SACCONI CHIEDE “PIT STOP” DELLE REGOLE PREVIDENZIALI
Maurizio Sacconi ritiene che sia necessario “un ‘pit stop’ delle regole previdenziali, inclusa la verifica degli oneri di un moderato rallentamento dell’innalzamento dell’età minima”. Questo, spiega l’ex ministro in un post sul sito dell’Associazione Amici di Marco Biagi, per evitare di varare una pensione di garanzia per i giovani anziché agevolare interventi come “agevolare i versamenti volontari e il recupero di periodi non lavorati ma dedicati a scopi apprezzabili come la maternità, l’apprendimento, la cura del familiare disabile”. Secondo l’ex ministro del Lavoro è importante anche “rendere più flessibile la previdenza complementare”, in modo che possa servire da sostegno in attesa della pensione quando si resta senza reddito. Sacconi ritiene poi necessaria “una lettura d’insieme del nostro modello”, per evitare che venga “deformato da provvedimenti elettoralistici”.
ANIEF SUL CUMULO CONTRIBUTIVO
Uno dei problemi rimasti aperti in tema previdenziale dopo la Legge di bilancio riguarda il cumulo contributivo gratuito, che non è utilizzabile da tutti. Come ricorda l’Anief, “allo stato attuale rappresenta uno strumento non sfruttabile da diverse categorie di iscritti alle casse professionali e di lavoratrici che desiderano accedere all’opzione donna, con l’aggravante che in molti casi non è previsto di usufruire dei contributi versati nella gestione separata Inps, nonostante il comune calcolo contributivo”. Non bisogna poi dimenticare che nemmeno per l’accesso all’ottava salvaguardia è possibile utilizzare tale strumento. Il Comitato Opzione donna social, come pure il Comitato licenziati o cessati senza tutele, da tempo chiedono di poter sanare questa ingiustizia. I sindacati e diversi parlamentari appoggiano tale richiesta. Si spera che con la prossima Legge di bilancio si intervenga per correggere questo stato di cose.
CGIL: NO ALL’AUMENTO DELL’ETÀ PENSIONABILE PER TUTTI
Nicola Marongiu ha ribadito che per la Cgil è importante riuscire a far sì che non ci sia un aumento dell’età pensionabile a partire dal 2019. Per tutti i lavoratori, però, e non solo per alcune categorie di essi. Il coordinatore dell’Area welfare della Cgil nazionale, intervistato da Radio Articolo 1, ha ricordato che il sindacato ha chiesto da tempo di cancellare il meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, così da aprire una discussione per far sì che si guardi “alle differenze tra lavoratori e all’accesso al mercato del lavoro. Insomma, si tratta di costruire un meccanismo più equilibrato”. Marongiu ha tuttavia detto che su questo punto il Governo non ha offerto risposte convincenti. “Rischiamo però che l’esecutivo confermi il suo l’orientamento a intervenire solo su alcune categorie di lavoratori”, “da parte nostra, noi continuiamo a chiedere che si congeli e si sospenda l’incremento dell’aspettativa di vita per tutti i lavori, non soltanto per quelli più gravosi”, ha spiegato il sindacalista.
BOERI CRITICA LA CAMERA PER I DATI SUI VITALIZI
Tito Boeri critica il fatto che la Camera non renda pubblici i dati relativi ai contributi versati dai parlamentari. Secondo il Presidente dell’Inps ciò rappresenta un “regalo all’anti-parlamentarismo”, perché in assenza di tali informazioni diventa difficile valutare l’impatto delle misure sui vitalizi. “La risposta che ci è stata data la settimana scorsa dalla Camera è una presa in giro nei confronti degli italiani: sul sito della Camera è pubblicato il totale dei contributi versati, ma non è questa l’informazione necessaria”, aggiunge Boeri, che nei giorni scorsi aveva anche allegato a un suo tweet il testo di una lettera spedita dal Direttore generale dell’Inps, Gabriella Di Michele, al ministero del Lavoro risalente alla fine di giugno in cui si richiedevano le informazioni sui vitalizi dei parlamentari. Boeri aveva scritto che non era pervenuto alcun riscontro in merito.
PENSIONI, I NODI DA SCIOGLIERE A SETTEMBRE
Il tema della flessibilità in uscita sarà discusso a settembre. Sono stati calendarizzati tre tavoli politici tra il 31 agosto e il 7 settembre che serviranno a quantificare le risorse da mettere a disposizione per le pensioni in occasione della prossima legge di stabilità. Non si è dunque ancora passati alla seconda fase dopo l’ultimo incontro del 27 luglio, ma l’auguro dei sindacati è che gli incontri siano stringenti verso la ricerca di soluzioni, perché come ha ricordato Nicola Marongiu «settembre è anche il mese che porta alla definizione della legge di bilancio». Il coordinatore Area welfare della Cgil nazionale a Radio Articolo 1 ha quindi confermato che i tempi del confronto si sono dilatati: «Quest’anno si è perso un po’ di tempo, se ne sono andati sette mesi per discutere dell’applicazione dei decreti attuativi che facevano riferimento alla prima fase, in particolare sull’Ape sociale e lavoratori precoci. Qualche problema è stato risolto ma i nodi restano». Ci sono delle questioni che non sono state neppure sfiorate: Marongiu fa riferimento ad esempio al sistema contributivo. Il sindacalista ha lamentato un’impasse che potrebbe essere superata dopo l’estate, anche perché finora non sarebbe emerso «l’orientamento politico del governo», né la disponibilità finanziaria. (agg. di Silvana Palazzo)
BOERI TORNA SULLE PENSIONI EROGATE ALL’ESTERO
Durante un’audizione al Senato, presso il Comitato per le questioni degli italiani all’estero, Tito Boeri è tornato a parlare delle pensioni che l’Italia versa ai connazionali che risiedono fuori dai confini nazionali, ribadendo che c’è una “anomalia” rappresentata dal fatto che pagando le prestazioni assistenziali come la quattordicesima o l’integrazione al minimo non si fa altro che rendere più leggeri i costi sociali degli altri paesi. Il Presidente dell’Inps ha voluto in ogni caso chiarire: ”Noi non siamo contrari ai pensionati all’estero. Non lo siamo nella misura in cui si tratta di prestazioni di carattere contributivo”. Ancora una volta le parole di Boeri non passeranno certamente inosservate e con tutta probabilità faranno nascere nuove polemiche, non solo nel merito, ma anche perché non mancherà chi farà notare che Boeri con queste osservazioni rischia di andare oltre ciò che gli compete.
M5 ATTACCA IL PD SUI VITALIZI
Il Movimento 5 Stelle non ha dubbi: il Pd ha intenzione di mettere in atto un enorme voltafaccia sul ddl Richetti. Sul sito di Beppe Grillo si legge infatti un post in cui si evidenzia come i dem abbiano di fatto votato controvoglia la legge sui vitalizi dei parlamentari alla Camera la scorsa settimana, in quanto costretta proprio dal pressing M5S che aveva intenzione di presentare una risoluzione, da far adottare dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio, che ricalcava proprio il ddl Richetti, di modo che fosse impossibile per il Pd non votarla. “Però il vitalizio non vogliono perderlo e si stanno organizzando per un clamoroso voltafaccia al Senato”, si legge nel post, dopo che viene messo in risalto il fatto che l’intenzione dei dem è quella di far sì che la discussione sul testo a palazzo Madama possa avvenire solo in autunno, così da approvare delle modifiche al testo, rimandarlo alla Camera in terza lettura, quando però non ci sarà più il tempo di convertirlo in legge, in modo da lasciare intatti i vitalizi.
“Non la passeranno liscia. Il Pd ha l’enorme responsabilità di aver illuso i cittadini che per una volta avrebbero votato un provvedimento giusto dopo migliaia di voti vergogna. Faremo nomi e cognomi di chi saboterà il provvedimento e salvare i vitalizi perché gli italiani devono sapere con chi hanno a che fare”, scrivono i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che ricordano anche che nel momento in cui andranno al Governo “elimineremo tutti i privilegi e dimezzeremo i loro stipendi”.
PEDRETTI: NO A CONTRAPPOSIZIONI TRA GIOVANI E ANZIANI
Il dibattito sulla riforma delle pensioni rischia di contrapporre sempre di più i giovani agli anziani e viceversa. Lo segnala Ivan Pedretti, con un post su Facebook in cui sottolinea che non si può pensare di migliorare la situazione dei giovani togliendo risorse agli anziani. “Servirebbero piuttosto un lavoro stabile e retribuzioni almeno dignitose. Ma nel nostro paese si preferisce continuare a guardare il dito anziché la luna”. Questo anche perché, dice il Segretario generale dello Spi-Cgil, “lo scontro generazionale non ha motivo di essere”. Per questo, continua il sindacalista, “continuiamo a lavorare sul merito delle questioni e stiamo discutendo con il governo la definizione di una pensione di garanzia per i giovani. Perché alla propaganda e agli editoriali semplificati preferiamo ancora l’antico e prezioso mestiere del Sindacato”.
IN AUMENTO GLI ISCRITTI AI FONDI PENSIONE
La Covip ha diffuso nuovi dati relativi al numero di iscritti ai fondi pensione al 30 giugno, che evidenziano un aumento di circa 235.000 unità rispetto all’inizio dell’anno. Milano Finanza, riportando le cifre della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, evidenzia come il rendimento semestrale dello 0,9% nel caso di fondi negoziali, mentre per quelli aperti il dato arriva all’1,5%, contro una rivalutazione media del Tfr in azienda pari all’1,06%. La Covip ha fatto presente che mediamente i rendimenti più elevati si sono registrati nelle linee di investimento azionarie, grazie al buon andamento delle borse nel primo semestre dell’anno, mentre nelle linee legate esclusivamente alle obbligazioni si sono registrati rendimenti mediamente negativi. Complessivamente, comprese anche i casi di lavoratori iscritti a più forme pensionistiche, il numero di iscritti a forme di previdenza complementare supera gli 8 milioni.