Secondo la Commissione Europea, la denatalità potrebbe diventare un'occasione per migliorare la qualità dell'istruzione: ecco perché
Secondo una recente analisi della Commissione Europea in un paese sempre più cronicamente affetto da una denatalità dalla quale non sembra esserci scampo, la crisi potrebbe (almeno in un certo senso) trasformarsi in un’opportunità per migliorare la qualità dell’istruzione in un contesto in cui da decenni la politica sembra essersi dimenticata dell’importanza di investire fondi nella scuola: il rapporto in questione è chiamato “Investing in education 2025” e oltre a parlare della denatalità, traccia anche un quadro sugli investimenti dei 27 nell’unico campo che può garantire un futuro alla nazionale.
Partendo proprio da questi dati, l’aspetto interessante riguardo alla denatalità – secondo il rapporto – è che nell’arco degli anni da qui al 2030 in Europo perderemo circa 2,5 milioni di giovani, pari al 3,5% in meno rispetto al dato del 2022 e con un ritmo di circa 100mila all’anno, con l’Italia che in termini percentuali dovrà fare i conti con il 13% di ragazzi tra i 3 e i 18 anni: una decrescita che, specifica lo stesso rapporto, è pressoché impossibile da invertire nell’immediato futuro sia con misure a favore della natalità, sia – e soprattutto – con l’accoglienza dei migranti.
Come la denatalità può migliorare la qualità dell’istruzione: il report della Commissione Europea
In questo fosco futuro fatto di denatalità si innesta nel rapporto la più ampia riflessione sull’istruzione: in Europa, infatti, complessivamente si spendono circa 806 miliardi di euro all’anno per il solo settore dell’educazione con l’Italia fanalino di coda sia se si guarda al rapporto della spesa rispetto al resto del bilancio (7,2% rispetto al 9,6% medio) sia al rapporto con il PIL (3,9% rispetto al 4,7% europeo); mentre dell’intero budget scolastico, il 70% è impiegato solo per gli stipendi dei docenti, comunque tra i più bassi d’Europa.
Se i dati sulla denatalità dovessero concretizzarsi (e non peggiorare o migliorare) rispetto alle attuali stime della Commissione, il rapporto – però – ritiene che potrebbe emergerne uno scenario parzialmente positivo: infatti, con un minor numero di studenti e senza modifiche al budget per l’istruzione, la qualità degli insegnamenti migliorerebbe perché i docenti dovrebbero gestire classi più piccole con progammi personalizzati e aggiornati; oltre alla possibilità di investire più risorse nella formazione degli stessi docenti.