Su Italia Oggi nella giornata di ieri è intervenuto l’Aran sul tema dei contratti statali della Pubblica Amministrazione, dopo un gennaio e un febbraio campali dove le firme sui vari aumenti stipendiali hanno portato un deciso passo avanti nell’annosa vicenda legati agli Statali. Nello specifico, sul quotidiano economico la società che gestisce le trattative nella Pa ha replicato ai dipendenti pubblici che chiedevano di poter usufruire delle 150 ore di permesso retribuito per svolgere il tirocinio della pratica forense. Secondo l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, l’orientamento appena pubblicato spinge per una stretta sui permessi di questo tipo: «Nel comparto regioni ed enti locali, la materia è regolamentata dall’art. 15, comma 2, del Ccnl del 14.9.2000, il quale stabilisce che i permessi per il diritto allo studio «sono concessi per la partecipazione a corsi destinati al conseguimento di titoli di studio universitari, postuniversitari, di scuole di istruzione primaria, secondaria e di qualificazione professionale, statali, pareggiate o legalmente riconosciute, o comunque abilitate al rilascio di titoli di studio legali o attestati professionali riconosciuti dall’ordinamento pubblico e per sostenere i relativi esami». In sostanza, i dipendenti pubblici non possono usufruire di quelle 150 ore, dato che «non sembra potersi inquadrare la frequenza di una scuola forense finalizzata al conseguimento dell’abilitazione alla professione di avvocato, proprio per la mancanza dei presupposti richiesti dalla clausola contrattuale», si legge ancora su Italia Oggi.
RIMBORSO PER STIPENDI BLOCCATI?
In una lettera pubblicata da La Legge per Tutti, due docenti della pubblica amministrazione che insegnano in una scuola statale hanno chiesto lumi sui rimborsi per gli stipendi passati ancora bloccati. «Come si deve procedere per la richiesta relativa al rimborso per stipendi statali bloccati sia per indennizzo che risarcimento?», chiedono i due insegnanti. «Certamente il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti – e dei dipendenti della scuola in particolare – atteso il numero di soggetti interessati, è un impegno di spesa non indifferente per i conti pubblici, pertanto, complice la congiuntura negativa, si stringe la cinghia a spese dei lavoratori», spiega il portale specifico sulla Pubblica Amministrazione e le divergenze legali. Bisogna rivolgersi alla Pa e al Miur per poter riottenere tutti quei rimborsi mai giunto finora: come poi ha deciso la Corte Costituzionale, «Sulla scorta di queste considerazioni la Corte è arrivata a sostenere che i contratti dei pubblici dipendenti non potevano essere bloccati ancora atteso che la previsione del blocco era frutto di una situazione di bilancio contingente e che trovava peraltro disciplina nella legislazione dell’urgenza».