimentale per due anni. Il prossimo giovedì 15 settembre potrebbe essere una data altrettanto importante in quanto alla Camera, il Governo risponderà in Commissione Lavoro circa quelli che sono i propri intendimenti sull’Ottava Salvaguardia che dovrebbe consentire di chiudere una volta per tutte la questione degli esodati. Una risposta che il Governo deve all’onorevole Walter Rizzetto che aveva ufficialmente sollevato la questione in aula focalizzando l’attenzione su lavoratori che avevano siglato accordi prima del 2012 per lasciare il proprio posto di lavoro. Vedremo se il Governo deciderà di occuparsi degli esodati in via definitiva in questa Legge di Stabilità oppure se vorrà rimandare la faccenda all’inizio del nuovo anno.
Il tavolo di confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni non ha ancora trovato una soluzione per i lavoratori precoci. Lo scrive Ivan Pedretti, Segretario generale dello Spi-Cgil, in un post su Facebook in cui spiega che molti interventi in materia previdenziale sono stati definiti, come l’ampliamento della no tax area e della platea dei beneficiari della quattordicesima. Tuttavia vi sono ancora “alcuni nodi da sciogliere, come ad esempio la definizione esatta e concreta delle risorse a disposizione e la soluzione del problema dei precoci. Ci stiamo lavorando. Vi terrò aggiornati”, aggiunge il sindacalista.
Tra le parole che Tommaso Nannicini ha pronunciato ai microfoni di Presadiretta in tema di riforma delle pensioni ve ne sono alcune molto interessanti riguardanti l’Ape. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha infatti spiegato che “un anno d’ anticipo costerà una cifra che va da 50 a 60 euro al mese per 20 anni, mentre tre anni di anticipo costeranno dai 150 a 200 euro al mese”. Queste penalizzazioni dovrebbero essere diminuite e persino azzerate “se sei particolarmente meritevole di tutela, in condizioni di bisogno e hai un reddito basso”.
Giornata molto importante quella odierna per il futuro del sistema previdenziale in ragione dell’incontro tenutosi nel Ministero del Lavoro tra il sottosegretario alla Presidenza Tommaso Nannicini e le varie sigle sindacali. Un incontro nel quale è stato trovato un primo punto ufficiale di condivisione tre le parti in campo che riguarda il nuovo meccanismo per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per mezzo della cosiddetta Ape. In particolare c’è intesa sull’età dalla quale sarà possibile usufruirne che è stata fissata in 63 anni ed ossia 3 anni e sette mesi prima rispetto alla soglia imposta dalla riforma Fornero. Ad annunciarlo è il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriocioli che a margine dell’incontro ha dichiarato: “Sessantatre anni è la mediazione arrivata oggi, ma che era in viaggio da un po’ di tempo”.
Tommaso Nannicini ha anticipato quelle che sono le intenzioni del Governo sulla riforma delle pensioni, in particolare sull’Ape. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, parlando a Presadiretta, ha spiegato che la flessibilità sarà per tutti, lavoratori dipendenti, compresi quelli pubblici, e autonomi. L’intervista integrale al programma di Rai 3 andrà in onda questa sera, quando si conoscerà anche l’esito dell’incontro tra Governo e sindacati previsto oggi proprio sul tema della riforma delle pensioni.
È iniziato l’incontro tra Governo e sindacati per fare il punto sulla riforma delle pensioni. A rappresentare l’esecutivo c’è il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, mentre per le parti sociali sono presenti i segretari confederali Vera Lamonica (Cgil), Maurizio Petriccioli (Cisl) e Domenico Proietti (Uil). Quest’ultimo ha spiegato che il confronto dovrebbe portare a un “affinamento quasi conclusivo” degli interventi in materia previdenziale da inserire nella Legge di stabilità.
Mentre Governo e sindacati si preparano a un nuovo confronto, Cesare Damiano ritiene che per finanziare interventi in favore delle pensioni “più povere” e della flessibilità si possa far ricorso a una misura simile al contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, introdotto dal Governo Letta, che scade quest’anno. Per l’ex ministro del Lavoro, non si potrebbe pensare direttamente a una proroga, “ma nulla vieta di individuare un’altra misura di analogo significato”. Sempre a proposito delle pensioni più basse, Damiano ritiene condivisibile l’ipotesi di Tommaso Nannicini: “rivalutare la quattordicesima alzando l’attuale tetto fino alle pensioni da 1.000 euro mensili e mantenendo la differente erogazione ‘una tantum’ annuale in base ai contributi versati (attualmente si tratta di circa 300, 400 e 500 euro)”.
Oggi si decide tanto del futuro della riforma pensioni 2016: assieme all’incontro del prossimo 21 settembre, oggi si tiene l’incontro tra governo e sindacati che dovranno negoziare le misure introdotte all’esame di legge dagli studi di governo, Inps ed esperti nel settore previdenziale. Dall’anticipo pensionistico fino al rapporto con le minime e la quattordicesima: tutti i temi cardine della riforma pensioni saranno discussi tra oggi e il prossimo incontro per arrivare poi alla presentazione in Legge di Stabilità verso metà autunno. Intanto, una importante intervista tenuta da Tommaso Nannicini a Repubblica anticipa in qualche modo tutti quei provvedimenti e atti che saranno implementati nella riforma pensioni al di là della presenza o meno dell’Ape di cui oggi si discuterà notevolmente. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha dichiarato come «Ci sara’ un intervento anche sui redditi da pensione. In particolare sui redditi da pensioni basse. Parliamo dei redditi da pensione sotto i 1000 euro. Ci sarà un aiuto agganciandosi prevedibilmente all’istituto della 14esima, ci sarà un bonus che e’ legato ai contributi versati, si arriva fino a 400 euro». Ma non solo, visto che ci saranno anche importanti misure su lavoratori precoci e usuranti, sull’Ape ma anche norme che invece non verranno prese in considerazioni, come il toccare al ribasso le pensioni considerate alte, nonostante la richiesta pressante di Tito Boeri. «e’ difficile fare queste ipotesi, avere i dati necessari per farlo, rischi di fare danni. Rischi davvero di tagliare pensioni alte ma meritate, oppure di toccare pensioni che sono generose rispetto ai contributi versati ma sono basse. Il rischio di mettere le mani nelle tasche sbagliate e’ troppo grosso. Abbiamo deciso di fermarci», conclude Nannicini.
La riforma pensioni toccherà molti punti ma non prevederà un ritocco per le pensioni alte, come invece continua a richiede l’istituto previdenziale nazionale dell’Inps tramite il proprio presidente Tito Boeri. La porta “chiusa” è stata ribadita dal governo con le parole di Tommaso Nannicini a Repubblica: il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha voluto replicare così alle richieste di Boeri. «Questo tipo di ricalcoli non sono semplicissimi – risponde Nannicini – richiedono molte ipotesi e molti dati. E devi stare molto attento perché non si riesce a fare con il bisturi del chirurgo questa distinzione un po’ intellettualistica. Rischi di fare danni. Rischi davvero di tagliare pensioni alte ma meritate, oppure di toccare pensioni che sono generose rispetto ai contributi versati ma sono basse». In sostanza, niente mani in tasca alla pensioni “ricche”, ovvero quelle molto più alte rispetto ai contributi versati, per “il rischio di mettere le mani in tasche sbagliate”.
Sul tema della riforma pensioni 2016 domani il programma Presa Diretta mostrerà l’ampia intervista al presidente Inps, Tito Boeri, che sul tema previdenziale ha rilasciato dure dichiarazioni contro il mondo della politica. Come riporta l’Ansa dalle anticipazioni, «Il problema vero che noi abbiamo oggi in Italia è quello dell’equità e non quello della sostenibilità finanziaria del nostro sistema pensionistico». Il riferimento al mondo della politica è evidente nel suo secondo passaggio davanti alle telecamere: «Ci sono delle persone che oggi hanno dei trattamenti pensionistici, o hanno dei vitalizi, come nel caso dei politici, che sono del tutto ingiustificati alla luce dei contributi che hanno versato in passato. Abbiamo concesso per tanti anni questo trattamento privilegiato a queste persone». La domanda finale riflette sul cambiamento che intende portare all’Inps attuale: «Per chi ha degli importi molto elevati di prestazioni, non è il caso di chiedere loro un contributo che potrebbe in qualche modo rendere, alleggerire i conti previdenziali?».
Il tema e il momento sono delicati, la riforma pensioni è alle porte e l’incontro di domani con i sindacati è inutile dire che sarà un momento cruciale per mettere a punto costi, coperture e futuro dell’impianto previdenziale dei prossimi anni. Le Legge Fornero sarà stravolta, come volevano in tanti anche se ovviamente restano molto dubbi sull’effettiva sostenibilità dei cosi in piano al governo per la riforma pensioni: Tommaso Nannicini su Repubblica ha ammesso come su tutti, «L’anticipo pensionistico e’ per tutti, indipendentemente dalla gestione previdenziale. Quindi vale per gli autonomi, per le partite Iva della gestione separata, vale per artigiani, commercianti». Ha cercato anche di tranquillizzare i cittadini lavoratori dopo le possibile garanzie che avrebbero potuto venir meno nel richiedere l’Ape, come annunciato da molti studi vicino ai sindacati e alle opposizioni. Secondo il Governo, «Non si rischia niente, non ci sono garanzie che richiede l’APE. Non si rischia l’auto, non si rischia l’immobile, gli eredi non rischiano di vedere qualcosa che ricade sulla pensione di riversibilità perche’ tutto sarà coperto da un’assicurazione». Ma per quanto riguarda i costi dell’operazione? Confermate finora tutte le anticipazioni: si arriverà per l’Ape con tagli fino al 15-20% in corrispondenza del massimo anticipo per le categoria di lavoratori non meritevoli di tutela. «Il prestito sarà erogato da una banca che poi lo girerà all’Inps. Coinvolgere il sistema bancario era l’unica strada percorribile perche’ “altre strade costavano tra 7 e 10 miliardi», chiude ancora Nannicini.
Per la Riforma Pensioni in discussione tra i banchi del Governo e l’istituto nazionale Inps domani arriva il d-day con l’incontro con i sindacati che potrà arrecare qualche modifica al piano previdenziale da presentare nella prossime Legge di Stabilità. Mentre sale l’attesa con le modifiche possibili richieste dalle sigle sindacali e con le risposte del Governo: su Repubblica il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, ha svelato qualche anticipazione sul piano pensioni, specie sul tema della quattordicesima sotto i mille euro. «Ci sarà un aiuto, agganciandosi prevedibilmente all’istituto della 14esima, un bonus che è legato ai contributi versati, si arriva fino a 400 euro». Il bonus era stato anticipato dallo stesso ministro del Lavoro Poletti qualche mese fa e rilanciato da Renzi nelle sue ultime uscite pubbliche sul tema pensioni: non sarà facile vista la battaglia di questo tema per i sindacati, anche se qualche segnale di apertura lo aveva lanciato la Cisl plaudendo l’intenzione del governo di intervenire su le tante pensioni al di sotto della soglia di 1000 euro mensili.
Mentre qui sotto vi abbiamo riportato frammenti della lettera sulla riforma pensioni scritta dal direttore di Libero Vittorio Feltri al premier Renzi, ovviamente il presidente del Consiglio non si è lasciato sfuggire l’occasione di replicare cortesemente alla missiva, rilanciando i temi della pensione che lo stesso Feltri metteva in dubbio come efficacia rispetto all’intervento o meno sulle pensioni basse. È un modo anche per ribadire quale sono le priorità del piano pensioni del governo: «nessuno tocca le pensioni retributive. Chi prende una certa cifra, anche se inferiore rispetto a quanto effettivamente versato, non rischia in alcun modo di vedersela ridotta. Le pensioni, oggi, sono sicure per tutti. Per la prima volta in Italia, dopo anni, ne converrà che si parla di pensioni non per ridurle, ma per aumentarle. Tra intervento sulle pensioni basse e meccanismi per favorire l’ anticipo di uscita, sulla previdenza vogliamo mettere più soldi, e non di meno come accaduto in passato», scrive Renzi in risposta a Feltri. Equità come stella polare, parole di Renzi, visto come unico modo per uscire dalla crisi: la realtà di Inps e piano previdenziale dei prossimi anni lo confermeranno o smentiranno?
Nella Riforma Pensioni che domani attende una giornata importante per l’incontro tra Governo e Sindacati, il primo di un doppio tavolo che dovrebbe istituire la struttura definitiva della norma previdenziale 2016, le acque dell’esecutivo vengono agitate da una lettera aperta a Renzi del direttore di Libero, Vittorio Feltri. Il collega nel suo scritto al Presidente del Consiglio riporta il problema secondo lui che ancora non verrà risolto da questa riforma, seppur riconosca il buon intento di alzare le pensioni minime. «L’ Inps introita ogni mese i contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro. Questi soldi, oculatamente amministrati, dovrebbero essere restituiti in toto a chi li ha versati quando, a una certa età , va in quiescenza. Non si tratta di un regalo, bensì del rimborso di somme elargite in anticipo». Secondo Feltri non può essere ancora che nel 2016 i soldi versati dai lavoratori vadano per pagare anche maternità, cassa integrazione e immobili dello stato: «è sbagliato. O meglio, è giusto dare una pensione anche a chi non ha versato contributi, ma non dovrebbe essere la Previdenza a provvedere alla bisogna. Certe spese, come la maternità, la cassa integrazione eccetera andrebbero sostenute attingendo alla fiscalità generale, separando la Previdenza dall’ assistenza».
Si intensificano sempre di più i contatti tra il Governo e le varie sigle sindacali nel tentativo di trovare un punto d’intesa condiviso in pieno per quanto concerne le misure da adottare per fatìre la riforma delle pensioni. Sono stati già messi in agenda due importanti incontri che potrebbero rivelarsi decisivi: il primo è stato fissato per domani lunedì 12 settembre ed il secondo per il giorno 21. Intanto nella serata di ieri, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è stato presente alla festa del Partito Democratico di Modena nel corso della quale si è parlato anche e soprattutto di pensioni e lavoro. Il tema del dibattito a cui il Ministro ha preso parte era “Lavoro e pensioni. Che autunno ci aspetta?”. All’incontro erano presenti Francesco Laforgia deputato del Partito Democratico, Ivan Pedretti segretario nazionale della Spi-Cgil, Giorgio Graziani segretario generale regionale della Cisl e Davide Baruffi deputato del Partito Democratico. Un incontro nel quale l’attenzione è stata posta su alcuni temi piuttosto cari a lavoratori e pensionati come la flessibilità per mezzo dell’Ape, l’opzione donna, l’aumento delle minime con l’allargamento della quattordicesima a oltre 2 milioni di italiani, la possibile Ottava Salvaguardia e il bonus contributivo a favore dei cosiddetti pensionati precoci.