Soldati del generale libico Haftar addestrati nelle basi militari Italiane, Il Post scopre programma non ufficiale confermato dal Ministero

L’Italia addestra soldati del generale libico Haftar nelle basi militari nazionali, un programma non ufficiale scoperto da una indagine del giornale Il Post, la cui esistenza sarebbe stata anche confermata dal Ministero. Nonostante sia riconosciuta come legittima dalle autorità italiane soltanto la parte governativa di Tripoli e il recente episodio definito “umiliante” del respingimento della delegazione internazionale tra cui figurava anche il Ministro Piantetosi, il nostro governo quindi manterrebbe i contatti anche con l’altra fazione, che sia le Nazioni Unite che l’Ue definiscono illegittima e che mantiene il controllo della zona orientale del paese, scontrandosi con le forze dell’esercito.



Questo, come ipotizza il giornale, potrebbe essere un segno della volontà di restare in buoni rapporti con entrambe le parti in conflitto, infatti, esiste anche un piano nazionale riconosciuto, che prevede invece l’addestramento di piloti della Libyan Air Force, legata al primo ministro di tripoli Mohammed Dbeibeh.



Proteste a Tripoli contro il Governo di unità nazionale in Libia (ANSA 2025)

Italia addestra soldati di Haftar nonostante il governo del generale libico di Bengasi non sia riconosciuto come legittimo

L’esistenza di un programma di addestramento per soldati libici dell’esercito del generale Khalifa Haftar, in conflitto con il governo di Tripoli riconosciuto dalle autorità internazionali, è stata documentata dal quotidiano Il Post tramite foto e video diffuse sui social dai militari stessi. Da un anno infatti vengono diffuse immagini di membri di un’unità chiamata al Saiqa, all’interno delle basi di paracadutisti di Pisa e a capo Teulada.



Alcuni degli ufficiali fedelissimi di Haftar hanno poi mostrato su Instagram anche certificati di conseguimento brevetti firmati dai direttori delle caserme italiane e carte di imbarco rilasciate dallo Stato Maggiore della Difesa.

Il generale che controlla la parte orientale della Libia, ha spesso respinto missioni diplomatiche in tappa a Bengasi,  come ritorsione del mancato riconoscimento al pari dell’altra parte di governo definita “ufficiale”. L’ultimo episodio, nonostante questa collaborazione che evidentemente prosegue da più di un anno, era accaduto lo scorso 8 luglio, quando al Ministro dell’Interno Piantedosi, arrivato insieme alla delegazione Ue, fu negato l’ingresso in quanto “Persona non gradita”.