QUOTA 100 E QUOTA 41 A RISCHIO
Stefano Fassina ribadisce quando già spiegato dopo l’incontro con Giuseppe Conte: Liberi e Uguali è pronta a sostenere alcuni provvedimenti del futuro Governo. Intervistato da Repubblica, l’ex viceministro ha detto che non ci sarà alcun soccorso all’esecutivo, “ma sfida su singoli punti, come l’allargamento del deficit per rinviare le clausole di salvaguardia, finanziare investimenti pubblici nel Mezzogiorno, introdurre quota 100 per le pensioni, prorogare l’opzione donna, salvaguardare gli esodati. Nella risoluzione al Def Leu farà la proposta del deficit al 2%, alternativa al pareggio di bilancio”. Fassina ha anche spiegato di guardare con favore a Paolo Savona come ministro dell’Economia, “perché è una persona autorevole e competente per forzare le regole europee, in particolare gli obiettivi del fiscal compact, irrealistici e pericolosi per l’uguaglianza e la giustizia sociale”.
L’ARMA IN PIÙ DEL CUMULO CONTRIBUTIVO
Anche la Cassa di previdenza dei ragionieri ha avviato le procedure di liquidazione delle pensioni richieste con il cumulo contributivo. E dunque aumenta il numero di professionisti che possono vedere soddisfatta la propria richiesta, anche se con un certo ritardo, considerando che il cumulo contributivo gratuito è stato introdotto all’inizio dell’anno scorso. Resta però il fatto, viene segnalato da Il Sole 24 Ore, che non mancano casi di persone che, una volta ottenuto il conteggio dell’importo dell’assegno cui avrebbero diritto, decidono di non portare avanti la domanda. A breve dovrebbe anche arrivare l’adesione alla convenzione con l’Inps da parte dell’Epap, ente che si occupa della previdenza di geologi, attuari, chimici e dottori agronomi e forestali. Il Governo Conte non dovrebbe intervenire sul cumulo contributivo, che dovrebbe anzi divenire un modo efficace per raggiungere il traguardo di Quota 100 e Quota 41 con cui si vuole garantire l’accesso alla pensione.
LA SPINTA DI CAPONE (UGL) PER CAMBIARE LA LEGGE FORNERO
Se Vincenzo Boccia ha segnalato al nascente Governo Conte la necessità di porre enfasi più sul lavoro che sulle pensioni, Paolo Capone ha un’idea diversa. “Come si fa a non voler dare importanza al problema delle pensioni che affligge migliaia di italiani? Ritengo sia grave non voler mettere mano alla riforma Fornero, che ha impattato negativamente sull’occupazione, nonché sul sistema previdenziale e sul relativo ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”, ha fatto sapere, stando a quanto riporta Askanews, il Segretario generale dell’Ugl. Dal suo punto di vista “è opportuno implementare una strategia di dialogo con le parti sociali, per avere un confronto integrato su quelle che sono le reali urgenze del Paese. E di sicuro il tema pensioni ha generato un grave allarme sociale, al pari del Jobs Act che, di fatto, ha mortificato il mercato del lavoro rendendolo eccessivamente flessibile e precario”.
TAGLIO PENSIONI D’ORO “ANNULLATO” DALLA FLAT TAX
Nel contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle, che servirà da base per il programma di Giuseppe Conte, si parla di tagliare le pensioni d’oro sopra i 5.000 euro non corrispondenti ai contributi versati. Tuttavia c’è il rischio che le misure del nuovo esecutivo finiscano per aumentare le pensioni più alte. È quanto emerge da una ricerca di Tabula realizzata per Repubblica. Con la flat tax, altra misura contenuta nel contratto di Governo, infatti, le pensioni più alte sono destinate ad aumentare molto più di quanto potrebbero essere tagliate. Viene fatto anche un esempio concreto: una pensione di 5.837 euro netti al mese verrebbe tagliata fino a scendere a 5.553. Grazie alla flat tax, però, l’assegno aumenterebbe di 1.958 euro. Dunque il pensionato avrebbe un guadagno netto di 1.674 euro. Ecco dunque che applicando in pieno il contratto di Governo il taglio delle pensioni d’oro verrebbe annullato dalla flat tax.
GLI EFFETTI DI QUOTA 41 E QUOTA 100
Quota 100 e Quota 41 saranno le basi della riforma delle pensioni che il Governo Conte, sempre che prenda effettivamente forma, dovrà attuare. Da diverse parti, in questi giorni, si è parlato dei costi di queste misure, che sarebbero ben superiori ai 5 miliardi di euro indicati nel contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. Repubblica evidenzia però che queste due quote “rischiano di spaccare l’Italia. Nord contro Sud. Giovani contro vecchi. Donne contro uomini”. Il perché è presto detto. Quota 100 e Quota 41 favoriscono, “a guardare i dati Inps del 2017, senz’altro il Nord visto che lì si addensano il 56% delle pensioni di vecchiaia e anzianità: 5,2 milioni su 9,3. Frutto di carriere lunghe e stabili, di opportunità professionali che il Sud si sogna. Laddove al contrario si concentrano le pensioni di invalidità (47% del totale), gli assegni sociali (56%), le prestazioni per gli invalidi civili”.
C’è poi una differenza di genere non irrilevante: “Le donne – tra maternità, lavoro di cura, assistenza in casa e carriere di conseguenza ad ostacoli – hanno enormi difficoltà a rientrare nei requisiti di pensionamento”. Il quotidiano romano riporta in questo senso le dichiarazioni di Giuliano Cazzola: “I quattro quinti delle pensioni di anzianità sono erogate agli uomini e per lo più nelle regioni settentrionali”. Inoltre, tale riforma delle pensioni avvantaggerà le coorti più anziane a danni dei giovani, del cui futuro previdenziale il contratto di Governo Lega-M5s non sembra occuparsi. Dunque Quota 100 e Quota 41 sembrano favorire gli uomini del Nord.