Il rinnovo dei contratti statali ha voluto dire e vuol dire un deciso cambiamento nei regolamenti del Pubblico Impiego – come voluto dalla Riforma Madia – nelle situazioni personali dei singoli lavoratori della Pa ma anche per i pensionati. Lo ha spiegato bene nella giornata di ieri il Sole 24 ore, con la firma del rinnovo per tutti gli statali ci guadagnano anche i pensionati della Pa. In particolare, «il rinnovo della parte economica con riferimento al triennio 2016-2018, che porterà a un incremento dell’assegno pensionistico del personale cessato (o che cesserà) dal servizio durante la vigenza del nuovo contratto». I nuovi CCNL che via via si stanno firmando all’Aran dispongono il computo per fini previdenziali con benefici economici maggiori; questo significa che se i pensionati hanno cessato di lavorare tra il 1 gennaio 2016 e il 31 dicembre 2018, potranno godere di un aggiornamento della parte di pensione sulla quale è calcolato la misura del trattamento pensionistico. Secondo i calcoli del Messaggero, gli aumenti saranno attorno ai 90 euro di media al mese e riguarderanno sostanzialmente tutti i dipendenti pubblici che facevano parte del comparto Funzioni Centrali, il primo a vedere la firma completa del rinnovo lo scoro 12 febbraio.
ECCO COSA CAMBIA
Gli orari di servizio restano uguali, gli stipendi crescono anche se le cifre non sono “entusiasmanti”, commentano molti docenti Miur che nei giorni scorsi hanno visto il primo aumento stipendiale dopo 9 anni di lotte e battaglie sindacali. Gli aumenti salariali sono in linea con quanto stabilito dalle confederazioni con l’accordo del 30 novembre 2016; da un minimo di 80,40 euro a un massimo di 110,70 euro, spiegano i sindacati negli annunci dopo la firma ufficiale. Per quanto riguarda il bonus merito dei docenti, per settimane restato all’interno delle polemiche tra Aran e sindacati, alla fine non verrà più distribuito dai dirigenti scolastici ma «confluirà in parte (il 60 per cento) nelle tasche degli insegnanti attraverso gli aumenti di stipendio e la restante parte (il 40 per cento) verrà contrattata a livello di istituzione scolastica», spiegano ancora le sigle confederali. Da ultimo, vengono mantenuti come prima il bonus di formazione da 500 euro per tutti gli insegnanti: serviranno ancora per l’acquisto di computer, tablet e corsi di formazione.
L’APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI PA: “AUMENTI RIDICOLI”
Come nella Scuola anche nei comparti centrali della Pubblica Amministrazione non a tutti è andato “a genio” il rinnovo siglato nelle scorse settimane dall’Aran e dai sindacati nazionali. Stando all’Anquap – Associazione Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche – il rinnovo dei contratti statali in termini di risorse è sostanzialmente “ridicolo”. «La misura è colma e dopo anni di blocco delle retribuzioni ed enormi carichi di lavoro reagiremo con il blocco degli uffici di segreteria e con le dimissioni in bianco. La soluzione c’è: riaprire la trattativa per rispettare e riconoscere il lavoro dei Direttori e del personale Ata», spiega il comunicato apparso sul portale Orizzonte Scuola esposto in vista dello sciopero il prossimo 22 febbraio davanti al Ministro dell’Istruzione per esprimere l’intera insoddisfazione sui contenuti normativi del rinnovo siglato su Comparti Centrali e Istruzione & Ricerca 2016-2018. «A seguire Anquap terrà un’assemblea pubblica presso il Centro Congressi Cavour durante la quale saranno messe sul tavolo le proposte alternative al contratto», chiude il comunicato di protesta che promette un’altra settimana assai calda per la Pubblica Amministrazione alle prese con le ultime schermaglie prima della firma definitiva anche di altri comparti Pa.