Ho letto recentemente l’edizione in audio book del libro di Frank Partnoy: Wait: the Art and Science of Delay. Merita senz’altro di dedicargli del tempo. L’autore, professore di legge, ha scritto questo testo a seguito della grande popolarità che il saggio di Malcolm Gladwell, Blink, ha portato alla grande quantità di manuali e protocolli del tipo “prendi le decisioni d’istinto”, spesso seguiti da risultati disastrosi. Basato su solide ricerche scientifiche e ricco di esempi accattivanti, ha le sue buone ragioni e – abbinato a Blink – mostra chiaramente che non esiste un approccio sbrigativo al processo decisionale. Il testo è organizzato secondo un continuum temporale, dalle decisioni prese nei millisecondi fine a quelle sui tempi lunghi. A partire dalla tempistica della frazione di secondo della risposta al servizio nel tennis, dove Partnoy costruisce un’argomentazione secondo la quale le buone decisioni nascono dal fare il massimo utilizzo del tempo a disposizione per decidere. E risalendo negli intervalli temporali ai secondi, ai minuti, alle ore, ai giorni trova sempre la stessa dinamica. Dire “delay” (ritardo) non è come dire “procrastinare”. Coloro che ritardano le decisioni operano attivamente per raggruppare, ordinare, analizzare e riflettere sui dati e sulle opzioni. Se hanno tempo per andare oltre la prima impressione nel prendere una decisione, lo utilizzano. Una seconda occhiata spesso rivela dettagli sfuggiti che possono confermare o smentire la prima impressione. Un ragionamento persuasivo che incanta l’interlocutore, a un secondo esame può rivelare gravi difetti. Partnoy ricorre a esempi tratti da eventi recenti e molto noti, incluso il fallimento di Lehman Brothers. Un altro libro di Galdwell, Outliers, offre un suggerimento illuminante. Studiando i professionisti di alto livello in diversi campi, Galdwell ha scoperto che hanno speso migliaia di ore di addestramento per raggiungere le loro performance “spontanee”. Gli esperti sulle cui decisioni in frazioni di secondo sono imperniate le sottili storie in Blink sono esattamente così: esperti, gente che ha accumulato una quantità di ore in accurate osservazioni e sperimentazioni. Le loro reazioni “di pancia” sono determinate da questa esperienza.
Secondo Wait l’essenza del processo decisionale è sia un’arte che una scienza: è importante poter contare su osservazioni e reazioni immediate, ma sapere quando agire in base ad esse e quando invece svolgere ulteriori indagini richiede un certo grado di saggezza, di esperienza e di genialità. Partnoy controbatte l’idea, a volte sostenuta da Galdwell, che tutti abbiamo qualche tipo di sapienza innata che ci permetterebbe di “capire meglio” se solo potessimo accedervi. La solida scienza cognitiva espressa inWait consente di verificare la validità sia delle decisioni rapide ma consapevoli degli esperti sia la futilità delle scelte confuse dei dilettanti sotto pressione.
Il “ritardo” non contraddice la realtà della procrastinazione, cioè quel modo di rinviare l’azione così a lungo da incidere sulla prestazione o da evitare le decisioni. Altri autori hanno abilmente esplorato le cause di questo approccio inefficace. Le ricerche di Partnoy – e il suo piacevole stile di scrittura – spiegano che non c’è nessun particolare valore nel decidere o nell’agire il più presto possibile e c’è molta saggezza nel prendere tutto il tempo disponibile prima di un’azione.
Qualcuno dovrebbe scrivere Right-Timing, un libro che aiuti i lettori ad acquisire questa ancor più elusiva abilità di sapere quando aspettare e quando agire. Lo sto già aspettando.