Le condizioni della Russia sulle garanzie di sicurezza per la pace in Ucraina: parla Lavrov (e Medvedev), mentre Trump "tratta" per l'UE
UE-USA-UCRAINA TRATTANO, LA RUSSIA METTE LE CONDIZIONI (MA CONFERMA I NEGOZIATI)
Nel giorno in cui proseguono attivamente le trattative internamente all’Unione Europea – con la riunione dei capi di Stato maggiore della NATO sulle garanzie per la sicurezza dell’Ucraina – arrivano da Mosca le consuete due voci “opposte” sul pensiero del Presidente Trump. Quella più diretta, sguaiata, del vicepresidente del Consiglio di sicurezza Medvedev, è quella più diplomatica e “felpata” con il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Il tema sul tavolo è la possibilità che i Volenterosi UE pongano come condizione a Zelensky e Putin di inviare una missione di pace NATO sul suolo ucraino come deterrenza.
Ebbene, come prevedibile, la Russia non ci sta e con l’ex Presidente Medvedev ribadisce che tale non sarebbe una “garanzia” ma una minaccia per il popolo russo: in particolare il leader russo si scaglia contro Macron che ha riproposto l’idea dei soldati europei in Ucraina, «è un gallo senza cervello che non rinuncia all’idea delle truppe». Molto più guardinga la posizione di Italia e Germania che puntano su quanto concordato con Trump, ovvero l’articolo 5 in stile NATO per una garanzia di deterrenza sulla difesa: Meloni e Merz sanno bene che la possibilità di portare soldati europei in Ucraina potrebbe far saltare l’eventuale vertice Putin-Zelensky in programma entro fine agosto.

Il Ministro degli Esteri Lavrov, all’agenzia russa Ria Novosti, sottolinea come le garanzie di sicurezza dell’Ucraina debbano essere discusse anche con la Russia, altrimenti non avrebbe nemmeno senso sedersi al tavolo dei negoziati: se da un lato il capo della diplomazia del Cremlino conferma l’intento di Mosca di partecipare ad un bilaterale con Zelensky (a cui seguirà un trilaterale con il Presidente Trump), dall’altro occorre organizzare il vertice «con la massima attenzione in tutte le fasi precedenti».
Lavrov riporta il pensiero di Putin, ovvero la disponibilità a partecipare a qualunque formato di summit, senza però che vi siano condizioni peggiorative per i protagonisti al tavolo: «l’Europa fa goffi tentativi per ostacolare la posizione di Trump, poco etici e offensivi», rilancia ancora Lavrov facendo riferimento alle garanzie che la stessa Kiev aveva portato al tavolo delle trattative pochi mesi dopo l’invasione nel Donbass.
LE MANOVRE DI TRUMP SULL’ADESIONE DI KIEV IN EUROPA
Secondo il Ministro degli Esteri russo, la delegazione dell’Ucraina aveva proposto che la garanzia di sicurezza per Kiev veniva gestita dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, con dunque in prima fila UK, Francia, USA, Cina (oltre alla stessa Russia). La difesa dell’Ucraina resta al centro delle discussioni, anche perché si parla di cifre attorno a 100 miliardi di euro per garantire una prossima sicurezza di Kiev: con gli USA di Trump che hanno escluso la possibilità di concedere altro denaro e armi per la guerra – ma hanno dato il via libera all’acquisto di UE e NATO per le armi americane – il peso politico di una garanzia di sicurezza resterebbe in mano all’Europa.

Da qui la trattativa sempre più fitta interna ai Volenterosi, con la distanza netta tra la posizione italiana e quella franco-inglese: un compromesso finale lo si potrà avere soprattutto con la spinta americana sul modello dell’articolo 5 NATO e una garanzia di difesa aerea (e forse anche con droni) per evitare che Mosca possa riattaccare. Un possibile passo avanti per sbloccare la trattativa lo avrebbe però fatto lo stesso Trump, provando a convincere il Presidente ungherese Viktor Orban a rimuovere il veto posto sull’adesione dell’Ucraina all’Europa.
Se fosse rimosso l’ultimo ostacolo per procedere verso l’ingresso di Kiev a Bruxelles potrebbe essere sì una svolta politica in grado di avvicinare possibili accordi anche su garanzie di sicurezza per il Paese invaso dalla Russia tre anni e mezzo fa: «L’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea non offre alcuna garanzia di sicurezza», è la risposta postata su Facebook dallo stesso Orban, che giudice “pericoloso e inutile” collegare l’adesione alla UE e le garanzie di sicurezza di Kiev.
