Il breve saggio “Dalla bilateralità alla partecipazione” (Edizioni Lavoro), redatto da Sergio Girgenti della First Cisl (uno dei sindacati del settore credito e assicurativo), ripercorre la storia del Fondo di solidarietà alla luce dello sviluppo delle relazioni sindacali del comparto. Il libro si avvale anche del contributo di Gigi Petteni, componente della Segreteria nazionale Cisl, e del prof. Angelo Pandolfo, docente tra i più qualificati nella disciplina delle politiche del lavoro.
La tesi di fondo contenuta nel libro è rappresentata da un filo rosso che ha intessuto il settore negli ultimi venti anni e in particolare il modello di relazioni industriali basato sulla bilateralità tra le Parti Sociali, di cui il Fondo di solidarietà costituito nell’anno 2000 è stato lo strumento “istituzionale”. La bilateralità è un ambito di gestione, condivisa e paritaria, di strumenti e iniziative volte alla tutela delle persone che operano nel settore, la cui storia risale al secolo scorso e rappresenta un pilastro del modello di rapporti sindacali nel nostro Paese.
La pratica diffusa di questo modello ha rappresentato un percorso virtuoso che, a sua volta, ha influenzato positivamente le relazioni sindacali in quanto tali, attraverso un processo di contaminazione reciproca che ha consolidato la strumentazione di gestione dei rapporti di lavoro nei due livelli di contrattazione (nazionale e aziendale). Questa pratica (e questa cultura) hanno permesso di gestire i cambiamenti strutturali intervenuti nel mondo delle banche, che negli anni Novanta del secolo scorso era una specie assomigliante alla “foresta pietrificata”, prevalentemente in mano pubblica, subendo, successivamente, rilevanti processi di privatizzazione.
Nella grande competizione finanziaria, sia di carattere continentale che internazionale, le trasformazioni sono state gestite senza soluzioni traumatiche, senza licenziamenti e stragi sociali, ma con strumenti di accompagnamento verso soluzioni occupazionali alternative o verso il pensionamento, rafforzando modalità relazionali orientate alla gestione consensuale dei processi. L’ulteriore dato da registrare è che i diversi sindacati non sono stati annullati nei ruoli, ma hanno “attraversato il guado” rafforzando il proprio ruolo in termini di autorevolezza e di efficacia rappresentativa.
Non sarà casuale che il settore del Credito sia tra i più sindacalizzati nel Paese, con punte di oltre l’85% nei tassi di associazionismo e con servizi di welfare integrativo diffusi nella quasi totalità delle aziende, quali i Fondi pensione, le casse sanitarie e altri servizi volti al benessere organizzativo oltre che di armonizzazione dei tempi di vita e lavoro.
La bilateralità ha permesso di raggiungere risultati importanti: ad esempio, allo stato attuale 58.000 lavoratori hanno potuto accedere ai prepensionamenti in condizioni più che dignitose, proprio grazie al Fondo di solidarietà bilaterale. Le aziende hanno potuto ristrutturarsi con fusioni e riorganizzazioni, con la creazione di grandi gruppi bancari, frutto di oltre 500 riaggregazioni in pochi anni, senza tensioni e conflitti sociali. Il sindacato ha rafforzato il proprio ruolo anche attraverso l’obbligatorietà di attivazione delle prestazioni del Fondo, non solo per gestire gli esuberi dei lavoratori, ma anche per finanziare la formazione per la riqualificazione professionale. Il fondo si è quindi dimostrato uno strumento di politica attiva, non solo di sostegno ai redditi: molti lavoratori hanno intrapreso altri percorsi lavorativi e in alcuni casi è diventato lo strumento per il ricambio generazionale nelle imprese, con l’ingresso di giovani lavoratori.
La descrizione di questi itinerari è racchiusa in questa agevole pubblicazione, presentata recentemente a Roma nel corso di un convegno nazionale della First Cisl sui temi della riforma del sistema bancario, in occasione del ventennale dell’accordo di settore che ha permesso la costituzione del Fondo di solidarietà, esattamente il 28 febbraio 1998.
Nel percorso storico analizzato da Girgenti si delinea il fatto che la costituzione del Fondo di solidarietà ha rappresentato il primo ammortizzatore sociale creato in un settore che, per la legislazione italiana, non gode delle tutele della Cassa integrazione guadagni. Nel 1997 e nel 1998 le Parti sociali dei bancari e delle aziende di credito hanno trovato soluzioni alternative (e sussidiarie), con la regia del Governo e dell’allora ministro del Lavoro Tiziano Treu. Furono gli anni in cui avviarono un processo di riforma della contrattazione con la fusione dei contratti di lavoro dei precedenti Istituti suddivisi tra banche e casse di risparmio, con nuove classificazioni professionali, l’istituzione della figura del Quadro rispetto al vecchio modello dei funzionari e altri innovativi profili in rapporto all’evoluzione tecnologica e alla crescente smaterializzazione dei processi di lavoro, la nascita del Fondo per prevenire le possibili ricadute sui lavoratori, come effettivamente è accaduto.
Quello che è stato fino a oggi un modello vincente basato sulla bilateralità e sulla partecipazione responsabile delle parti, a giudizio dell’autore, rappresenta la base anche per gli sviluppi futuri: il mondo delle banche sta mutando pelle, verso una digitalizzazione che investe tutti i sistemi di pagamento con nuovi concorrenti “non di estrazione bancaria” e che comporterà ulteriori trasformazioni organizzative nelle politiche del personale e di gestione delle risorse delle banche stesse.
All’alba di una nuova rivoluzione si delineano nuovi scenari e nuove sfide per le rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro del settore: la loro maturità rappresenta la risorsa principale per affrontare i cambiamenti che ci attendono.