I BENEFICI DELLA DECONTRIBUZIONE
Marco Leonardi sarà chiamato a rappresentare il Governo, insieme al ministro Poletti, nel tavolo del 30 agosto con i sindacati riguardante la previdenza. Il consigliere economico di palazzo Chigi, l’altro giorno, ha condiviso su Facebook un articolo scritto per Il Sole 24 Ore e dedicato alla decontribuzione che l’esecutivo sembra in procinto di varare per favorire l’assunzione di giovani. Ecco cosa ha scritto nel post: In questo articolo spiego tante cose diverse: -è vero che Italia crea lavoro nei servizi, -lavori a tempo indeterminato sono pagati di più nel tempo mentre altri contratti hanno salari stagnanti, -i giovani guadagnano meno di adulti e forbice si è aperta nel tempo, -decontribuzione per i giovani può servire anche ad aumentarne i salari anche se per ragioni tecniche deve essere fatta solo su parte di contributi dovuti dall’azienda, -questa è la volta buona: finalmente si fa qualcosa per giovani! E poi ricordiamoci che se i giovani non lavorano, non possiamo neanche pagare le pensioni”. Chiaro quindi, secondo Leonardi, l’effetto benefico che avrebbe sul sistema previdenziale la decontribuzione.
41XTUTTI LA RICHIESTA AL GOVERNO
Come noto, Governo e sindacati si incontreranno il 30 agosto per riprendere il confronto sulla previdenza, in particolare sulla pensione di garanzia per i giovani e la scelta delle misure da inserire nella Legge di bilancio. Dal gruppo 41xtutti Lavoratori Uniti arriva una sorta di “appello” alle parti al tavolo. Sulla pagina Facebook del gruppo è stato pubblicato un post in cui si legge: “Non riesco proprio a farne a meno….i sindacati ed il governo si incontreranno a fine mese… ho una preghiera da fare a loro: non pensate alla pensione dei nostri figli… avete già fatto troppi danni con noi. L’unica cosa che potete fare è quella di mandarli a lavorare al nostro posto e abrogare l’aspettativa di vita e la legge Fornero”. La richiesta è piuttosto chiara, occorrerà vedere se verrà presa in considerazione durante il confronto.
LE RASSICURAZIONI DI ZANDA SUL DDL RICHETTI
Luigi Zanda assicura che il Partito democratico non cercherà di “insabbiare” il ddl Richetti, nonostante il suo collega di partito Ugo Sposetti abbia detto apertamente, stando a quanto riportato da Repubblica, di essere contrario e di star lavorando per affossare il provvedimento. Tuttavia il capogruppo dem al Senato ha spiegato all’Adnkronos che “insabbiarlo non se parla. Esaminarlo con attenzione, certamente. Inizieremo con l’esame di costituzionalità che regge gran parte della normativa”. In qualche modo, quindi, Zanda replica al Movimento 5 Stelle, secondo cui il Pd di fatto non vuole rinunciare ai privilegi pensionistici riservati ai parlamentari e per questo ha intenzione di boicottare una sua stessa legge. Vedremo cosa accadrà effettivamente alla riapertura dei lavori parlamentari.
M5S CONTRO IL PD PER IL DDL RICHETTI
Le dichiarazioni di Ugo Sposetti sul ddl Richetti non sono passate inosservate e i capigruppo del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato, Simone Valente ed Enrico Cappelletti, in una nota evidenziano: “Il Pd getta la maschera: nessuna rinuncia al privilegio. La legge che taglia le pensioni privilegiate, come noi avevamo denunciato, sarà insabbiata al Senato, per stessa ammissione degli esponenti dem. Richetti e tutti i parlamentari democratici dovrebbero vergognarsi, perché continuano a prendere in giro i cittadini italiani”. I pentastellati parlano di vero e proprio bluff dai parte dei dem, visto che “il Pd vuole affossare una proposta di legge del Pd che, solo grazie alle battaglie e all’insistenza del MoVimento 5 Stelle, è arrivata all’attenzione della Camera”. Per Valente e Cappelletti è evidente che il Partito democratico non vuole rinunciare ai privilegi pensionistici riservati ai parlamentari.
DI MAIO DIFENDE M5S E ATTACCA SULLE PENSIONI D’ORO
Luigi Di Maio difende il Movimento 5 Stelle dagli attacchi che sono arrivati dopo il terremoto di Ischia. Il Vicepresidente della Camera, con un post sul blog di Beppe Grillo, non manca di riferire che negli ultimi giorni è finito nel mirino delle critiche indicato come un difensore dei condoni edilizi. “Quando ci sono queste disgrazie tutti i partiti, dall’attuale Governo a quelli che hanno governato negli ultimi vent’anni, si indignano, scoprono l’abusivismo edilizio, scoprono che gli edifici del 1950 non sono in sicurezza, che non sono antisismici, e alla fine se la prendono con me, attaccano me per prendersela con il MoVimento 5 Stelle”, scrive Di Maio, che poi aggiunge: “Ma dov’erano questi signori negli ultimi venticinque anni quando bisognava mettere soldi nella sicurezza delle nostre case, nelle norme antisismiche, nel dissesto idrogeologico? I soldi li mettevano nelle pensioni d’oro, nei rimborsi elettorali, nelle auto blu, soldi vostri”.
DAMIANO ANCORA CONTRO L’AUMENTO DELL’ETÀ PENSIONABILE
Cesare Damiano non intende cedere nella sua battaglia contro il probabile aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. Probabile in quanto dal Governo non è arrivato alcun segnale che faccia intendere che il rinvio dell’aumento possa essere preso in seria considerazione. In una nota, l’ex ministro del Lavoro ha voluto ricordare come il meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita si basi nel dare per scontato che si sarebbe vissuto sempre più a lungo nel nostro Paese, tanto da immaginare di poter portare a 70 anni l’età pensionabile intorno alla metà del secolo. “Ma il meccanismo statistico si è inceppato e tornano a fare capolino alcune considerazioni sociali”, aggiunge Damiano, ricordando come il demografo Gian Carlo Blangiardo abbia messo in luce che nel primo trimestre del 2017 c’è stato un aumento del 15% (rispetto allo stesso periodo del 2016) della mortalità, un dato che potrebbe portare a fine anno a una nuova riduzione della speranza di vita, dopo quella registrata nel 2015.
“Il Governo, anziché opporre veti pregiudiziali ad aprire una discussione sul tema, come ha fatto Morando, farebbe bene a mettere in conto una revisione del meccanismo: già con il calo del 2015 non c’è spazio per un ulteriore aumento dell’età pensionabile di 5 mesi dal 2019”, afferma quindi il Presidente della commissione Lavoro della Camera, secondo cui sarebbe anche “giusto che la politica passasse dall’aritmetica al sociale, considerato che l’aumento della mortalità potrebbe nascondere, secondo Blangiardo, una insufficiente protezione del sistema sanitario di cui fanno le spese i più deboli, a partire dagli anziani”.
I DATI CHE AIUTANO IL BLOCCO DELL’ETÀ PENSIONABILE
Anche Anna Giacobbe sembra non essere convinta del tutto che sia un male frenare l’aumento dell’età pensionabile che è previsto a partire dal 2019. La deputata del Partito democratico ha infatti condiviso sulla sua pagina Facebook l’articolo del Corriere della Sera dedicato all’allarme lanciato dal demografo Gian Carlo Blangiardo circa l’aumento registrato della mortalità nei primi mesi del 2017 e anche una frase che viste le iniziali riportate al termine sembra si possa attribuire alla collega di Giacobbe, Marialuisa Gnecchi: “Nel 2017 la mortalità è cresciuta del 15% nei primi 3 mesi. Nella realtà non c’è una crescita senza fine, mentre per la possibilità di pensionamento sia contributivo che anagrafico, e nel peggioramento dei coefficienti di trasformazione, è tutto automatico come se crescesse senza fine”.
AGGIUSTAMENTI PER LA LEGGE DI BILANCIO
Rispetto al dibattito che si è aperto sulle misure previdenziali che potrebbero essere inserite nella Legge di bilancio, Orietta Armiliato ha voluto scrivere un post per chiarire un concetto ai membri del Comitato Opzione donna social: “Nei prossimi incontri fra Governo e Sindacati funzionali alla preparazione della bozza di legge di bilancio NON sarà inserita una PROPOSTA DI RIFORMA DELLE PENSIONI ma, come già per lo scorso anno, saranno discussi e successivamente introdotti alcuni cambiamenti ed aggiustamenti ai provvedimenti già in essere, per ampliare platee di accesso, sanare errori del passato, stabilire una maggiore equità laddove è venuta a mancare”. Dunque, continua Armiliato, “non aspettiamoci un capovolgimento o la cancellazione dell’architettura del sistema previdenziale così come oggi è strutturato”.