DAMIANO INSISTE SULL’ETÀ PENSIONABILE
In un intervento pubblico Cesare Damiano spiega di ritenere che nella Legge di Bilancio possano trovare spazio sia un intervento per incentivare l’assunzione dei giovani, sia un blocco del previsto aumento dell’età pensionabile a partire dal 2019. Per l’ex ministro del Lavoro si tratta di provvedimenti non in contrapposizione tra loro. Dal suo punto di vista resta infatti valida la relazione, anche se non automatica, tra l’accesso anticipato alla pensione dei lavoratori più anziani e l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha quindi voluto ricordare le critiche ricevute alla sua proposta, condivisa con Maurizio Sacconi, di intervenire sull’aumento dell’età pensionabile.
Damiano non ha voluto prendere nemmeno in considerazione le parole di Tito Boeri su un costo di 141 miliardi di euro per un simile intervento, giacché la proposta non è certo di bloccare per sempre l’aumento dell’età pensionabile in relazione all’aspettativa di vita, ma di rallentarlo. Ha invece voluto ricordare, a proposito dei timori espressi dalla Ragioneria generale dello Stato, che, stante un registrato calo dell’aspettativa di vita nel 2015, non è detto che nel 2019 si debba per forza portare l’età pensionabile a 67 anni. Dunque è giusto discutere con il Governo di questo tema e non escludere a priori la possibilità che l’età pensionabile possa non essere elevata di 5 mesi a partire dal 2019. Anche perché, è la conclusione di Damiano, “i numeri contano, ma le persone di più”.
L’ETÀ EFFETTIVA DI PENSIONAMENTO
Nelle ultime settimane si è discusso molto del possibile aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. Biltz Quotidiano ricorda quindi che i dati Inps segnalano che stando ai dati Inps gli italiani, nel 2016, sono andati in pensione ai un’età media di poco inferiore ai 61 anni. Quindi, difficilmente ci si vedrebbe costretti a dover aspettare fino a 67 anni se comunque c’è questa differenza tra il requisito pensionistico e l’età effettiva di pensionamento. Viene però anche ricordato che l’età media di pensionamento prima dell’introduzione della Legge Fornero era inferiore ai 59 anni. Certo, quindi, un innalzamento c’è stato e si è visto. Tuttavia grazie a delle “eccezioni” alla Legge Fornero, si legge nell’articolo, l’età media di pensionamento è rimasta inferiore al requisito previsto e dunque anche in futuro, è la conclusione, “faccia pure la legge quel che vuole, insieme alla biologia e alla demografia. Il Paese risponderà compatto e convinto a suon di eccezioni”.
IL DUBBIO SULLE DOMANDE APE SOCIAL
Come noto, le domande per accedere all’Ape social e alla Quota 41 presentate entro il 15 luglio sono state più di 66.000, un numero più alto rispetto a quelle che, secondo le stime del Governo, in base alle risorse stanziate, potranno essere accolte (circa 60.000). Servirà probabilmente una graduatoria per stabilire la “priorità” di accesso all’Anticipo pensionistico agevolato, anche se non è detto. Il Mattino di Padova, infatti, oltre a ricordare il numero di domande presentate in tutto il Veneto (poco meno di 4.300), riporta le parole di Stefano Boscarin, responsabile regionale del patronato Inas-Cisl: “Non possiamo dare per scontato che tutte le richieste verranno accettate: una parte, anche se limitata, è infatti arrivata all’Inps senza passare al vaglio dei patronati e quindi qualcuna potrebbe essere impropria o carente di documentazione”. A questo punto non resta che aspettare: entro il 15 ottobre l’Inps dovrà far sapere ai richiedenti se la loro domanda è stata accolta o meno.
LANDINI SU APE SOCIAL E VOLONTARIA
Non manca chi sostiene che nelle ultime settimane si sia tornati a parlare di pensioni solo perché all’orizzonte si intravvedono già le elezioni del 2018. Non è di questa però Maurizio Landini, secondo cui, invece, il dibattito sulla previdenza si deve al fatto che “in Italia è stata fatta una modifica del sistema da parte del governo Monti che grida vendetta”, una modifica fatta “soltanto per risparmiare soldi, con pesanti conseguenze sul piano sociale. Quindi non è una questione elettorale, ma di giustizia sociale”. Non a caso, dice il Segretario confederale della Cgil, in un’intervista all’Huffington Post, “i sindacati assieme stanno chiedendo al governo modifiche sostanziali. Oggi siamo il Paese che ha l’età pensionabile più alta in Europa e il paese che ha i livelli di disoccupazione giovanile tra i più alti. Aggiungo che un sistema puramente contributivo non esiste in nessun Paese europeo”. Per Landini la conferma che la Legge Fornero è stata fatta per far quadrare in conti la si è avuta con l’intervento della Ragioneria generale dello Stato, contraria a un blocco dell’aumento dell’età pensionabile. L’ex numero uno della Fiom si dice però convinto che se non ci saranno risposte da parte del Governo rispetto alle richieste dei sindacati, a settembre si dovranno valutare delle mobilitazioni. Quanto a quello che finora è stato fatto sulle pensioni, in particolare l’Anticipo pensionistico, il sindacalista spiega che “l’Ape social è un pannicello caldo, quanto all’Ape volontaria io la ritengo una follia visto che per andare in pensione si chiede di accendere un mutuo”.
NUOVO ATTACCO ALLE PENSIONI D’ORO
L’Ansa ha riportato alcune dichiarazioni del Vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, pronunciate durante l’omelia nella Basilica di Santa Maria a Pugliano a Ercolano, nel corso della quale ha attaccato gli autori degli incendi che hanno riguardati le zoni verdi intorno al Vesuvio. “Ci sono tanti modi per uccidere, ma così si uccide il futuro di intere generazioni. Vigliacchi e codardi. Almeno i terroristi dell’Isis hanno il coraggio di rivendicare le loro azioni criminali, questi no”, ha detto il Vescovo, che riguardo le prospettive negative per le nuove generazioni ha aggiunto che si sta assistendo “a un omicidio di una intera generazione di giovani che se ne va all’estero”. “Mentre ci sono ancora pensioni d’oro e vitalizi che non si vogliono lasciare, la gente ha fame e i giovani sono costantemente espulsi dal mondo del lavoro”, ha continuato Di Donna, spiegando anche che se i giovani se ne vanno la colpa è degli adulti.
RICHIESTA DI PROROGA PER IL PART-TIME AGEVOLATO
In queste settimane si parla degli interventi previdenziali che potrebbero entrare nella Legge di bilancio. C’è però chi non dimentica che due anni fa, con la Legge di stabilità, era stata introdotta una misura di flessibilità pensionistica, ovvero il part-time agevolato, che in pratica consente ai lavoratori dipendenti del settore privato con contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, che maturino entro il 31 dicembre 2018 il diritto al trattamento pensionistico di vecchiaia, di ridurre l’orario di lavoro tra il 40 il 60 per cento ottenendo dal datore di lavoro, direttamente in busta paga l’importo corrispondente alla contribuzione previdenziale relativa alla prestazione lavorativa non effettuata e vedendosi anche riconosciuta la contribuzione figurativa.
Patrizia Maestri su questa misura ha presentato un’interrogazione parlamentare a Giuliano Poletti, per chiedere “di relazionare sullo stato di attuazione” di questa misura, indicando “il numero delle istanze presentate e accolte e l’ammontare delle risorse impiegate per la sua applicazione”. La deputata , secondo quanto riporta parmadaily.it, del Pd ha infatti ricordato che il Governo aveva stanziato oltre 200 milioni di euro. Se vi sono dei risparmi, andrebbero investiti “con la medesima finalità”, modificando il part-time agevolato, in modo da estenderlo “anche ai lavoratori del settore privato in procinto di maturare il diritto al trattamento pensionistico anticipato, oggi esclusi” e prorogandolo fino al 31 dicembre 2019. Per Maestri è in ogni caso importante evitare “che queste risorse non vengano sottratte alla previdenza per altre finalità”.