L’ALLARME DI MORANDO
Enrico Morando ha lanciato l’allarme: bloccando il meccanismo che adegua i requisiti pensionistici all’aspettative di vita, le pensioni si riducono. Il viceministro dell’Economia, intervenendo a Sky TG24, ha quindi spiegato che il blocco dell’aumento dell’età pensionabile si può di certo fare, ma ciò comporta un peggioramento delle prestazioni erogate, in quanto “ogni intervento sulla previdenza ha un costo”. Ha voluto poi aggiungere che con il sistema contributivo vigente, se si va in pensione prima è chiaro che si riceve un assegno di importo più basso. Per Morando, quindi, sarebbe più opportuno concentrare le risorse disponibili per altri interventi, come il taglio delle assunzioni per i giovani. Di certo le dichiarazioni di Morando faranno discutere e non mancherà chi le contesterà. Per esempio ricordando che un intervento sulla previdenza come la Legge Fornero non ha certo avuto un costo per lo Stato.
APPELLO DI SIMONETTI A DAMIANO
Roberto Simonetti attacca la Ragioneria Generale dello Stato e Tito Boeri, che “con la solita storia del ‘ce lo chiede l’Europa’”, “negano sul nascere la possibilità di sterilizzare l’adeguamento all’aspettativa di vita per le pensioni da effettuarsi entro fine anno”. Il deputato della Lega Nord ricorda che già oggi in Italia c’è un’età pensionabile più alta che nel resto dell’Ue. “Non ci facciamo spaventare dai burocrati di Stato, lautamente ben pagati, che nulla sanno di cosa sia la vita reale in fabbrica, in cantiere o nella bottega”, aggiunge in una nota Simonetti, che ricorda che la strada per cambiare la situazione non sta in “appelli e raccolta firme come stanno ipotizzando Damiano e Sacconi”, ma in proposte normative, come la pdl 4600 della Lega Nord “che sterilizza fino al 2022 l’adeguamento di vita in essere”. Il leghista chiede quindi a Cesare Damiano di calendarizzare la proposta di legge nelle prime sedute di settembre della commissione Lavoro della Camera, in modo da “arrivare a un testo finale condiviso prima della stesura della legge di stabilità prevista per i primi di ottobre”.
LE RICHIESTE DI CESARE DAMIANO
Cesare Damiano non ha dubbi: le parole della Ragioneria Generale dello Stato sui rischi derivanti dal mancato aumento dell’età pensionabile rappresentano “un intervento a gambina tesa, un altro tentativo per fermare il dibattito sulla revisione di un meccanismo che è più giustificato”. Per l’ex ministro del Lavoro si tratta comunque di un intervento migliore rispetto a quello di Tito Boeri, che aveva parlato di un costo pari a 141 miliardi di euro nel caso di eliminazione del meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita: “numeri campati per aria”, li definisce Damiano, che ricorda di aver semplicemente chiesto, insieme a Maurizio Sacconi, non di cancellare il meccanismo in questione, ma di studiarne uno nuovo che rallenti l’età pensionabile, visto che in Italia è già più alta che nel resto d’Europa.
Intervistato dal Corriere della Sera, il Presidente della commissione Lavoro della Camera evidenzia che il costo del rinvio di un anno dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, previsto per il 2019, sarebbe pari allo 0,13% dei risparmi ottenuti con le riforme delle pensioni dal 2004 al 2050. E ricorda che in ogni caso, per via della clausola di salvaguardia contenuta nel decreto salva-Italia, l’età pensionabile dovrà essere di almeno 67 anni nel 2021, quindi basterebbe rinviare il previsto aumento del 2019 di due anni. Anche perché tenere al lavoro gli anziani frena le prospettive di lavoro dei giovani. Rispetto alla Legge di bilancio, Damiano ritiene che oltre alla revisione del meccanismo sull’aspettativa di vita, bisognerebbe ampliare la platea dei beneficiari dell’Ape social.
LA RICETTA DI PAGLIA
Continuano a far discutere le considerazioni della Ragioneria generale dello Stato riguardo il possibile blocco dell’aumento dell’età pensionabile che dovrebbe scattare a partire dal 2019. Giovanni Paglia, sulla sua pagina Facebook, in un post scrive: “La Ragioneria dello Stato ci dichiara prigionieri in nome della Bce: nessun ritocco possibile alla riforma Fornero. Pensione a 67 anni, poi 68, 69 e via così, come un treno col pilota automatico lanciato contro un muro. Credo sia indispensabile ribellarsi”. Rispondendo a uno dei commenti, il deputato di Sinistra italiana segnala che a suo modo di vedere è possibile aumentare le risorse per interventi sulle pensioni, prendendole da altre voci del bilancio statale, come le spese militari, oppure aumentando le entrate con una lotta all’evasione fiscale più efficace o l’introduzione di una patrimoniale.
PROIETTI: NON TUTTI I LAVORI HANNO LA STESSA ADV
“È un intervento da cartellino rosso”. Così Domenico Proietti, intervistato dal Gr1 Rai, giudica quanto affermato dalla Ragioneria generale dello Stato a proposito degli effetti di un blocco dell’aumento dell’età pensionabile in Italia. “La Ragioneria finge di ignorare che l’età di accesso alla pensione in Italia è superiore di tre anni alla media europea: alzarla ancora a 67 anni sarebbe una vera e propria crudeltà verso i lavoratori”, ha detto il Segretario confederale della Uil, ricordando che “noi vogliamo discutere nel merito, sterilizzando questo aumento e preparando delle tabelle, perché’ non tutti i lavori sono uguali, non tutti i lavori hanno la stessa aspettativa di vita”. Il sindacalista ha anche voluto ricordare che il sistema pensionistico italiano è in equilibrio e che separando assistenza e previdenza, la spesa è inferiore alla media europea.
RICHIESTE UIL SULLA LEGGE DI BILANCIO
Gli ultimi dati Istat sulla produzione industriale, che hanno fatto registrare un rialzo, vengono salutati positivamente da Tecla Boccardo, Segretaria generale della Uil Molise, anche perché i settori che vanno bene sono presenti anche nel territorio. Per la sindacalista questi dati devono però spingere ad adottare “una manovra economica coraggiosa ed espansiva”. Secondo quanto riporta termolionline.it, la richiesta è quella di “affrontare, con energia, il tema dei redditi con una riduzione strutturale del peso fiscale sulle busta paga e sulle pensioni: se il danaro non gira, se le famiglie vivono in ristrettezze economiche consumano di meno e, se qualcosa riescono ad avanzare alla fine del mese, lo mettono da parte, non investono, non comprano”. Politiche che vanno messe in atto nella Legge di bilancio di cui già si comincia a parlare.
IL MESSAGGIO DEL MOVIMENTO OPZIONE DONNA
Il Movimento Opzione donna continua a battersi perché venga prorogato il regime sperimentale di accesso anticipato alla pensione per le italiane. E ora arriva una richiesta esplicita a Giuliano Poletti. “Le forze politiche si sono ripetutamente espresse a favore della proroga Opzione donna al 2018, il Movimento Opzione donna è certo che lei ora non farà mancare il sostegno del Governo e del Pd quale partito di maggioranza”, è il testo di un messaggio diretto al ministro del Lavoro. Nel post che lo accompagna sulla pagina Facebook del Movimento Opzione donna si chiede anche di poter avere al più presto i dettagli circa il numero degli accessi alla pensione avvenuti tramite il regime di Opzione donna, così da capire se vi sono stati dei risparmi rispetto alle cifre stanziate e di conseguenze la sussistenza di risorse da destinare alla proroga di questo istituto.