I contratti statali, tra i vari comparti che dovranno essere rinnovati, hanno ovviamente una grossa fetta di importanza anche a livello comunicativo nel settore scuola. Uno dei punti infatti più caldi e sensibili per il governo – ricordiamo che il Pd ha perso tantissimi voti tra insegnanti e addetti ai lavori scolastici per le ultime politiche non proprio soddisfacenti su quel fronte – vede ancora parecchi problemi: le risorse, come sottolineano i sindacati del mondo Scuola, rischiano di rimanere solo “parole”. «Non solo non vi sono le risorse necessarie per garantire gli 80 Euro, ma non vi è traccia nemmeno di quelle necessarie per recuperare il potere di acquisto perso in questi ultimi nove anni, si stima che sia stato perso oltre il 15%», denuncia InformazioneScuola. L’aumento dunque generale a 85 euro per tutti gli stipendi del settore PA rimane ancora oscuro nelle coperture e sarà l’Aran con il ministro Madia a dover dare certezze su questo punto, in attesa della nuova Manovra di autunno che chiarirà le reali possibilità economiche per l’intera operazione di rinnovo dei contratti statali.
Non sono nuove le frizioni interne alle trattative governo-sindacati per quanto riguarda il rinnovo dei contratti statali, ma purtroppo questa nuova e ultima fase, quella decisiva, sembra non aver ancora cancellato la distanza tra la proposta del Ministero PA e i punti oscuri sottolineati dai sindacati e dalle sigle di categoria nel settore Pubblico. Uno dei punti nodosi resta quello della distribuzione delle risorse media messe in campo – gli ormai 85 euro cadauno – per circa 3 milioni di dipendenti pubblici: il ministro Madia ha ripetuto anche ad inizio trattative per il rinnovo degli statali, come prima di tutto saranno distribuite alle fasce di reddito più basse con una sorta di percorso a piramide rovesciata. Come però osserva il Sole 24 ore, il problema ora dovrà passare agli accordi puntuali con regioni ed enti locali, che già in passato hanno espresso non molto convincimento nel dover contribuire copiosamente alle coperture economiche per garantire l’aumento degli stipendi per i dipendenti statali. «Non è facile ipotizzare “piramidi” troppo diverse da settore a settore», scrive il quotidiano milanese, con l’Aran che ora dovrà cercare di arrivare almeno ad un accordo di massima con i sindacati prima di andare poi a “batter cassa” con gli enti locali. E non sarà per niente una passeggiata…
I contratti statali sono in pieno corso di discussione sotto il profilo del rinnovo e dell’intera trattativa sul settore dell’impiego pubblico, ma i problemi si scorgono già specie sul fronte delle coperture economiche: entro fine anno sarà stabilito il documento finale che i sindacati dovranno firmare con tutto il piano di rilancio e rinnovo dei contratti PA per i prossimi anni, ma sarà la Legge Finanziaria – l’ultima del governo Gentiloni, a meno di scossoni improvvisi – a mettere i veri punti chiave del rinnovo del settore pubblico. E proprio su questo montano i veri dubbi: secondo i conti effettuati dal Sole 24 ore, sommando le risorse necessarie per garantire l’aumento degli stipendi fissato a 85 euro medi lo scorso 30 novembre 2016 a Palazzo Vidoni, bisognerebbe sterilizzare praticamente tutto l’effetto della spending review degli ultimi anni, arrivando a livelli di spesa vicini a quelli del 2011 (ovvero in piena crisi economica).
Mentre i sindacati chiedono lumi sulla possibile copertura non totale della misura impostata dal Governo, alcuni rumors raccolti dal quotidiano economico milanese raccontano uno scenario diverso e non certo ben augurante: «l’aumento potrebbe tuttavia tradursi in un “premio legato alla produttività”, con una significativa diminuzione sia di risorse necessarie da mettere in campo in sede di rinnovo contrattuale che, come diretta conseguenza, dei beneficiari dell’incremento retributivo». Per eliminare lo spauracchio il lavoro del governo, dell’Aran e degli stessi sindacati saranno decisivi nei prossimi mesi, in modo da arrivare in autunno senza dover lasciare tutto alle possibilità “risicate” della Manovra, che già dovrà affrontare questioni molto delicate sul fronte economico, sul campo della spending review e sulla costante emergenza della ricostruzione in Centro Italia dopo il terremoto.