LA SVOLTA DELLA LIBERTÀ PREVIDENZIALE
Secondo Gianni Rossi la vera riforma delle pensioni da compiere è quella della “libertà previdenziale”, con il passaggio a un “regime misto tra ripartizione, sostenuto dallo stato tramite una mini-Inps, e a capitalizzazione, legato alla contrattazione collettiva e individuale degli occupati in qualsiasi forma, col metodo di calcolo contributivo corretto da rivalutazioni annuali”. In questo modo, evidenzia il giornalista sull’Huffington Post, si toglierebbe al bilancio previdenziale dell’Inps “il deficit tra i 12 e i 20 miliardi l’anno per gli assegni assistenziali, un tempo erogati dal Ministero dell’Interno”. Diventerebbe quindi più chiara l’effettiva spesa pensionistica. E si eviterebbero interventi da parte di Ue, Fmi e Bce sull’Italia, che potrebbero avere conseguenze dannose, come si è visto in Grecia.
SI ALLONTANA L’INTESA LEGA-M5S
La seconda giornata di consultazioni ha visto salire al Quirinale anche la delegazione del Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio ha detto di essere pronto a un contratto di Governo con il Pd o la Lega. Tenendo conto che poche ore prima Matteo Salvini aveva detto di aver detto al Capo dello Stato che “più che posti e ruoli, ci interessano i programmi sui temi, coma la riforma delle pensioni, il lavoro, la riforma fiscale”, non è impossibile pensare un punto di convergenza tra le due forze politiche su alcuni temi, in particolare la riforma della Legge Fornero. Tuttavia il leader della Lega è stato chiaro sul fatto che è da tutto il centrodestra che bisogna partire per la formazione di un esecutivo. Dunque sembrerebbe improbabile che Salvini “lasciasse” Forza Italia e Fratelli d’Italia al loro destino. E d’altro canto anche il Pd non sembra intenzionato ad accogliere l’invito di M5s.
GLI EFFETTI DELLA RIFORMA FORNERO SULLA PA
Dal primo report annuale sull’occupazione nelle pubbliche amministrazioni realizzato dalla Funzione Pubblica Cgil e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio emerge che le politiche economiche portate avanti a partire dall’inizio degli anni Duemila, “concentrate principalmente nel blocco del turn over e dei contratti, a cui va aggiunta la riforma sulle pensioni”, ha rivelato “i propri limiti nel raggiungere gli obiettivi formalmente dichiarati di contenimento della spesa pubblica”. Come riporta il sito di Rassegna Sindacale, infatti, “se da un lato la compressione della spesa, cioè il suo minore aumento, è avvenuto grazie al contenimento dell’occupazione pubblica; dall’altro, la composizione dell’occupazione per anzianità e tipologia crea un disequilibrio nel medio periodo”. Dunque ora occorre “programmare un piano di assunzioni coerente con le esigenze della Pa di garantire un adeguato livello di servizi, tenendo conto non soltanto delle variazioni intervenute in questi ultimi anni, ma soprattutto delle esigenze della società a cui risponde il servizio pubblico”.
MELONI SU VITALIZI E PENSIONI D’ORO
Giorgia Meloni, intervistata da Il Tempo, ha ricordato che “quella contro i vitalizi è una battaglia storica di Fratelli d’Italia, che per primo ha posto il problema in ogni sede istituzionale e parlamentare”. L’ex ministra ha in questo senso accennato all’iniziativa portata avanti nella scorsa legislatura per un intervento retroattivo, su cui il Movimento 5 Stelle ha scelto però di astenersi. “Mi auguro che in questa legislatura si riesca a mettere mano seriamente a questi insopportabili privilegi”, ha quindi aggiunto, spiegando che “Fratelli d’Italia propone sia per i vitalizi che per le pensioni d’oro, ossia quelle che superano i 5mila euro netti al mese, il ricalcolo con il sistema contributivo, cioè un assegno che corrisponda ai contributi effettivamente versati” e annunciando il sostegno a “qualsiasi proposta per cancellare questo scempio dei vitalizi, con la volontà di allargare il provvedimento anche alle pensioni d’oro”.
MARTINA RILANCIA PENSIONE DI GARANZIA
Maurizio Martina rilancia “la nostra proposta dell’assegno pensionistico di garanzia per i giovani”. Secondo quanto riporta Askanews, il segretario reggente del Partito democratico ha voluto ricordare “che è stato un punto di proposta condiviso con le parti sociali nelle intese firmate dai nostri governi. Ora è necessario avviare la sperimentazione per garantire una effettiva equità generazionale lavorando sul futuro pensionistico dei giovani”. Questo perché, ha evidenziato l’ex ministro, “la discontinuità e la precarietà dei lavori di tanti ragazzi e ragazze non consentirà loro di avere in futuro pensioni dignitose e per questo occorre intervenire presto con un strumento nuovo di protezione come l’assegno di garanzia”. Del resto i dati diffusi dall’Osservatorio dell’Inps dimostrano che gli importi degli assegni stanno raggiungendo livelli piuttosto bassi. E in futuro potrebbero ulteriormente scendere.
LE PAROLE DI GUGLIELMO LOY
Guglielmo Loy, Presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inps, non ha certo dimenticato la Uil, di cui è stato Segretario confederale. E ha preso quindi parte all’assemblea precongressuale in programma a Genova. Nell’occasione non ha lesinato critiche alla Legge Fornero, in particolare perché “parte da un presupposto sbagliato e cioè che le persone sono tutte uguali, che il loro rapporto con il lavoro è uguale, e invece, come sappiamo, ci sono condizioni molto diverse”. Per questo dal suo punto di vista la riforma delle pensioni del 2011 va modificata e resa più flessibile, così che si possa “rispondere ad alcune emergenze sociali, quelle di chi non ha lavoro o di chi fa un lavoro pesante”.
Secondo quanto riporta genova24.it, il sindacalista ritene in ogni caso sbagliato abolire la Legge Fornero, perché bisogna tenere conto del quadro occupazionale e “mantenere saldo il principio che le pensioni si pagano con i contributi di chi oggi lavora, se le persone che lavorano oggi sono insufficienti dobbiamo tenere l’equilibrio ma rispondere a quelle emergenze sociali”. Loy ha spiegato che ci sono alcune persone cui va data la possibilità di andare in pensione a 62-63 anni, come chi svolge un lavoro gravoso o ha una carico familiare insostenibile. Tuttavia se non c’è prima un aumento degli occupati, non si può pensare di mandare tutti in pensione prima del tempo, altrimenti si rischia di scaricare il costo di questi nuovi assegni pensionistici su tutti i contribuenti mediante un aumento della tassazione.