Tra il prossimo 6 e 12 settembre il Governo ed i sindacati avranno modo di confrontarsi altre tre volte sul tema della pensioni. Sul tavolo ci sono diverse proposte come quella dell’uscita anticipata dal mondo del lavoro senza incorrere in pesanti penalizzazioni per i lavoratori, il bonus contributivo per i lavoratori precoci e l’opzione donna. Tuttavia il punto cruciale resta quello delle risorse da destinare che di fatto danno il senso di quanto efficace possa essere la riforma. Ma quanto servirebbe? Stando ai calcoli fatti dai sindacati sarebbero necessari almeno 2,5 miliardi di euro, cifra che potrebbe non essere pareggiata dal Governo che ha sempre parlato di 1,5 o al massimo 2 miliardi di euro, il che lascia intendere come ci possa essere uno scontro su questo determinato argomento.
Il Governo ed in particolare il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ed il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, sta portando avanti una intensa opera di concertazione con i sindacati allo scopo di individuare delle soluzioni condivise per alcuni ambiti piuttosto importanti del sistema pensionistico. Nello specifico le misure più urgenti e necessarie andranno a consentire un meccanismo per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro senza eccessive penalizzazioni per il datore di lavoro, si occuperanno dei cosiddetti lavoratori precoci e la cosiddetta opzione donna. Tanti temi che arriveranno ad un punto di svolta nei prossimi incontri in programma: infatti l’agenda del Governo prevede nuovi incontri nei giorni 6, 7 e 12 settembre. Soltanto dopo queste date sarà possibile avere un quadro più fedele di quelle che sono le intenzioni dell’attuale esecutivo.
Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, tramite una nota stampa diffusa in queste ore, ha ricordato come stia per essere attuato il Piano Nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Nello specifico Poletti ha ricordato ai cittadini come da quest’oggi sia possibile presentare la domanda per essere ammessi al beneficio della cosiddetta SIA (Sostegno per l’Inclusione Attiva). Si tratta di un beneficio di natura economica che viene esercitato a favore di quanti ne faranno richiesta a patto che venga data disponibilità ad aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa. Stando a quanto sottolineato dallo stesso Ministro nella nota, il progetto dovrebbe dare supporto a circa 200 mila famiglie italiane andando a toccare circa un milione di persone tra genitori e figli.
In attesa dei prossimi incontri in cui Governo e sindacati torneranno a parlare di riforma delle pensioni, il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso, nel corso di una recente intervista ha evidenziato un importante aspetto del sistema previdenziale assolutamente da affrontare. La Camusso nello specifico ha rimarcato: “Sul versante più strettamente previdenziale, bisogna correggere a fondo un sistema contributivo così rigido da sembrare puramente assicurativo. In realtà, il nostro è sistema previdenziale, di welfare, che deve quindi garantire dei tassi di solidarietà e di redistribuzione. Cioè bisogna costruire meccanismi che coprano tutti coloro che sono entrati molto tardi e in condizioni precarie nel mercato del lavoro. Dobbiamo immaginare un meccanismo che valorizzi le carriere costruite in questo modo e fin da subito immaginare percorsi di solidarietà generale che coprano, ad esempi i buchi contributivi”.
La riforma delle Pensioni e dell’intero sistema pensionistico dei prossimi anni, in queste settimane è senza dubbio il tema più dibattuto nell’ambito della politica italiana. Il Governo ed i sindacati si incontreranno nuovamente per cercare di delineare delle soluzioni efficaci e condivise. In attesa che questo avvenga nella giornata di ieri i sindacati hanno avuto un altro appuntamento molto importante ed ossia un confronto con gli esponenti di Confindustria. Il punto caldo dell’incontro è stato quello dell’uscita anticipata dal mondo del lavoro per mezzo della cosiddetta Ape. Una misura largamente condivisa anche se il nocciolo della discussione è rappresentato dalle risorse che il Governo ha intenzione di stanziare e che eventualmente renderebbero meno pesante l’uscita per gli stessi lavoratori. Tuttavia il punto chiave del confronto è stato la fine del versamento di mobilità ed in particolare quello 0,3% pari a circa 600 milioni di euro che è intenzione del Governo utilizzare per aggiungere ulteriori risorse all’Ape e per estendere la quattordicesima ad una platea più ampia di pensionati (circa 1,5 milioni in più).
È sul tavolo di tanti organi in questo 2016 caldissimo dal punto di vista previdenziale: il Governo è sempre alle prese con la questione relativa alle possibili modifiche ad adottare allo scopo di migliorare il sistema previdenziale italianoin alcuni aspetti. Il prossimo 14 settembre 2016 è in programma un nuovo incontro con le parti sociali ed in particolar modo con il comitato di coordinamento dei pensionati autonomi (CUPLA) di cui fa parte anche l’ANAP Confartigianato. Il presidente della sezione di Asti, Luigi Poggi, nel corso di una recente intervista ha parlato per l’appunto di questo importante appuntamento nel quale dovrebbe essere presente oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini anche il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Poggi ha voluto anticipare come nel corso dell’incontro il Cupla presenterà al Governo alcune proposte che sono frutto di analisi effettuate su uno studio che l’Anap ha voluto commissionare ad un noto centro di ricerca. L’analisi è stata effettuata con l’obiettivo di migliorare alcuni aspetti negativi dell’attuale sistema.
Il Cupla, in vista della riforma delle pensioni, il prossimo 14 settembre presentare al Governo delle proposte di modifiche dell’attuale sistema previdenziale ben precise. Le ha volute anticipare e spiegare il Presidente dell’Anap Confartigianato di Asti, Luigi Poggi. Ecco quanto evidenziato da Poggi: “Tutti sanno che i poveri in Italia sono oltre 4 milioni e mezzo e tra questi buona parte sono proprio i pensionati. Credo che sia giunto il momento di pensare anche a loro e di adeguare le nostre pensioni minime a quelle indicate dall’Unione Europea. Tra il 2009 ed il 2016, da una parte, il valore reale delle pensioni medio basse si è ridotto a causa dell’inasprimento del prelievo fiscale successivo dall’altra, il meccanismo normativo di indicizzazione, combinato con l’inasprimento del prelievo tributario, ha generato una costante e progressiva perdita del poter d’acquisto delle pensioni medie e medie alte”. Insomma, l’incontro del 14 settembre sarà senza dubbio utile quanto meno a capire quali siano le reali intenzioni del Governo Renzi.
Mentre i sindacati portano avanti una delicata partita con il Governo per arrivare a quelle necessarie riforme del sistema pensionistico, lo stesso Esecutivo Renzi deve fare i conti con l’ira della magistratura che di certo non ha gradito la proroga molto ristretta dell’età pensionabile approvata non meno di 48 ore fa. Tra i primi a protestare il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti che di fatto è rimasto fuori dalla proroga come tanti altri: “La proroga serve solo a mantenere ai loro posti in Cassazione il Primo Presidente Giovanni Canzio e il Procuratore generale Pasquale Ciccolo, evidentemente ritenuti indispensabili, ed è stata allargata a qualcun altro. Ma mi sembra incostituzionale e auspico che il Parlamento la modifichi in sede di conversione in legge, tornando al regime dei 70 anni più 2 a domanda, chiesto dall’Anm”.
Il prossimo martedì 6 settembre è in agenda un incontro tra il Governo (probabili le presenze del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini) ed i sindacati per cercare di convergere su soluzioni condivise per modificare alcuni aspetti dell’attuale sistema pensionistico. Tra i temi più annosi c’è senza dubbio quello dei lavoratori precoci nei confronti dei quali c’è in ballo la prospettiva di riconoscere un bonus contributivo di 4 o 6 mesi per ogni anno di lavoro prestato durante il periodo in cui non erano ancora maggiorenni. Inoltre, si parla anche dell’ipotesi della quota 41 per permettere l’accesso al mondo previdenziale. Evidentemente si tratta di soluzioni auspicabili per le quali tuttavia sarà decisivo il nodo delle risorse di cui il Governo dispone per la loro realizzazione. Tra pochi giorni si conosceranno maggiori dettagli in merito.
Il tema delle pensioni continua ad essere di grande attualità con il Governo Renzi che sta cercando di trovare delle soluzioni condivise per modificare il sistema previdenziale. Sull’argomento è intervenuta Susanna Cammusso, segretario generale della CGIL, che ha rimarcato la necessità di trovare una “soluzione perché non c’è prospettiva previdenziale per i giovani, perché non si può vivere nella forbice tra imprese che hanno bisogno di innovare e contemporaneamente vedono allungarsi l’età. Perché non ci può essere l’idea che se uno va a lavorare, come a tanti è successo e succede, a 14-15 anni poi deve avere la prospettiva di arrivare fino a 70 anni. Perché non può essere che se un lavoratore, per ragioni spesso non dipendenti dalla sua volontà, è passato dal pubblico al privato, deve ripagarsi i contributi per poter andare in pensione”.
Gli animi si scaldano sulla Riforma Pensioni con i sindacati, specie la Cgil, sul piede di guerra se permane lo stallo sul piano previdenziale, così come è presentato ora: In sostanza, a Susanna Camusso non piace per nulla l’Ape proposto e le misure di Inps e governo non convincono. «Sedici milioni di pensionati in Italia attendono risposte, da troppo tempo. Se non ci saranno siamo pronti anche a mobilitarci», spiega Ivan Pedretti, segretario nazionale dello Spi Cgil, intervenuto alla Festa dei pensionati in Trentino Alto Adige. Secondo Pedretti poi è del tutto necessario riunire le generazioni: «basta con le politiche che mettono in contrapposizione giovani e anziani, noi proponiamo un fondo, alimentato dal contributo di tutti i cittadini, che li sostenga nei periodi di sospensione dell’attività lavorativa».
Per la linea della riforma pensioni 2016 non ci sono solo in prima linea sindacati, governo e Inps: altri attori vogliono giocare un ruolo da protagonisti per arrivare a formulare una proposta di legge che sia inclusiva di molti problemi legati alla struttura previdenziale italiana. Ecco dunque che il 14 settembre prossimo sarà importante la relazione che Confartigianato farà davanti al ministro Poletti, invitato al Convegno dove verrà presentata la relazione del Comitato di coordinamento dei pensionati autonomi. «Fisco, inadeguatezza dell’indicizzazione allargano il disagio tra i pensionati poveri: Credo che sia giunto il momento di pensare anche a loro e di adeguare le nostre pensioni minime a quelle indicate dall’Unione Europea», scrive Luigi Poggi, presidente ANAP Confartigianato di Asti. Le proposte per intero saranno presentate al governo, partendo da questa considerazione: «Questo processo di depauperamento, infine, sarà aggravato e accelerato nel prossimo futuro qualora il meccanismo di indicizzazione entrato in vigore all’inizio del 2014, che opera non per fasce di importo ma per importi complessivi, venisse esteso anche oltre il 2018», scrive nella nota ancora Poggi.
Si apre il mese di settembre, decisivo per la Riforma Pensioni 2016, visto che al termine di questi trenta infuocati giorni dovrebbe essere presentata al Parlamento la struttura definita e delineata della riforma pensioni, una delle misure più attese e urgenti per il governo Renzi. Tra i vari temi sollevati e ricorrenti in questi tempi, occorre fare un attimo di chiarezza sulla quesitone della flessibilità in uscita: il problema che molti pongono all’attenzione è la modifica alla Legge Fornero sulle pensioni, come ha annunciato di recente il sottosegretario all’Economia, Tommaso Nannicini. La flessibilità in uscita con i vari correttivi che sono in mano al membro del governo del Mef, secondo Pensioni Oggi, riguardano il prestito pensionistico pagato da banche e assicurazioni per tutti i lavoratori che hanno raggiunto i 63 anni di età del prossimo anno. Da ultimo, sembra che un intervento deciso verrà effettuato sulle carriere discontinue con la possibilità di consentire il cumulo gratuito di tutti i periodi assicurativi ottenuti nelle varie lesioni della previdenza pubblica con obbligo. Secondo il portale delle pensioni è certo un rilancio della previdenza integrativa, ma va detto che azzardare in questi casi misure definitive sulla riforma pensioni è rischioso, visti i prossimi colloqui sindacati-Inps-governo potrebbero di nuovo sconvolgere tutto.
Entro la fine di settembre, per quanto riguarda una parte della riforma pensioni 2016, si dovrebbe avere una struttura più o meno definitiva per la formula Opzione Donna. Da quanto riporta il portale Pensioni Oggi, le ultimissime sulla misura precisa per le donne vedono questa struttura: entro la fine del mese di settembre alle Camere verranno trasmesse delle relazioni sull’impiego di risorse messe a disposizioni dall’ultima legge di Stabilità. Si pensa che i risparmi debbano essere impiegati per il finanziamento di una ulteriore proroga della suddetta sperimentazione che potrebbe interessare anche le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1958. Le polemiche anche su questo aspetto della riforma pensioni continuano da mesi, ma ora saranno messe a tema nei prossimi incontri con i sindacati che dovrebbero finalmente partorire una forma definita dell’Opzione Donna.
L’Ape, il piatto forte della riforma pensioni 2016 frutto di un lavoro tripolare tra Inps, governo e sindacati, ogni giorno riporta possibili novità e miglioramenti visto che non tutti i protagonisti in campo – in primis il Presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano – sono convinti che l’anticipo di pensione sia la soluzione migliore. Per quanto riguarda l’ultima formula redatta e proposta da Tito Boeri, presidente Inps, si tratta di un bonus solo ai redditi familiari bassi, facendo di fatto diventare l’Ape come ha dichiarato lui stesso nella recente chiacchierata con il Sole 24Ore. Reddito minimo per quella fascia critica di lavoratori che faticano a rimanere sul mercato del lavoro e di fatto a rischio di povertà: per sintetizzare, l’anticipo di pensione ipotizzato dall’Istituto di previdenza nazionale avrebbe come riferimento il reddito familiare (tramite Isee) e non quello individuale visto che «come fa la quattordicesima che, proprio per questo, in 7 casi su 10 va a persone che povere non sono».
Stando al portale di Pensioni Oggi, si i permessi giornalieri che il congedo straordinario biennale danno diritto all’accredito di contributi figurativi utili per l’accesso al piano di prestazioni previdenziali. La Riforma pensioni prosegue nella discussioni tra governo e sindacati, ma intanto arrivano le novità nel mondo della disabilità e dell’assistenza: la norma del governo prevede un congedo straordinario sino ad un massimo di due anni nell’arco della propria vita lavorativa per ogni persona disabile. Ecco quanto riportato come indiscrezione da Pensioni Oggi sul fronte disabilità: «Il congedo spetta: 1) al coniuge convivente di soggetto con handicap in situazione di gravità accertata; 2) al padre o alla madre anche adottivi in caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti del coniuge convivente». Come terzo punto il congedo spetterebbe ad uno dei figli conviventi anche adottivi in caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti del padre e della madre; da ultimo, «ad uno dei fratelli o sorelle conviventi in caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti dei figli conviventi».
Per quanto riguarda le decisioni del Governo sulla Riforma Pensioni 2016 c’è ovviamente ancora molta distanza tra la richiesta dell’Inps, le pressioni dei sindacati e le fratture interne alla maggioranza: il premier Matteo Renzi, secondo quanto scrive il Corriere della era, non è pienamente convinto dalle due ipotesi più realistiche fatte dal Mef per “sistemare” al più presto la situazione pensioni. Estensione della quattordicesima, ovvero l’assegno in più incassato dai pensionati a basso reddito, e l’innalzamento della no-tax area, con una soglia appunto aumentata al di sotto delle quale non si pagherebbero le tasse. Ebbene, secondo il premier la situazione sarebbe alquanto macchinosa con entrambe le misure, e per questo spinge per uno suo vecchio pallino, le pensioni minime aumentate. Alla ripresa degli incontri in questi giorni con i sindacati si proverà anche questa terza strada ma non è per nulla semplice: «Estendere a tutti il bonus da 80 euro, come Renzi aveva detto all’inizio dell’anno, costerebbe 3,5 miliardi di euro. Troppo, visto che il pacchetto pensioni non dovrebbe superare i due miliardi e deve contenere uscita anticipata e ricongiunzioni gratuite», conclude il giornale milanese.
La Riforma Pensioni 2016, oggi 31 agosto, presenta una novità per quanto riguarda il sostegno contro la povertà – il SIA – che era stato previsto durante l’ultima legge di stabilità: ebbene, dal 2 settembre, riporta il portale di Pensioni Oggi, scatterà presso il Comune di residenza dei richiedenti. Via libera dall’Inps al modulo di domani per poter fruire il sostegno anti-povertà: in sostanza, con questa misura per il 2016 le famiglie disagiate nelle quali siano presenti persone minorenni, figli disabili o una donna in stato di gravidanza accertata potranno conseguire una Carta (denominata Carta SIA) grazie alla quale si potranno effettuare vari acquisti di prima necessità (in supermercati, farmacie, negozi alimentari, dove esista un circuito Mastercard). La carta ha valore annuale e viene ricaricata ogni bimestre con 80 euro al mese per ogni componente del nucleo familiare, fino ad un massimo di 400 euro complessivi.
Per la riforma Pensioni 2016 le scadenze e le date sono tante e variabili, anche perché spesso non sono chiare le priorità che governo, Inps e sindacati hanno sul piano previdenziale più importante della storia della repubblica italiana. Scadenze dettate da priorità, ognuno dà le sue ma l’accordo va trovato al più presto per arrivare ad un piano preciso e cadenzato nel cammino della riforma pensioni. In una intervista al Corriere della Sera il sottosegretario all’Economia del Governo Renzi, Pier Paolo Baretta, ha voluto sottolineare in maniere precisa e stringente quali sono le vere priorità del Mef: «la flessibilità in uscita, le ricongiunzioni onerose e le pensioni minime troppo basse». Secondo l’uomo del governo la misura prescelta per rilanciare il giro di incontri tra Esecutivo e Sindacati dovrà per forza di cosa rafforzare gli assegni dei pensionati in un pacchetto molto più vasto. «Il tutto deve stare dentro una manovra complessiva di rilancio dell’economia», conclude Baretta nella sua disamina. Le pensioni basse, come abbiamo già riportato ieri, hanno come opzione di vantaggio sulle altre ipotesi fatte quella delle quattordicesime, anche se persiste più di una perplessità per il presidente Inps, Tito Boeri. Il costo per ora, assieme all’Ape, riguarda un piano da 2 miliardi di euro: le priorità rimarranno dunque queste, al netto dell’alto costo della riforma?