I DUBBI SUL TAGLIO DEGLI ASSEGNI D’ORO
Il Governo sembra intenzionato a intervenire sulle pensioni cosiddette d’oro, per un’operazione di equità. L’eventualità di procedere con un ricalcolo degli assegni con il metodo contributivo potrebbe rappresentare un “problema”. Sandro Gronchi, dalle pagine del Sole 24 Ore, evidenzia infatti che erano stati posti dei “paletti” particolari sul calcolo retributivo in modo che non ci fossero assegni troppo alti: paletti che verrebbero meno con il metodo contributivo e che porterebbero al paradossale esito di alzare gli importi degli assegni anziché ridurli. Forse conscio anche di questo Alberto Brambilla ha parlato di un contributo di solidarietà triennale allo studio del Governo. Resterebbe da capire tuttavia a cosa sarebbe destinata l’operazione sulle pensioni in essere: a un aumento delle minime come dice Di Maio o a finanziare sgravi per le assunzioni come dice Brambilla?
LAVORATORI OVER 30 SUL PIEDE DI GUERRA
Secondo quanto dichiarato da Alberto Brambilla in un’intervista a La Stampa, il Governo sta pensando a un contributo di solidarietà sulle pensioni destinato a finanziare un credito d’imposta per favorire le assunzioni. Tuttavia, in attesa che questo intervento prenda effettivamente forma, c’è chi ricorda che è stato preso un impegno per favorire la stabilizzazione dei contratti per gli over 35. Christian Mosi, Presidente dell’associazione LavoroOver30, ha infatti evidenziato che Claudio Cominardi del Movimento 5 Stelle “ha promesso uno sconto dello 0,5% per chi conferma l’assunzione degli over 35, inoltre è stato presentato un emendamento da Lega e M5S anche a firma di Tiziana Ciprini che non era solo un’idea della Lega ma dell’intero esecutivo”. A questo punto Mosi si aspetta che la promessa venga mantenuta. Diversamente, ha già fatto sapere di essere pronto a una mobilitazione e a rivolgersi “alla Corte di giustizia”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GANGA (CISL)
L’Inps ha segnalato un calo delle pensioni liquidate nel primo semestre dell’anno rispetto al 2017. Un dato che non stupisce Ignazio Ganga, perché “è coerente con gli obiettivi e la rigidità della legge Fornero”. Il Segretario confederale della Cisl fa notare che la diminuzione delle pensioni liquidate, pari a circa il 24%, “è sicuramente poco coerente con le esigenze di flessibilità e di vita delle persone e in particolare delle donne. Concentrandosi sulle pensioni di vecchiaia delle lavoratrici dipendenti si vede, infatti, che si è passati dalle 15.288 domande di pensione del primo semestre 2017 alle 4.527 del corrispondente periodo del 2018”. Certo potranno esserci anche delle pratiche in giacenza dal liquidare da parte dell’Inps, ma resta il fatto che “questi numeri sono implacabili nel mostrare come le donne siano state particolarmente penalizzate dalle leggi sulle pensioni degli ultimi anni. Prima le lavoratrici del pubblico impiego con il salto di ben 5 anni tra il 2009 e il 2012 e poi le lavoratrici del settore privato per effetto dell’incremento di 6 anni dei requisiti a causa della legge Monti-Fornero. Incrementi ai quali si somma l’ulteriore aumento per effetto della variazione dell’aspettativa di vita”.
Il sindacalista non ha quindi dubbi nel sostenere che i dati dell’Inps “certificano una realtà nota a tutti: andare in pensione è sempre più difficile”. Per questo “è urgente recuperare spazi di flessibilità nell’accesso alla pensione. Inoltre valorizzare a fini previdenziali i periodi di lavoro di cura che nella gran parte dei casi vedono protagoniste le donne. Su questo e su tanti altri temi chiediamo al Governo di aprire al più presto un confronto con il sindacato”.