Il leader no vax di Torino, Marco Liccione, era contrario al vaccino sin da bambino. Una curiosità che emerge direttamente dagli archivi del quotidiano “La Repubblica” e riportata anche sull’edizione online della testata giornalistica. Come raccontano i colleghi, correva l’anno 1996, mese di settembre, e il giovanissimo Marco era un bimbo che di lì a poco si sarebbe dovuto sottoporre all’inoculazione del preparato vaccinale contro l’epatite. Peccato che lui non avesse la benché minima intenzione di scoprire il suo braccio di fronte agli infermieri dell’Usl, in quanto terrorizzato dalla siringa e dal suo ago.
L’avventura dell’attuale leader no vax di Torino, si legge nel servizio odierno di Repubblica, “risale al 22 settembre del 1996. Il piccolo Marco arriva all’ufficio d’Igiene di via della Consolata con tutta la famiglia, i due fratelli e i genitori: i bimbi hanno tutti l’appuntamento per il richiamo del vaccino contro l’epatite. Marco però è preoccupato: ha paura degli aghi e con una scusa si allontana. ‘Devo andare a fare la pipì’, dice. Ma invece di andare in bagno prende la porta d’uscita. Vigili urbani, carabinieri, poliziotti, e personale dell’Usl lo cercano per ore, setacciando persino gli uffici del tribunale che si trovano nello stesso palazzo e il santuario della Consolata. Lo trovano due ore più tardi, nascosto sotto un’auto”.
LEADER NO VAX TORINO: “IL PROBLEMA NON È CHI NON SI VACCINA, MA IL GOVERNO CHE NON HA SOLUZIONI ADEGUATE CONTRO QUESTA PANDEMIA”
Oggi Marco Liccione è cresciuto, è un uomo, ma sui vaccini non ha cambiato pensiero, tanto che veste i panni di leader no vax di Torino e, dopo essere guarito dal Coronavirus, ha rilasciato la seguente dichiarazione, riportata ancora da “La Repubblica”: “Il problema non siamo noi no vax, il problema è un governo che non è in grado di trovare soluzioni adeguate per arginare questa pandemia. Al presidente Draghi, che ci ha accusato di essere causa di tutto, vorrei offrire delle soluzioni, lasciando perdere le solite critiche. Chi ha sintomi può andare a farsi curare con farmaci adatti, giusta alimentazione e una sorveglianza attiva, per agire non solo in via preventiva, ma anche sul post malattia”.