BOCCIA AL NUOVO GOVERNO: MENO ENFASI SULLE PENSIONI
Meno enfasi sulle pensioni e più attenzione sul lavoro. È quanto chiede Vincenzo Boccia al nuovo Governo. In occasione dell’Assemblea annuale di Confindustria, il Presidente, stando a quanto riporta Askanews, ha ricordato che il lavoro ha “una centralità assoluta”, quindi servono interventi che creino più occupazione. In questo senso è necessario, secondo Boccia, “che il Paese comprenda fino in fondo l’importanza di avere un’industria forte e competitiva”. Il leader degli industriali non nasconde che le pensioni siano importanti e che rappresentino un “diritto sacrosanto”, ma dal suo punto di vista non si può “scaricarne l’onere sui giovani, già gravati dal peso di un debito pubblico che non hanno contribuito a generare”. Il lavoro può invece “riattivare quell’ascensore sociale che si è inceppato e può essere il campo dove sperimentare una tassazione che favorisca, attraverso la defiscalizzazione, i premi legati all’aumento della produttività e l’assunzione dei giovani”.
TAGLIO IMPOSSIBILE PER QUELLE D’ORO?
C’è attesa per la pubblicazione delle Raccomandazioni della Commissione europea per i paesi membri. L’Italia dovrebbe essere richiamata sulla necessitò di contenere deficit e debito pubblico, senza però chiedere un impegno specifico, in assenza di un nuovo Governo. Un intervento particolare verrà chiesto sul sistema pensionistico con il mantenimento della Legge Fornero e un taglio delle pensioni più alte non giustificate dai contributi versati. Quest’ultimo è uno dei temi presenti nel contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle, ma sono state espresse perplessità sia sulla possibilità di ricostruire la storia contributiva di alcune pensioni che di poter ottenere dei significativi risparmi di spesa: possibile che Bruxelles non sia al corrente delle critiche sollevate contro una delle proposte di Lega e M5s?
IN ARRIVO LA QUATTORDICESIMA
Si avvicina il mese di luglio e per effetto della riforma delle pensioni varata nel 2016, anche quest’anno i pensionati con gli assegni più bassi, e un’età superiore ai 64 anni, riceveranno la quattordicesima che di un importo più elevato rispetto a quello di due anni fa. Va ricordato che la platea dei beneficiari, a partire dall’anno scorso, è stata allargata. Inoltre, è stato rivisto al rialzo l’importo del “bonus”. Come ricorda laleggepertutti.it, la quattordicesima arriva al massimo a: 437 euro per chi ha versato fino a 15 anni di contributi, se il beneficiario era lavoratore dipendente, o sino a 18 anni di contributi se era un lavoratore autonomo; 546 euro, se si sono versati più di 15 e fino a 25 anni di contributi se ex lavoratore dipendente, od oltre 18 anni di contributi e sino a 28 anni se ex lavoratore autonomo; 655 euro per un’anzianità contributiva superiore a 25 anni per un ex dipendente o di oltre 28 anni per un ex autonomo.
L’ATTESA PER LE RACCOMANDAZIONI UE
Domani è attesa la diffusione delle Raccomandazioni della Commissione europea per i paesi membri. Secondo Repubblica, il documento conterrà l’invito all’Italia a procedere a un taglio delle pensioni “più alte non interamente coperte dai contributi”. Di fatto lo stesso intervento che Lega e Movimento 5 Stelle hanno inserito nel contratto di governo sulle cosiddette pensioni d’oro. Tuttavia Bruxelles non promuoverebbe un cambiamento della Legge Fornero o un suo superamento. L’indicazione del taglio arriva infatti per limitare ancora di più la spesa pensionistica italiana e la sostenibilità del sistema, mentre con le misure previste da Lega e M5s la spesa sarebbe destinata ad aumentare. Dunque dalla Commissione europea sembra proprio che non ci saranno sconti sul fronte delle pensioni per il nuovo Governo che deve ancora vedere completamente la luce.
LA DOMANDA DI DAMIANO PER SALVINI E DI MAIO
Cesare Damiano non può dimenticare che il superamento della Legge Fornero era un lavoro cominciato nella scorsa legislatura a maggioranza Pd, con lo stanziamento di 20 miliardi in cinque anni. Risorse che non sono state sufficienti “a raggiungere tutti gli obiettivi. Adesso sfidiamo la coalizione giallo-verde a completare l’opera sul serio, non stanziando per le pensioni 5 miliardi, senza specificare se sono all’anno. Se si trattasse di una cifra ‘una tantum’ non si andrebbe da nessuna parte, a meno che le stime delle coperture necessarie fatte in precedenza da Inps e Ragioneria su nostra richiesta non si riducano del 90%”. L’ex ministro del Lavoro ha quindi una domanda per Matteo Salvini e Luigi Di Maio: “Sono 5 miliardi in tutto o per ogni anno, dato che il vostro programma non lo specifica? Se si tratta, come prevedibile, di 5 miliardi di euro all’anno bisogna dirlo spiegando anche da dove si prendono le risorse”.
IL FUTURO DEL CUMULO CONTRIBUTIVO
A metà maggio le domande per ottenere la pensione tramite cumulo contributivo tra diverse gestioni Inps sono arrivate a quota 16.800. Lo scrive Il Sole 24 Ore, specificando che si tratta di un dato “provvisorio”, poiché non è detto che tutte le domande portino al pensionamento effettivo, ma che può far parlare di un discreto debutto per questa forma di pensionamento che in qualche modo riesce ad avvicinare il traguardo della quiescenza per alcuni lavoratori. Il quotidiano di Confindustria specifica che il cumulo dovrebbe restare in vigore anche nel caso si formi un governo Lega-M5s e dovrebbe servire quindi a poter arrivare a Quota 100 o a Quota 41, che nelle intenzioni dei due partiti dovrebbero rappresentare i requisiti per l’accesso alla pensione. Difficile invece dire cosa ne sarà dell’Anticipo pensionistico.
L’AVVERTIMENTO DI FITCH
Il nuovo Governo non è ancora nato, ma già Fitch segnala il rischio che con Lega e Movimento 5 Stelle a palazzo Chigi i conti pubblici possano peggiorare, addirittura portando il deficit/Pil sopra il 2% nel 2019, anziché lungo un sentiero di riduzione. In una nota l’agenzia di rating spiega che “la piena applicazione dei principali impegni di bilancio, in particolare il reddito di cittadinanza, la flat tax e la riforma delle pensioni farebbero aumentare in modo significativo il rapporto deficit/Pil. Le proposte che puntano all’aumento delle entrate, per esempio sulla compliance e sul condono, non compenserebbero questi impegni, e secondo noi il programma non è coerente con l’obiettivo di riduzione del debito pubblico formalmente perseguito dal prossimo Governo”. Parole che non aiutano a ridurre lo spread e che sembrano indicare il pericolo di un cambio della Legge Fornero.
LEGGE FORNERO, L’AVVERTIMENTO DI GARDINI
Il Presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, ritiene che cancellare la Legge Fornero o anche smontarla non sia un qualcosa di realizzabile senza mettere a rischio la tenuta dei conti pubblici. Anche se non nasconde che la riforma delle pensioni potrebbe avere “bisogno di manutenzione”. Intervistato da Avvenire ha spiegato che dal suo punto di vista occorre “conciliare le logiche di bilancio con un giusto equilibrio tra uscita, ma soprattutto entrata nel mondo del lavoro”. Questa perché “nuova occupazione significa gettito fiscale e previdenziale. Senza nuova occupazione non c’è riforma delle pensioni che tenga”. In sintesi, Gardini ritiene che occorre “lavorare a un Paese dove stiano bene i genitori e ancora meglio i figli, che devono poter scegliere di emigrare non averne la necessità”.
CAMUSSO COMMENTA LE PROPOSTE DI LEGA E M5S
Susanna Camusso non nasconde che alcuni punti del contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle facciano breccia tra gli iscritti alla Cgil. “La riforma della legge Fornero, per esempio: il nostro mondo l’ha vissuta come una profonda ingiustizia. L’idea che si possa superare colpisce chi da anni sente solo un coro unanime sull’importanza di contenere la spesa per le pensioni”, spiega la sindacalista intervistata dal Fatto Quotidiano. Riguardo invece la pensione di cittadinanza, la numero uno della Cgil spiega che questa misura “va in contraddizione con un lungo lavoro che abbiamo fatto con lo Spi per evitare che i contributi versati non vengano valorizzati e che i costi delle misure assistenziali non siano caricati sulla spesa previdenziale. I Cinque Stelle, però, prendono i voti tra i giovani e al Sud, le pensioni vanno agli anziani e soprattutto a chi vive al Nord”.
INPS, GLI ACCORDI OPERATIVI SUL CUMULO CONTRIBUTIVO
L’Inps ha fatto sapere che per il cumulo contributivo sono operativi accordi che consentono di coprire l’80% della platea potenzialmente interessata alla misura. Nello specifico, le convenzioni sottoscritte sono dieci su diciassette. Gli accordi sono operativi con Enpam, Inarcassa, Enpapi, Enpaf, Enpav, Enpap, Eppi, Cipag, Inpgi, Cassa Forense e Cnpr. Nella nota diffusa l’Inps dice di confidare “in una rapida adesione anche da parte delle rimanenti Casse”. L’Istituto nazionale di previdenza sociale fa anche sapere di aver proceduto alla lavorazione delle prime 500 domande pervenute. Certamente si provvederà a rimettersi “in pari” nelle prossime settimane,e anche perché è stata completata l’attività di formazione che permette direttamente alla casse che hanno sottoscritto l’accordo di utilizzare gli applicativi informatici necessari per la definizione delle singole posizioni pensionistiche.
GLI “APPUNTI”DI UE E DEF PER LEGA E M5S
Lega e Movimento 5 Stelle sono pronti a governare insieme e uno dei punti del contratto di Governo riguarda la riforma delle pensioni. Secondo quanto riporta l’Ansa, tuttavia, l’Unione europea è pronta a inserire nelle specifiche raccomandazioni per il nostro Paese l’indicazione di proseguire nel garantire la sostenibilità del sistema pensionistico, anche tagliando le pensioni più alte non corrispondenti ai contributi versati. Si tratterebbe, quindi, per certi versi, della “promozione” del taglio delle pensioni d’oro che i due partiti vorrebbe realizzare, ma non certo del superamento della Legge Fornero inserito nel contratto di Governo. La riforma delle pensioni del 2011, secondo quanto riportato in un approfondimento del Def, ha consentito di contenere la spesa pensionistica, che però tornerà a salire già dal 2020, toccando il suo picco nel 2042, per poi ridiscendere nel 2050.
“A partire dal 2030 il rapporto spesa/Pil crescerà con maggiore intensità fino a raggiungere il 16,2% nel triennio 2042-2044. Successivamente il rapporto scende rapidamente, portandosi al 15,6% nel 2050 e al 13,1% nel 2070, con una decelerazione pressoché costante nell’intero periodo”, si legge nel documento, dove si evidenzia anche che “tale andamento si spiega sia con la progressiva uscita delle generazioni del baby boom, sia con l’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita”. Si tratta di previsioni, che dipendono anche dall’andamento del Pil e quindi potrebbe variare in futuro.