La colpa dei mancati rinnovi degli statali? La colpa dello stallo e con cifre di aumento non proprio esaltanti? È dei sindacati. L’accusa forte e grave arriva da Usb, che assieme ad altri sindacati “minori” esprime tutta la rabbia per le decisioni che i sindacati nazionali e confederati hanno preso e prendono ancora nelle trattative con l’Aran per i rinnovi dei vari comparti Pa. «Siamo stanchi, lo diciamo chiaramente per rispetto di tutti quei lavoratori che da giorni assistono alla querelle sul nuovo contratto che vede come protagonisti sindacati concertativi e governo», scrive in una durissima nota l’Usb, che definisce gli stessi sindacati «complici» e senza coraggio. «Lo stallo delle trattative non dipende dalla finta resistenza dei sindacati complici. Più che una contrattazione sembra la ricerca spasmodica di un paracadute in grado di salvare da un lato il governo uscente e il PD, partito-guida dei concertativi, che pagheranno pesantemente alle prossime elezioni la legge 107, dall’altro i sindacati silenti che temono le prossime elezioni RSU perché potrebbero determinare il crollo di molti di loro». Viene poi annunciato un grande sciopero della scuola il prossimo 23 febbraio, a cui si aggiungerà quello di ben più grande portata di medici e infermieri insieme, col rischio di bloccare per una giornata intera il sistema nazionale ospedaliero e medico.
LA PROPOSTA LEU SUL RINNOVO SCUOLA
Il rinnovo dei contratti statali del mondo Scuola rappresenta ad oggi l’ostacolo più grosso per il Governo e il Ministro Madia in vista delle prossime Elezioni, sotto il profilo dei rapporti con il mare magnum della Pubblica Amministrazione. Come scrivevamo già ieri, la settimana in corso potrebbe e dovrebbe essere decisiva per un tentato sblocco del Ministro Fedeli: «E’ la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli e indirettamente lo stesso premier Paolo Gentiloni a cui i sindacati si sono appellati perché si possa procedere alla chiusura del tavolo e alla firma del contratto, che dovrà dire fin dove si può spingere in via interpretativa l’Aran. Sul bonus merito ma anche sulle sanzioni disciplinari», scriveva inoltre ieri Alessandra Ricciardi, sul Messaggero. È arrivata poi in serata una proposta della senatrice Alessia Petraglia (Mdp-Liberi e Uguali) che da un lato critica le scelte del governo e dall’altro invita ad un nuovo passo avanti per andare incontro alle richieste dei sindacati. «Abbiamo chiesto l’adeguamento stipendiale del personale docente in servizio nelle Istituzioni statali di ogni ordine e grado agli stipendi medi dei docenti in servizio negli altri Stati europei, così come del personale ATA, ma nonostante avessimo individuato le coperture finanziare siamo stati totalmente ignorati»: secondo la sinistra ex Pd il rinnovo del contratto scolastico deve essere una priorità e non possono avanzare solo “bonus”, considerati da LeU e M5s come «mere prebende elettorali». Da cui la proposta, «Il Governo utilizzi le risorse del bonus premiale dei docenti per il rinnovo del contratto così come chiedono le organizzazioni sindacali».
LE CRITICHE DELLA GILDA
Interviene in “gamba tesa”, contro la possibile proposta in Aran di un rinnovo dei contratti statali per la Scuola a fronte di un aumento parallelo dell’orario lavorativo, anche la Gilda degli Insegnanti. L’associazione diretta e coordinata da Rino Di Meglio non intende fare passi indietro rispetto all’orario lavorativo, anche davanti a stipendi più alti: «non saremmo disponibili a firmarlo neanche se le risorse stanziate per l’aumento stipendiale aumentassero, perché per il nostro sindacato funzione docente e orario di insegnamento sono punti fondamentali di cui chiediamo il pieno rispetto. Se non si scioglieranno questi nodi, non si andrà da nessuna parte». Secondo la Gilda, inoltre, l’orario di lavoro dovrebbe già comprendere tutto il tempo che il docente passa a disposizione del datore di lavoro: «sarebbe auspicabile che nel contratto questa norma fosse richiamata per far capire che l’insegnante è sì un lavoratore intellettuale, ma che ha anche diritto al suo tempo, cioè al bene più prezioso che ha l’essere umano».